Pagine Libreria apre nel 2019 a Piacenza. Prima di allora, questa camera che ospita prevalentemente letteratura americana e dalla Terra del Fuoco, era stata disabitata per un anno. Ancora prima, in luogo del cowboy che cavalca la copertina di Lonesome Dove di Larry McMurty, esposto su un tavolino liberty, c’erano sacchi di iuta di un rivenditore di riso.
Nei decenni precedenti vi si sono avvicendati negozi di abbigliamento. Qualcosa è rimasto: degli specchi a muro, ora coperti da un armadio di libri esposti frontalmente, lato copertina. Pensare al riflesso di un mobile, invisibile, è già un incipit: la biblioteca era a vista ma conservava qualcosa solo per sé. Ogni volta che mi trovo a Piacenza e intraprendo il vicolo che porta qui, intravedo da lontano Raffaella Lezoli, la libraia, sprofondata nella poltrona al centro del suo salotto, tutt’uno con i braccioli e la spalliera, intenta a leggere.
Le vetrine la scoprono da ogni angolo perciò mi viene naturale decelerare il passo, permetterle di essere ancora per qualche secondo una lettrice accolta nel tempo delle pagine. Immagino che questa visione sia contagiosa per ogni passante che attraversando la strada vede una donna che legge, e per un tratto il fuso orario si stacca da quello reale. «Io da sempre ho memoria di me con un libro in mano: quando avevo tempo, quando non avevo tempo, quando ero bambina e scoprivo dalle letture dei miei Cielo cinese di Pearl S. Buck. Aprire una libreria era il sogno nel cassetto, da fare in pensione. Invece ho detto: saltiamoci dentro».
Così da responsabile di un’agenzia marittima degli spazi delle navi per le merci dirette verso destinazioni lontane, si è fermata a Piacenza e i luoghi li attraversa da qui. «Io vendo i libri ma li leggo anche tutti. E non seguo le novità da catalogo. Scelgo libri che raccontino un Paese: com’era, come sta diventando, le differenze tra ieri e oggi, le città e la provincia». I libri esposti frontalmente delineano panorami a scaffale. «Ad esempio ora sono circondata dalla Louisiana, dal Montana», dice e poi aggiunge; «da Steinbeck, Faulkner, Fante», come se anche gli autori fossero paesaggi.
Le parole giungono da ovunque, «Ogni tanto trovo dei biglietti sotto la porta». Ne legge due: “Che posto magnifico, sono passata in orario di chiusura ma tornerò; Lei mi sembra una persona piena di parole”. Biglietti, lettere e foto delle presentazioni di libri s’intersecano con le immagini da copertina di romanzi, saggi e raccolte di racconti. «La gente qui viene a chiedere libri ma anche a parlarne, il che per un lettore vuol dire metterci del tempo. Ho un cliente che passa per salutarmi velocemente e rimane un quarto d’ora sulla porta».
La linea editoriale della libreria affonda in un tempo passato: «La scelta è caduta sui primi libri da adulta che ho letto. Mio padre ha vissuto 18 anni in Cile e la letteratura americana l’ha respirata fin dai primi anni, io l’ho conosciuta grazie a lui. Quando ha voluto regalare un libro importante a sua nipote ha scelto Pian della Tortilla di Steinbeck. In qualche modo la libreria mi ricorda lui». Ogni libro, un padre.