6 gennaio 2021Il procuratore speciale ha modificato le accuse contro Trump per l’assalto al Congresso

Jack Smith ha rivisto l’atto di incriminazione dopo che la Corte Suprema ha stabilito per l’ex presidente degli Stati Uniti una parziale immunità. Ma i capi d'accusa rimangono gli stessi

(La Presse)

Il procuratore speciale Jack Smith, consulente del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che si sta occupando delle indagini su Donald Trump, ha riscritto l’incriminazione contro l’ex presidente per il ruolo avuto nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Le accuse sono state riviste dopo che la Corte Suprema aveva riconosciuto all’ex presidente una parziale immunità dai processi penali per gli atti compiuti nelle sue funzioni ufficiali. La speranza è che le revisioni siano accettate, in modo da poter procedere col giudizio.

Trump era stato incriminato per quattro reati, relativi alle cospirazioni per frodare gli Stati Uniti, ostruzione della certificazione del risultato delle elezioni presidenziali da parte del Congresso e cospirazione per milioni di cittadini americani contro il diritto di vedere i loro voti contati. La Corte Suprema ha stabilito che gli ex presidenti possono essere perseguiti penalmente per gli atti compiuti in veste privata, ma non per quelli ufficiali.

Smith ha dunque ridotto l’incriminazione da 45 a 36 pagine, togliendo tutte le parti che riguardavano le interazioni di Trump con il dipartimento alla Giustizia. Ma i capi d’accusa rimangono gli stessi. Nelle nuove accuse si sostiene che Trump avesse agito come privato cittadino e non come presidente: nel testo iniziale era descritto come «il 45° presidente degli Stati Uniti e candidato per la rielezione nel 2020», mentre ora è solo «candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2020».

Dato che nella decisione di luglio la Corte Suprema aveva stabilito che le interazioni con il Dipartimento della Giustizia contano come atti svolti nell’esercizio della funzione di presidente, Smith ha rimosso dall’accusa sia i passaggi che riguardavano i tentativi di Trump di costringere il Dipartimento della Giustizia a sostenere le rivendicazioni secondo cui ci fossero state frodi elettorali, sia quello in cui era nominato Jeffrey Clark, allora a capo della sezione civile del Dipartimento di Giustizia, citato per aver aiutato Trump nei suoi presunti progetti di cospirazione. Per questa ipotesi di reato, qualsiasi cittadino normale finirebbe in prigione, ma la maggioranza conservatrice della Corte Suprema ha deciso di andare in soccorso di Trump decretando l’immunità parziale. Smith ci ha rinunciato, nella speranza di poter comunque andare in giudizio.

Il procuratore speciale però ha lasciato nella nuova incriminazione le interazioni fra Trump e il vice Mike Pence, che potrebbero essere oggetto di contestazioni da parte legali. Secondo Smith, infatti, il 6 gennaio Pence stava agendo come presidente del Senato per certificare il risultato elettorale, e quindi membro del potere legislativo. Di conseguenza, i rapporti avuti con Trump rientravano nella sua veste di candidato alle elezioni e non in quella ufficiale di presidente.

Il prossimo atto ora sarà la convocazione di un’audizione da parte di Tanya Chutkan, la giudice di primo grado che ha in carico il caso, per decidere se e come procedere. È certo, però, che il processo non potrà avvenire prima delle elezioni del 5 novembre. Quindi se Trump le vincerà, potrà nominare un segretario alla Giustizia che cancelli l’intero processo.

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