Miele di accompagnamentoSiamo stati in Val d’Ossola per scoprire una micro produzione di idromele

Che il succo di mela porti a questa bevanda è una fake news, dunque abbiamo chiesto a chi lo produce artigianalmente di spiegarci come si ottiene

Cosa accomuna le api, una bancaria e il popolo dei Celti? Nulla, apparentemente. Ma tra le le vette della Val d’Ossola c’è un prodotto che nasce proprio da questa singolare combinazione.

Quando arriviamo nella campagna ossolana veniamo accolti con il sorriso di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Lasciare un lavoro sicuro per scommettere in un progetto in proprio non è mai semplice. Simona Negri, oggi titolare del progetto Alveare Ossolano, ci racconta che anche i suoi ex colleghi hanno potuto apprezzare quanto sia più raggiante ora di prima. La vita a contatto con la natura fa bene all’anima. Il sole inizia finalmente a fare capolino tra le nuvole, la nostra visita inizia con i migliori auspici: Odino dev’essere di buon umore. Forse perché oggi conosceremo un po’ meglio la sua bevanda preferita.

L’idromele è poco conosciuto nel nostro Paese, in molti sono ancora convinti si realizzi con il succo di mela. Si prepara a partire da acqua (hydro) e miele (da mel, mellis, miele). La sua origine si perde nella notte dei tempi: si preparava già in Egitto duemila anni prima di Cristo ed è probabilmente il fermentato più antico della storia. Ma è nel Nord Europa che questa bevanda acquisisce un’enorme importanza tra i popoli dei Celti, dove i druidi la utilizzavano nelle celebrazioni, e dei vichinghi, che lo consideravano la bevanda degli dei e dell’aldilà. Veniva anche offerto in dono ai novelli sposi come tonico da bere durante il primo mese di matrimonio, scandito per altro dalle fasi lunari e da qui l’espressione “luna di miele”, che usiamo ancora oggi.

Insomma, una lunghissima storia che è giunta fino a noi anche grazie ad appassionati come Simona. Chiacchieriamo circondati dalle api, operose come sempre e intente a svolazzare sul campo alle nostre spalle. Sì, perché qui si produce anche il miele con il quale, in un secondo momento, viene creata l’antica bevanda.

L’idromele classico è una preparazione dal gusto dolce, a media gradazione alcolica (15°-16°), composta di miele e acqua. Ma quello di Alveare Ossolano è un idromele molto particolare. «Cerchiamo di non forzare alcun passaggio e di assecondare la natura che ci circonda». Le api, infatti, producono miele a partire esclusivamente da piante della zona, dalle montagne ossolane fino al lago Maggiore, e principalmente di tiglio e castagno. Questi conferiscono un gusto specifico all’idromele. Il processo richiede una prima fermentazione in botte d’acciaio, con l’aggiunta di lieviti da champagne. Una successiva rifermentazione, poi, avviene in bottiglia, aggiungendo altro miele e altri lieviti. Il risultato è un idromele meno alcolico (intorno ai 10°), secco e frizzante.

Simona apre per noi una delle sue preziose bottiglie (la produzione è di circa 1.500 bottiglie l’anno ed è tutta artigianale). Il profumo di miele è intenso e inebriante. Il gusto, poi, è davvero sorprendente. La freschezza, data dal miele di tiglio, e la nota finale amaricante del miele di castagno, che pulisce la bocca, rendono questo prodotto ideale per accompagnare formaggi stagionati e salumi, ma anche crostate e dolci a base di cioccolato. Siamo sicuri che anche Odino farebbe volentieri un giro tra noi mortali per tracannarne svariate bottiglie!

Photo credits Alveare Ossolano

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter