BorderlessLa capitale della cultura Gorizia-Nova Gorica è un esempio virtuoso per tutta l’Europa

Grazie alla volontà di superare egoismi e risentimenti, le due città tra Italia e Slovenia potranno trasformare il confine che per anni le ha divise in un simbolo di unione culturale e sociale

AP/Lapresse

La capitale europea della cultura parlerà di nuovo italiano nel 2025. A soli sei anni di distanza da Matera 2019, Gorizia e la slovena Nova Gorica hanno infatti presentato una candidatura congiunta e si sono aggiudicate la prestigiosa nomina, in quella che sarà la prima esperienza di una capitale della cultura transfrontaliera. Una delle due capitali europee 2025, infatti, sarebbe dovuta essere slovena (l’altra è stata assegnata alla tedesca Chemnitz) e nel processo di selezione è spuntato il progetto di Nova Gorica in coabitazione con Gorizia. Una candidatura borderless che si è rivelata vincente grazie a due città che hanno saputo essere pragmatiche mettendo da parte i risentimenti di un passato non troppo lontano.

Una storia complicata
Gorizia ha una storia millenaria. Per tanti anni fu un’importante città commerciale asburgica e le influenze austro-ungariche sono ancora ben visibili in città. Divenne italiana dopo la prima guerra mondiale con una parentesi breve ma indelebile sotto il controllo jugoslavo nel 1945, quando il regime di Tito deportò quasi settecento goriziani. Nel dopoguerra si creò una crisi diplomatica tra gli alleati, con le forze anglo-americane da un lato e i partigiani jugoslavi dall’altro, che si risolse con un accordo solo dopo due anni di tensioni. Venne tracciato un confine netto e costruito un muro in Piazza della Transalpina, una delle principali piazze della città, togliendo di fatto a Gorizia una parte del proprio territorio. 

Quel muro per diversi decenni divise l’Italia dalla Jugoslavia (e dal 1991 dalla Slovenia). Nel lato italiano, a Gorizia, rimase il centro storico. In quello orientale, la stazione. Per dare un nuovo riferimento amministrativo alla porzione di territorio passato alla Jugoslavia venne creata Nova Gorica. Un agglomerato urbano costruito da zero con un marcato stile architettonico socialista dal regime di Tito, che segnò una distinzione ancora più netta tra due città confinanti, divise solo da un muro, ma che appartenevano a mondi diversi. Da una parte l’occidente, il capitalismo e l’inizio dell’integrazione europea. Dall’altra l’influenza sovietica, il regime comunista e una bandiera con una stella rossa e la scritta «noi costruiamo il socialismo» che sventolava sulla stazione dei treni. 

Il giornalista Rai ed ex Senatore Demetrio Volcic, scomparso nel 2021, scriverà ironicamente nel suo libro “A cavallo del muro” a proposito della sua esperienza a Gorizia in quegli anni: «Cambiava tutto così come nella casa in cui abitavo che cambiava indirizzo, Stato e lingua e gli abitanti erano sempre gli stessi. Prima si mandava la posta in via Dvořák, Jugoslavia, poi in via Puccini, Italia, poi ancora in via Puccini, ma per non sbagliare si aggiungeva Deutschland». Non furono anni facili per i cittadini goriziani che in molti casi si ritrovarono parenti e amici dall’altra parte del muro. La città era stremata e dopo la guerra dovette vivere gli orrori delle deportazioni da parte del regime di Tito che era lì, a pochi metri da loro, in quella che fino a qualche anno prima era la piazza che ospitava il capolinea della linea tranviaria di Gorizia. Un passato non così lontano che le vecchie generazioni faticano ancora a digerire. 

Il muro di piazza della Transalpina sarà uno dei simboli della guerra fredda e rimarrà in piedi fino al 2004, anno in cui la Slovenia farà il proprio ingresso nell’Unione europea, sopravvivendo anche al crollo del più famoso muro di Berlino nel 1989. Appena due anni dopo la Slovenia si staccherà dalla Jugoslavia e diventerà uno Stato indipendente.

Go! 2025: una capitale Borderless
Una storia complicata, quella di Gorizia e Nova Gorica, che rende ancor più straordinario il risultato ottenuto. Le due città sono state capaci di mettere il pragmatismo e il bene del proprio territorio davanti ai risentimenti del passato e ai venti sovranisti degli ultimi anni. E per questo il progetto della capitale borderless assume ancora più valore.

Abbiamo chiesto di raccontare a Linkiesta come nasce questa idea al Sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, che insieme al suo collega Samo Turel si sta preparando a vivere questa grande opportunità: «Quella di Nova Gorica-Gorizia sarà una capitale della cultura transfrontaliera. Un confine che negli anni è stato tragicamente divisivo si trasformerà in un esempio di collaborazione. Le due amministrazioni hanno preferito mettere davanti il pragmatismo e lo spirito di coesione. Credo che la Commissione europea abbia voluto premiare la volontà di collaborare, superando gli egoismi e i campanili. Non è stato facile, c’è stato qualche mal di pancia soprattutto tra le persone delle vecchie generazioni che per tanti anni sono state divise da un muro. Noi non vogliamo dimenticare la storia ma siamo convinti che sia il momento di andare avanti».

E dev’essere stata proprio la volontà di unirsi e di mettersi alle spalle un passato non semplice ad aver orientato la scelta della Commissione. In fondo, l’Europa nasce proprio dalla capacità di superare storie come quella di Gorizia e Nova Gorica. Ora le due città si preparano a vivere un anno con migliaia di eventi tra Italia e Slovenia. 

Il programma verrà presentato ufficialmente in autunno e seguirà le linee guida del Bid book di Go! 2025 (il claim individuato dall’organizzazione). Danza, arte, teatro, cinema, sport, moda, ecologia e cucina tutte declinate con lo stesso concetto «borderless». A partire dal Visavì dance festival, una manifestazione transfrontaliera di danza contemporanea che si tiene da diversi anni e che crescerà ulteriormente nel 2025. «La danza è una forma di cultura che può essere compresa allo stesso modo anche da chi parla lingue diverse. – prosegue Ziberna – Gli eventi che organizzeremo insieme a Nova Gorica saranno tantissimi e metteranno insieme varie culture. Gorizia è stata conquistata e riconquistata tante volte e la sua identità è la sintesi delle diverse culture che hanno influenzato la città, da quella austriaca a quella slovena, oltre ovviamente a quella italiana. Dovrà essere il nostro punto di forza, è questa la logica che sta dietro alla capitale borderless». Un progetto ambizioso che, mai come in questo periodo storico, può diventare un grande esempio virtuoso.

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