Il linguista e filosofo americano Noam Chomsky è stato dimesso dal centro sanitario “A Beneficência Portuguesa de São Paulo”, in Brasile, dove era stato ricoverato l’11 giugno per le conseguenze di un ictus subito nel 2023. Il novantacinquenne intellettuale americano continuerà le cure nella sua casa in Brasile, come ha confermato l’agenzia spagnola Efe, citando il bollettino del cardiologo Marcelo Sampaio e del direttore esecutivo del centro sanitario Renato Veira. Nella notte la maggior parte dei giornali del mondo aveva annunciato la morte di Chomsky, costringendo la moglie, la brasiliana Valeria Wasserman, a smentire la notizia: «No, è falso» ha risposto martedì sera a una mail inviata dalla Associated Press. I coniugi Chomsky risiedono dal 2015 in Brasile, paese natale della signora Wasserman che in una intervista al quotidiano “Folha de Sao Paulo” aveva rivelato le condizioni di salute del marito.
Nato a Philadelphia il 7 dicembre 1928, Chomsky è considerato il padre della linguistica moderna grazie al suo lavoro pionieristico nella grammatica generativa, una teoria che sostiene che la capacità di comprendere e produrre le strutture grammaticali del linguaggio è innata negli esseri umani. Dopo aver completato il dottorato ad Harvard, Chomsky è stato assunto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) dove ha lavorato per gran parte della sua carriera, pubblicando opere fondamentali come “Strutture Sintattiche” (1957) e “Il linguaggio e la mente”, raccolta di saggi del 1968.
Oltre ai suoi contributi accademici con cui ha contribuito in modo significativo allo sviluppo delle scienze cognitive e della filosofia del linguaggio, Chomsky è noto per il suo attivismo politico. Negli anni Sessanta e Settanta è stato una voce critica contro la guerra del Vietnam, continuando a criticare le politiche estere degli Stati Uniti e altre questioni sociali ed economiche, spesso da una prospettiva anarchica e socialista libertaria.