A cosa pensano gli stranieri quando si parla di musica italiana? In Inghilterra, una band chiamata Bar Italia e definita dalla stampa inglese “il gruppo” del 2023, non ha in realtà un briciolo a che fare con il genere di musica fatta dagli italiani a cui crediamo siano abituati all’estero. È vero, la componente italiana è solo una su tre membri, in una versione contemporanea e geometricamente complementare dei Blonde Redhead (ancora attivi dai primi anni novanta), formati da due italiani e una giapponese. Bar Italia crea canzoni più vicine alle distorsioni noise dei Sonic Youth che alle melodie saltellanti dei Ricchi e Poveri. Lo stesso discorso vale per molta musica recente in qualche maniera made in Italy, ma che gli stessi italiani stenterebbero a identificare compaesana. Colpa soprattutto degli stereotipi. Primo fra tutti quello del fenomeno Italo Disco, che ha condizionato per decenni la percezione della musica italiana a livello internazionale e che è tornato sulle piste da ballo europee, in particolare in Germania, la nazione che più di tutte ha contribuito al suo successo.
Dall’Italo Disco alla Crucchi Gang
È stata l’etichetta tedesca indipendente Zyx music, infatti, guidata dall’imprenditore di origine polacca Bernhard Mikulski, a lanciare nel 1983 una compilation dal titolo “Italo Disco”, un trionfo di melodie dance dal gusto nazional popolare rigorosamente cantate in inglese (possibilmente in playback). Per approfondire e divertirsi, si possono recuperare svariati documentari ultimamente fioriti a grappoli, che offrono una carrellata su genesi e diffusione del genere grazie allo scrupoloso lavoro di sfegatati cultori nordeuropei. Un amore appassionato che non accenna a diminuire, nonostante lo scenario musicale stia decisamente cambiando. Pure l’Eurovision si è dimostrato pronto alla nuova ondata di artisti che si muovono su tutt’altro ritmo, dai Maneskin a Mahmood, ma i tedeschi ancora non se ne fanno una ragione.
Basti pensare che ancora nel 2022 Roy Bianco & Die Abbrunzati Boys hanno scalato le classifiche con l’album “Mille grazie”, operazione-nostalgia sulla falsariga delle canzoni anni ottanta e novanta, un po’ Pupo un po’ fratelli La Bionda. Canzoni che mescolano testi in tedesco e parole estrapolate da hit italiane, infilando tutti i luoghi comuni dell’Italia da cartolina: “Sprizz”, “Bella Napoli” e “Cosenza bei nacht”. Anche per il trio Crucchi Gang il palco ideale è uno spin off dell’Ariston. Dei tre componenti, Francesco Wilking è nato e cresciuto in Germania da padre tedesco e madre romana, parla perfettamente italiano e si ispira alla musica pop melodica che va dagli anni ottanta di Mike Francis e approda a Calcutta. Tra i suoi vari progetti, con la Crucchi Gang rilegge brani noti dell’indie pop tedesco in chiave italiana, adattando testi e titoli.
Italia da esporto
Secondo la Fimi, Federazione industria musicale italiana, i dati sulla crescita generale del mercato musicale italiano sono molto confortanti, grazie soprattutto al traino dello streaming. E l’export, in particolare, nel 2023 ha registrato ricavi in aumento del venti per cento Già dal 2017 la Siae supporta l’attività dell’agenzia Italia Music Export che è nata espressamente per promuvere la musica italiana all’estero. Sotto la guida di Nur Al Habash, sta facendo un lavoro notevole per rafforzare l’industria musicale italiana nella declinazione delle sue varie professionalità. Al suo interno, Al Habash ha ideato l’hub Italia Music Lab che organizza eventi come la Milano Music Week e sostiene i nuovi talenti dello scenario italiano. Non solo pop, trap ed elettronica, dal 2022 l’hub gestisce il progetto Jazz It Abroad promosso dal Maeci (ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) per diffondere un genere che ormai da qualche anno nel resto dell’Europa ha ripreso grande vitalità tra le nuove generazioni.
Paracetamol
Insomma, la musica made in Italy è amata all’estero più di quanto si percepisca da noi. Pino D’Angiò, scomparso a luglio di quest’anno, è stato l’unico artista italiano premiato con il Music Award Usa Rythm & Soul nel 2003, come autore del brano Don’t call me baby degli australiani Madison Avenue, campionatura all’ennesima del suo successo “Ma quale idea”. In Italia ci si era un po’ dimenticati di lui negli ultimi anni, fino all’apparizione sanremese a fianco dei Bnkr44, invece oltre i confini nazionali nominarlo è una garanzia. Ma non è solo la “disco” a riscuotere consensi, che sia quella di Raf, di Moroder o dei Meduza (i tre dj milanesi nominati ai Grammy Awaeds scelti per chiudere la cerimonia degli Europei di calcio 2024).
Angelina Mango ha trionfato all’Eurovision nell’edizione dello scorso maggio, dove ha mostrato capacità di tenere il palco e farsi notare a livello internazionale proprio come avevano fatto i Maneskin nel 2022. Un noto critico musicale statunitense ha commentato la sua esibizione dicendo che è nata una stella. E per restare oltreoceano, a giugno 2024 Mahmood ha debuttato su un palco statunitense, esibendosi al LadyLand festival di New York. Di certo ci stiamo allontanando dallo stereotipo. Chi l’avrebbe mai detto che il simbolo dell’indie-pop italiano Calcutta avrebbe seguito le orme di Eros Ramazzotti e Laura Pausini cantando la versione in spagnolo del suo successo Paracetamolo? Con qualche dovuto aggiustamento nel testo, perché la tachipirina all’estero non c’è.