Il tema del FreedomFest di quest’anno, che si è svolto dal 10 al 13 luglio a Las Vegas, è stato: «Are We Entering a Brave New World?». « Sebbene sia stato scritto all’inizio degli anni Trenta, il libro di Aldous Huxley, “Il mondo nuovo” (in inglese: Brave New World), si adatta in molti modi al mondo moderno», ha affermato Mark Skousen, economista e fondatore del FreedomFest.
«C’è una pressione costante a conformarsi, a raggiungere stabilità e sicurezza a scapito della libertà e dell’indipendenza. Tutti devono essere felici! Nel romanzo, le persone sono state completamente indottrinate fin dalla nascita, irregimentate e sedate con il farmaco/droga «Soma». Coloro che si oppongono al «Mondo Nuovo» sono spediti in Islanda o in altri luoghi lontani. Huxley lo ha descritto come un luogo in cui trovare il gruppo di uomini e donne più interessanti che si possa trovare nel mondo. Tutte le persone che, per un motivo o per l’altro, sono diventate individui troppo autocoscienti per inserirsi nella vita sociale. Tutte le persone che non sono d’accordo con l’ortodossia, che hanno idee indipendenti. In sostanza, tutti coloro che contano». Ha continuato Skousen: «Dov’è oggi quel bastione di intellettuali e pensatori liberi? Al FreedomFest!».
Il tema centrale del più grande evento libertario del mondo, che ha riunito oltre duemila partecipanti, è stato l’erosione delle libertà economiche e intellettuali. Con quarantotto gradi, la temperatura esterna era insopportabile anche per un amante del caldo come me, inducendo un oratore a ricordarci cosa sarebbe successo senza aria condizionata: l’evento non avrebbe potuto avere luogo.
Sono intervenuti molti illustri relatori, tra cui Steve Forbes, caporedattore della rivista Forbes, e lo scienziato sociale dell’Università di Harvard Steven Pinker, che ha parlato di «Razionalità umana e libertà accademica». «La libertà accademica è minacciata a causa dell’enorme politicizzazione – ha detto Pinker – ancor più che all’epoca del senatore McCarthy».
Tra il 2014 e il 2022 sono stati registrati i seguenti attacchi alla libertà accademica:
– ottocentosettantasette tentativi di punire studiosi per espressioni/parole tutelate dalla costituzione (cioè dal Primo emendamento);
– centoquattordici episodi di censura;
– centocinquantasei licenziamenti (di cui quarantaquattro diretti a professori di ruolo)
Il numero dei casi non segnalati è probabilmente più alto. La politicizzazione della ricerca ha portato ad un notevole spostamento verso sinistra della vita accademica, come dimostrato da Pinker attraverso l’esempio della sua stessa università.
L’orientamento politico della facoltà di Harvard nel 2022 era il seguente:
– il 37,43 percento si identificava come «molto liberal» (dove «liberal» è sinonimo di progressista negli Stati Uniti);
– il 45,03 percento si identificava come «liberal»;
– il 16,08 percento si identificava come «moderato»;
– l’1,46 percento si identificava come «conservatore» o «molto conservatore».
Pinker ha ricordato i fondamenti della libertà accademica, vale a dire i seguenti principi: «Nessuno è infallibile o onnisciente. Il progresso intellettuale è portato avanti da ipotesi e confutazioni: alcuni propongono idee, altri testano la loro validità: alla lunga, prevalgono le idee migliori». Qualsiasi istituzione che rifiuti questo approccio è destinata all’errore, ha spiegato Pinker. Inoltre, ciò compromette la fiducia delle persone nella scienza: «Perché dovrei credere in ciò che trova consenso, se proviene da una cricca che non ammette alcun dissenso?».
Justin Amash ha poi sottolineato che negli Stati Uniti le regole fondamentali necessarie per il corretto funzionamento delle istituzioni sono sempre più violate. Amash è stato membro della Camera dei Rappresentanti dal 2011 al 2021, ha lasciato il GOP ed è diventato un indipendente il 4 luglio del 2019.
Nell’aprile del 2020 si è unito al Partito Libertario, lasciando il Congresso a gennaio 2021 come unico Libertario in carica. Ha attirato l’attenzione nazionale quando è diventato il primo repubblicano del Congresso a chiedere l’impeachment di Donald Trump, una posizione che ha mantenuto dopo aver lasciato il partito.
Amash ha criticato la mancanza di rispetto per il Congresso: «A volte riceviamo leggi composte da più di cinquemila pagine e siamo tenuti a leggerle in un giorno. Mi sono rifiutato di votare qualsiasi disegno di legge che non ho potuto leggere prima del voto. In casi estremi, ci sono state concesse solo poche ore».
«Gli elettori – ha sottolineato Amash – non dovrebbero considerare solo le politiche promosse da un candidato, ma dovrebbero anche valutare se è impegnato nel sostenere i processi fondamentali indicati nella costituzione». Negli Stati Uniti, non solo la libertà politica e accademica, ma soprattutto la libertà economica, sono minacciate da una sempre maggiore ingerenza statale nell’economia, da una burocrazia dilagante, e da una quasi folle espansione del debito pubblico.
Steve Forbes ha parlato di «socialismo moderno», che differisce dal socialismo classico in quanto le aziende non sono più formalmente nazionalizzate, ma è sempre più lo Stato a determinare ciò che viene prodotto, portando a uno svuotamento del diritto alla proprietà privata.
Il fondatore di Whole Foods, John Mackey, ha presentato il suo nuovo libro “The Whole Story: Adventure in Love, Life and Capitalism”. «È tutto rose e fiori finché i burocrati non si intromettono», così ha descritto la sua esperienza imprenditoriale.
Al FreedomFest hanno avuto la possibilità di intervenire anche rappresentanti di partiti minori e candidati indipendenti, tra cui Robert F. Kennedy Jr. e il rappresentante del Partito dei Verdi Jill Stein, nonché Chase Oliver del Partito Libertario e Randall Terry del Partito della Costituzione. I loro dibattiti sono stati molto meno accesi dello scontro tra Biden e Trump trasmesso in televisione alla fine di giugno.
Personalmente non voterei per nessuno di questi piccoli partiti o candidati, se non altro per il loro pacifismo e isolazionismo. Il pacifismo è molto diffuso tra i libertari degli Stati Uniti, e di conseguenza molti di loro si sono rifiutati di sostenere l’Ucraina. «Come puoi essere a favore della libertà e non sostenere l’Ucraina nella sua battaglia per la libertà contro l’imperialismo russo?», ho chiesto a Steve Forbes, il quale mi ha detto che la pensava nel mio stesso modo. Ma al FreedomFest gli speakers che hanno promosso ideali pacifisti hanno ricevuto molti applausi.
Mark Skousen ha organizzato con successo un evento in cui è possibile incontrare molte persone fantastiche e interessanti, come George Gilder, Grover Norquist (American Tax Reform), Nick Gillespie (Reason), John Fund (National Review), Michael Shellenberger, Gale Pooley (Cato Institute), Marian Tupy, nonché gli attivisti libertari Ken e Li Schoolland, e molti altri ancora. È stata la mia terza partecipazione al FreedomFest e tornerò sicuramente la prossima volta.