«Colpevole di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa nazionale». Julian Assange, il fondatore di Wikileakes, si è dichiarato colpevole davanti alla giustizia americana nel tribunale di Saipan, sulle Isole Marianne Settentrionali, territorio americano nell’Oceano Pacifico. L’ammissione di colpa faceva parte del procedimento di patteggiamento concesso dal presidente americano Joe Biden, in cambio della sua liberazione. La sentenza del tribunale di Saipan arrivata il 26 giugno ha deciso la condanna a cinque anni di carcere, che però Assange ha già scontato nel Regno Unito, dove era detenuto dal 2019. Il 52enne australiana è quindi stato liberato e potrà tornare in Australia da uomo libero.
Assange non potrà tornare negli Stati Uniti a meno che non gli venga concesso il permesso, ha annunciato il Dipartimento di Giustizia americano dopo la messa in libertà. «In conformità con l’accordo di dichiarazione di colpevolezza, ad Assange è vietato tornare negli Stati Uniti senza autorizzazione», ha affermato il ministero in una dichiarazione pubblicata mentre Assange è in volo per Canberra.
La liberazione di Assange era prevista da un accordo raggiunto martedì 25 giugno con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, dove Assange, per via della sua attività con WikiLeaks, è accusato di aver violato l’Espionage Act, una legge contro lo spionaggio, secondo la quale rischiava complessivamente fino a 175 anni di carcere. Le accuse su cui Assange si è dichiarato colpevole però riguardano solo uno dei diciotto capi di imputazione a suo carico.
L’accordo prevedeva che Assange si dichiarasse colpevole di aver ottenuto e diffuso in modo illegale alcuni documenti sensibili per la sicurezza americana, e che in cambio venisse giudicato a Saipan. La sentenza ha posto fine a vicende giudiziarie che vanno avanti da oltre dieci anni. Dopo la liberazione, Assange ha preso un aereo per tornare in Australia, suo Paese d’origine.