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Sempre più americani acquistano pompe di calore, alternativa ecologica a caldaie e condizionatori d’aria che può ridurre signifcativamente la spesa mensile per le bollette energetiche. Eppure nel 2022 il ritmo delle nuove installazioni ha iniziato a rallentare, ostacolando il raggiungimento degli obiettivi dei piani climatici varati dall’Amministrazione Biden. Secondo gli analisti del settore energetico, il recente calo delle vendite è da attribuirsi soprattutto agli aumenti dell’inflazione e dei tassi di interesse, ai quali si è aggiunta una lenta e confusa applicazione degli incentivi governativi per l’acquisto di pompe di calore. Se dovesse persistere, questo trend potrebbe mettere a repentaglio l’obiettivo del presidente Joe Biden che si prefigge di eliminare completamente le emissioni di gas serra degli Stati Uniti entro il 2050.
La legge-bandiera di Biden sul clima, l’Infation Reduction Act, ofre agevolazioni fiscali fino a duemila dollari all’anno per l’acquisto di pompe di calore, che sono in grado di riscaldare e rinfrescare le abitazioni in modo decisamente più efficiente rispetto agli impianti a gas o a gasolio. Secondo Rewiring America, organizzazione non-proft che promuove l’uso di forme di energia più pulite, questi incentivi coprono solo una piccola parte dei sedicimila dollari che costa, in media, l’installazione di una pompa di calore.
Perché diventi operativo un programma molto più efficace, che permetterebbe di recuperare fino a ottomila dollari per l’acquisto di pompe di calore ed è già previsto dalla legge sul clima di Biden, bisognerà attendere qualche mese: i tempi di introduzione di queste agevolazioni varieranno, in ogni caso, a seconda dello Stato. L’avvio di questo programma richiede più tempo perché sarà gestito dai singoli governi statali, che devono elaborare un sistema per l’erogazione del denaro e poi sottoporre il proprio progetto all’approvazione dei funzionari federali. «Non siamo sulla buona strada», dichiara Alexander Gard-Murray, uno studioso di economia politica del Climate Solutions Lab della Brown University. «Dobbiamo accelerare drasticamente l’adozione di questi sistemi».
Negli ultimi tempi le nuove installazioni hanno subito un rallentamento perché il costo di una nuova pompa di calore è tale da indurre molti proprietari di casa a chiedere un prestito per acquistarla. E questo non incontra il favore delle persone, dato che i tassi dei mutui e dei prestiti sono ai livelli più alti degli ultimi decenni o quasi.
«La quantità di incentivi per le pompe previsto dall’Infation Reduction Act non è sufficiente a superare l’effetto dell’aumento dei tassi di interesse sulle installazioni di impianti Hvac (Heating, Ventilation and Air Conditioning – riscaldamento, ventilazione e aria condizionata, ndr)», dichiara Trevor Houser, partner della società di ricerca indipendente Rhodium Group. Altre persone, tra cui la maggior parte degli americani a basso reddito, non possono usufruire delle agevolazioni perché non hanno sufficiente capienza fiscale.
A differenza dei condizionatori d’aria o delle caldaie, che raffreddano o riscaldano le abitazioni, le pompe di calore elettriche possono svolgere entrambe le funzioni, trasferendo il calore all’interno o all’esterno degli edifici. Grazie al loro funzionamento, le pompe di calore possono operare con un’efficienza superiore al cento per cento, molto più alta di quella di un classico condizionatore o di una classica caldaia. Secondo Carbon Switch, società che si occupa di energie rinnovabili, un proprietario di casa medio può risparmiare più di cinquecento dollari all’anno sulle bollette dell’energia e del riscaldamento sostituendo una vecchia unità di riscaldamento e raffreddamento con il sistema a pompa.
L’Infation Reduction Act garantisce agevolazioni fiscali per l’installazione solo nel caso in cui si scelgano degli impianti che soddisfno o superino gli standard di alta efficienza: ma le pompe di calore ad alta efficienza costano generalmente di più e sono più difficili da trovare. Questi modelli più costosi sono peraltro una necessità negli Stati che vivono inverni più rigidi. Nick Bender, un imprenditore dell’area di Minneapolis che installa pompe di calore da oltre quindici anni, dichiara di preferire le macchine con tecnologia inverter, che sono più efficienti, meno rumorose e funzionano a temperature più basse rispetto ai modelli più vecchi. «Se in Minnesota si vuole installare una pompa di calore che riscaldi davvero bene, è necessaria una pompa di calore a inverter», spiega Bender.
Ma non è soltanto un problema di costi: molti proprietari di casa che hanno recentemente acquistato delle pompe di calore lamentano che l’accesso agli incentivi federali previsti dell’Infation Reduction Act non è così agevole come previsto. Becca Zerkin, ingegnere di Chapel Hill, in North Carolina, racconta che lei e il suo installatore hanno passato ore a spulciare un database federale per capire quale modello potesse benefciare dell’agevolazione fiscale di duemila dollari. Ma, nonostante tutti questi sforzi, Zerkin dice di non essere ancora sicura che il sistema da lei acquistato, che le è costato undicimila dollari, possa garantirle un’agevolazione fiscale nella dichiarazione dei redditi del prossimo anno. «Io e l’installatore abbiamo fatto un sacco di ricerche, seguendo tutti i link, ma alla fine mi sono sempre ritrovata allo stesso punto, quello in cui dicevo: “Ok, non ho ancora capito”», racconta Zerkin.
