Schegge nereLa roulette russa dei sovranisti e l’estate nera del nostro scontento

Nessuno può prevedere con certezza che cosa succederà in America dopo l’attentato a Trump, né se il governo Meloni sopravviverà alla legge di bilancio e nemmeno se in Francia nascere una maggioranza repubblicana. Ogni decisione o evento potrebbe portare a risultati estremamente positivi o disastrosi

Unsplash

Nessuno sa, al di là dei tuttologi imperanti su X e nei bar, se Thomas Matthew Crooks cambierà il corso della Storia come Lee Oswald a Dallas o Shiran Shiran all’hotel Ambassador di Los Angeles o prima di loro, a Sarajevo, Gavrilo Pincip. Nessuno può ragionevolmente dirsi certo che gli spari di Butler, Pennsylvania, condanneranno definitivamente il miglior presidente americano da decenni, Joe Biden, sconfitto caso mai più dal Tempo che dall’orecchio insanguinato di Donald Trump, un eversore per il quale Biden ha pregato e a cui è andata la solidarietà del mondo intero che anche nel momento più drammatico è parso aizzare alla rivolta – «fight!» – più che fare ciò che qualunque uomo politico avrebbe fatto al suo posto, dare un segno di tranquillizzazione, pronunciare una frase tipo «non perdete la testa». Quello che è certo è che la nostra America, la promised land che ha inventato la prima Costituzione libera e democratica, vivrà giornate difficilissime. 

Da Trump e dai suoi seguaci c’è da aspettarsi tutto. L’eco di quel «fight!» pronunciato con il pugno chiuso dall’assalitore di Capitol Hill circondato dai suoi gorilla è destinata a perpetuarsi in questa lunga notte americana e certamente anche dopo, non si sa se ancora col volto dell’eversione, se il tycoon perderà, o con quello di una forma inedita di dispotismo, se dovesse impadronirsi della Casa Bianca. E intanto i Democratici brancolano e anche in questo caso nessuno sa se il Presidente resterà o passerà la mano. È l’estate più difficile della democrazia americana. E dunque per il mondo.

Da questa parte dell’Oceano si trattiene il fiato mentre democratici e reazionari se le danno di santa ragione, ma per fortuna gli europei hanno dato la vittoria ai primi. La destra schiuma rabbia perché vede concretamente la maggioranza popolari-socialisti-liberali prendersi Bruxelles e dunque confermare il pieno sostegno a Kyjiv in sintonia con gli Stati Uniti di Biden, cosa che per i reazionari putiniani è un colpo al cuore, e reagisce imbizzarrendosi come un cavallo ferito dividendosi in tre eurogruppi – Conservatori, Patrioti e nazisti – ed è un fatto nuovo, di solito è la sinistra democratica a dividersi. 

Volano schegge nere per ora neutralizzate, ma la destra sta lì, ferita, però viva. Un’immagine che alle elezioni legislative ha preso corpo in Francia, dove la destra estrema è stata isolata e sconfitta, e vedremo se, come prevediamo dalla sera del 7 luglio, si riuscirà a formare un governo repubblicano secondo le indicazioni di Emmanuel Macron, lui resta una certezza tra mille incognite, forse toccherà a un esponente di sinistra riformista guidare una Francia in crisi di nervi permanente. 

E anche in Italia la scena è dominata dalla frattura della destra di governo sulla politica estera con un Matteo Salvini orbaniano, trumpiano ed esplicitamente fascistoide e una presidente del Consiglio che sembra non sapere che pesci prendere e che poco riesce a combinare. Ed è probabile che se ne renda conto: è un governo non ancora alla frutta, ma nessuno si meraviglierebbe se cadesse fra un po’ di tempo vittima delle sue macchinazioni e della sua insipienza.

È quello che ormai pensano al Nazareno ed è per questo che, con rapidità imprevista, le opposizioni tendono a unirsi dopo il disastro del 2022 che consegnò l’Italia a Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Matteo Salvini e Francesco Lollobrigida, quando gli strateghi del Partito democratico insufflavano alle orecchie dei giornalisti che «con Renzi si perde», con i due ex ragazzi del Terzo Polo che parevano contenti. 

C’è voluta questa ragazza “americana”, Elly Schlein, a dire «niente veti», sperando che si riferisca anche ai vari estremisti di sinistra tra cui l’ex alleato di Salvini Giuseppe Conte, ma con questo Pd ancora poco adulto non si può mai dire, all’ultima curva è capace di finire fuori strada, per non parlare degli altri personaggi dell’opposizione piuttosto inclini a farsi del male da soli. Dunque, la destra italiana si divide e di riflesso la sinistra si unisce: a spanne, si è entrati in una fase diversa. Gli italiani stanno per andare in vacanza non tranquilli per una serie infinita di ragioni, e non scorgono approdi sicuri. 

Tutto è in gioco, tutto è possibile, tutto è aperto. Può finire benissimo, perché il 5 novembre negli Stati Uniti può accadere di tutto, e può finire malissimo, per la stessa ragione. Può darsi che la Francia ce la faccia, che l’Italia cambi pagina. Ma non ci sono stelle polari a fare da guida, si naviga a vista, in questa estate del nostro scontento segnata dagli spari di Butler, Pennsylvania.

X