«Ieri, mentre stava festeggiando la sconfitta dei fascisti in Francia, il mondo civile è stato raggiunto dalle immagini di Kyjiv, dove i fascisti russi hanno colpito deliberatamente con un missile Cruise a bassa quota, quindi difficile da intercettare, l’ospedale pediatrico “Ohmadyt” (Ohorona materi i dytyny, La cura della madre e del figlio)», scrive Yaryna Grusha su Linkiesta. «Le foto dei bambini malati di cancro attaccati agli apparecchi medici in fila sotto l’edificio bombardato, le madri che stringono al petto i piccoli cercando di proteggerli, mentre i padri stanno smantellando le macerie alla ricerca dei sopravvissuti hanno profondamente scosso i cittadini europei». Può darsi che quelle immagini abbiano scosso i cittadini europei, ma sui cittadini italiani avrei qualche dubbio. Nonostante il voto del 9 giugno abbia dimostrato quanto sia sopravvalutato e sovrarappresentato il fronte pseudo-pacifista, l’impressione è che l’opinione pubblica italiana non sia più così sensibile alle sofferenze ucraine, ammesso che lo sia mai stata.
«Non sappiamo se questo attacco, con una combinazione di quaranta tipi di missili diversi, scagliati da rampe di lancio e aerei contro obiettivi civili di diverse città, sia stato premeditato per celebrare la vittoria della lista di Marine Le Pen alle elezioni politiche in Francia – scrive sulla Stampa Anna Zafesova – o sia stato improvvisato all’ultimo momento come sfogo di rabbia di Mosca per non essere riuscita a far espugnare a un partito che riteneva composto da suoi fedelissimi il parlamento di una nazione cruciale nell’alleanza che sostiene l’Ucraina». O magari come saluto per il vertice Nato che si apre oggi.
Di sicuro, prosegue Zafesova, a restare sepolta sotto le macerie è anche la diplomazia, perché «chi cerca la diplomazia di regola mostra il suo volto più conciliante e ragionevole, non bombarda gli ospedali pediatrici in pieno giorno, se non altro per non mettere in difficoltà i propri alleati». Ma è significativo che i media russi non nascondano più di avere mirato a obiettivi civili come l’ospedale, dove sarebbe stata in corso una «riunione militare» (anche se il ministero della Difesa russo ha come sempre incolpato la contraerea ucraina).
Ed è pure significativo che tutto questo avvenga mentre Viktor Orbán se ne svolazza leggero dalla Russia alla Cina con la sua presunta iniziativa diplomatica, non concordata con nessuno dei leader europei che pure pretende di rappresentare, e nel frattempo promuove a Strasburgo il gruppo dei Patrioti, cui hanno già assicurato l’adesione la Lega di Matteo Salvini e il partito di Le Pen. Giorgia Meloni per il momento si limita a incassare e fare buon viso al cattivo gioco degli alleati (italiani ed europei), ma è evidente che all’indomani di una vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti non ci metterebbe molto a tornare alle sue posizioni originarie sulla Russia di Putin. E non è detto che il ritorno di Trump sia una condizione necessaria.
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