Le forze ucraine avrebbero effettuato l’1 o il 2 giugno il primo attacco contro la Russia impiegando missili americani dopo l’autorizzazione concessa ufficialmente da Washington. A riportarlo sono fonti russe non ufficiali, precisando che a essere colpito è stato un sistema di difesa antiaerea nella regione frontaliera di Belgorod. Secondo il canale Telegram russo di esperti militari Dva Majora, che conta oltre 700.000 iscritti, missili Himars americani si sono abbattuti su una postazione che dispiegava missili S-300 e S-400.
Sul canale Telegram sono state postate anche alcune fotografie in cui si vedono dei mezzi militari in fiamme e una colonna di fumo alzarsi nel cielo. Un altro canale russo, Astra, ha scritto che l’attacco ha danneggiato una base per le truppe e un’area di stoccaggio di armi pesanti nel distretto di Korochanskiy, sempre nella regione di Belgorod. Notizie non confermate dalle autorità di Mosca, né da quelle di Kyjiv.
Una notizia che arriva però nel giorno in cui Mosca ha messo in guardia gli Stati Uniti dal commettere errori «fatali» in Ucraina. Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri, ha parlato di «errori di calcolo» e dell’atteggiamento «irresponsabile» degli americani che «hanno dato carta bianca a Kyjiv» e «non stanno facendo niente per fermare le pericolose azioni provocatorie dei loro servitori», avvertendo che «per gli Stati Uniti ci sarà sicuramente un prezzo da pagare».
Finora l’amministrazione Biden ha consentito a Kyjiv di colpire obiettivi all’interno della Russia solo in caso di minaccia immediata per le forze ucraine. Non è chiaro se l’attacco a Belgorod rispetti queste regole di ingaggio ma nei giorni scorsi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in più riprese, ha manifestato la necessità di ampliare il raggio d’azione degli attacchi.
Anche Gran Bretagna, Francia e Germania, ma non l’Italia, hanno dato l’autorizzazione a usare armi occidentali anche in territorio russo.