Dalla società di analisi Rhodium Group fanno sapere che gli investimenti in veicoli elettrici e in pannelli solari stanno accelerando più di quelli relativi alle pompe di calore, ma che il mercato di queste ultime sta comunque crescendo rispetto a quello dei dispositivi concorrenti che bruciano combustibili fossili. Secondo l’Air-Conditioning, Heating and Refrigeration Institute, associazione di categoria degli operatori del settore, nel 2023 gli ordini totali di pompe sono stati superiori a quelli delle caldaie alimentate a gas e petrolio. I funzionari dell’Amministrazione Biden hanno anche notato come il recente calo delle installazioni sia stato però preceduto da un’impennata nel periodo della pandemia, quando molti americani si sono dedicati alla ristrutturazione della casa. Si prevede che quest’anno le vendite saranno comunque superiori a quelle del 2019, l’anno che ha preceduto la pandemia.
«Gli storici investimenti da parte del presidente Joe Biden nel settore stanno portando i consumatori a scegliere più dispositivi a energia pulita e contribuire così a una riduzione dei prezzi delle stesse macchine», ha dichiarato Ashley Schapitl, portavoce del Dipartimento del Tesoro. Gli esperti di consumo energetico prevedono che l’interesse per le pompe aumenterà ulteriormente quando i singoli Stati avranno iniziato a introdurre il sistema degli sconti in fattura, riducendo così i prezzi e permettendo ai consumatori di non aspettare il momento della compilazione della dichiarazione dei redditi per richiedere il vantaggio fiscale.Il programma prevede di stanziare un totale di 8,8 miliardi di dollari di bonus per progetti di efficientamento energetico e di fornitura elettrica delle abitazioni. Gli stati avranno tempo fino alla fne di gennaio 2025 per richiedere i fondi e il Dipartimento dell’Energia prevede che gli sconti in fattura saranno applicabili «in gran parte del Paese» già da quest’anno.
Alcuni stati, in realtà, offrono incentivi per l’installazione delle pompe di calore già da molto tempo prima che il Congresso approvasse l’Infation Reduction Act. Il Maine, per esempio, ha avviato il suo programma di agevolazioni già nel 2012: secondo Efficiency Maine, nei primi dieci mesi del 2023 le pompe di calore installate in questo Stato grazie a un bonus sono state più di trentaduemila (erano state circa ventottomila nel 2022 e circa ottomila nel 2018). Come spiega Ben Brouwer, responsabile del dipartimento energetico del Montana’s Department of Environmental Quality, anche il Montana, che ha uno dei tassi di vendita di pompe di calore più bassi del Paese, ha di recente visto un aumento dell’interesse per queste installazioni.
Lo Stato ha richiesto un finanziamento amministrativo di 1,8 milioni di dollari al governo federale, che poi utilizzerà per richiedere settantuno milioni di dollari da utilizzare per gli sconti in fattura. Ma Brouwer si aspetta che anche dopo che il programma di sconti in fattura dello Stato del Montana sarà ormai entrato a regime si dovranno comunque affrontare vari ostacoli. Nel Montana, soprattutto nelle aree rurali, ci si dovrà infatti misurare con la difficoltà di trovare imprese che sappiano installare le pompe di calore. «Mancano aziende specializzate ma anche tecnici abilitati a certificare il risparmio energetico, idraulici, elettricisti, operatori del settore a cui ci si possa rivolgere per poter usufruire delle agevolazioni fiscali», spiega Brouwer.
Molti americani, in ogni caso, non sanno ancora che potrebbero risparmiare migliaia di dollari grazie ai programmi dell’Infation Reduction Act e questo costituisce un altro problema. Secondo un sondaggio lanciato lo scorso luglio dal Washington Post e dall’Università del Maryland, solo il ventidue per cento degli americani aveva sentito parlare “molto” o “un po’” delle agevolazioni fiscali per l’installazione di pompe di calore, mentre il settantasette per cento ne aveva sentito parlare “poco” o “per niente” (il trentadue per cento di loro aveva invece sentito parlare “molto” o “un po’” delle agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli elettrici).
Ari Matusiak, amministratore delegato di Rewiring America, sostiene che i funzionari pubblici hanno ancora molto lavoro da fare per diffondere la consapevolezza dell’esistenza degli incentivi inclusi nell’Inflation Reduction Act. «In questo momento», spiega Matusiak, «è corretto dire che la gente non sa molto delle opportunità offerte. D’altra parte, abbiamo visto che, quando finalmente si sparge la notizia di questi incentivi, ecco che subito sale l’interesse».
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