Fino all’8 settembre a Parigi si svolgeranno i Giochi Paralimpici, accogliendo trecentocinquantamila persone tra atleti e visitatori in situazione di disabilità. “Cercherà” perché ci sono diversi problemi di accessibilità e inclusione per le persone con handicap, in una città che accusa un importante ritardo in materia. Più di un milione di francesi, di cui l’otto per cento vive a Parigi, circa centosettantamila persone, è in una situazione di handicap fisico. Se ci aggiungiamo tutti gli atleti, le squadre e gli spettatori a mobilità ridotta che arrivano nella capitale in queste ore per partecipare all’evento sportivo dell’anno, diventa tanta gente. La ville lumière però non brilla certo per l’accessibilità, a cominciare dai trasporti e dalla metro parigina, tra le più ben collegate ma più problematiche d’Europa.
Solo una linea della metro su quattordici e ventinove stazioni su trecentotré presentano le condizioni per accedere in sedia a rotelle in autonomia. Le pedane che si allineano con le banchine sono spesso però rotte e gli ascensori bloccati. La maggior parte delle stazioni si dirama in corridoi stretti e infiniti, scale e gradini per cui la mobilità inclusiva diventa impossibile. Alcune stazioni della Rer, i treni più veloci, presentano i montascale per le sedie a rotelle, ma è sempre necessaria un’assistenza esterna tramite una prenotazione telefonica o per e-mail con almeno quarantotto ore di anticipo.
Per gli handicap mentali, sensoriali e psichici, solo la linea 1 beneficia di un servizio privato dotato di indicazioni vocali, cartelli più grandi e più leggibili e un sistema di audioguida per il viaggiatore, tappa per tappa. Una linea su quattordici. Se a tutto questo ci si mette il caos parigino e il traffico metropolitano, oltre a un personale addetto che il più delle volte è franco francese e non spiccica una parola d’inglese, spostarsi per molte persone diventa veramente complicato.
Risultato: solo il sei per cento della rete metropolitana è interamente adattata a tutti. Non benissimo per una città internazionale, se consideriamo che l’accessibilità alla rete dei trasporti londinese è salita al trentatré per cento e quella di Barcellona all’ottantadue per cento. Per un confronto italiano, le tre linee metropolitane più recenti di Milano sono praticabili al cento per cento. Altra grande pecca a cui forse si è pensato troppo tardi: l’accessibilità “tout court”, come si dice in francese. Quella più generale, sotto gli occhi di tutti tra le strade di Parigi.
La parte ovest dei giardini del Louvre, le Tuileries, è attraversabile unicamente tramite un ponte di ferro con scale da una parte e dell’altra, a causa di lavori in corso sottostanti. Il ponte è l’unico modo per uscire ed entrare nel parco se si arriva da Place de la Concorde, sito sportivo dei Giochi, dove si terrà anche la cerimonia d’apertura dei Paraolimpici. Altrimenti, c’è un marciapiede stretto e trafficato lungo i confini del giardino che porta all’altro ingresso, dove c’è la piramide di vetro. Quella sembra essere quindi l’unica via d’accesso per tutti.
Il centro commerciale più grande della città, che ospita anche la stazione della metropolitana da cui si intersecano ben otto linee, è un labirinto a ostacoli dentellato da scale mobili e tornelli. Châtelet è di per sé un incubo in primis per i parigini e i lavoratori che cercano di evitare a tutti i costi quel carrefour di linee colorate. Figuriamoci per un pubblico meno agiato, per cui gli ascensori sono pochi e spesso mal o non funzionanti. Altri grandi centri di interesse culturale e sociale, come la collinetta di Montmartre e i musei des Invalides e il Pantheon sono accessibili solo a metà e il più delle volte è necessaria l’assistenza.
Dulcis in fundo, ponti con gradini e senza rampe, o comunque senza un adeguato rialzo tra la strada e il marciapiede per girare serenamente anche in sedia a rotelle. I quais, i viali pedonali che accompagnano la Senna, raggiungibili il più delle volte salendo o scendendo scale. Solo duemila sulle migliaia di attraversamenti pedonali dotati di un sistema sonoro. Senza contare le innumerevoli strade centrali bloccate, i cantieri e i lavori in corso, come su Rue de Rivoli, sull’Île de la Cité o sul Quai de la Tournelle, che rendono di per sé la vita complicata a tutti. E dopo il grande esodo dalla capitale per paura dell’afflusso turistico e l’inferno dei trasporti, nei primi giorni di settembre sono attesi circa quattrocentocinquantamila ritorni in città.
Lunedì 26 agosto, in conferenza stampa, la presidente della regione Île-de-France, Valérie Pécresse, in collaborazione con la rete dei trasporti Île-de-France Mobilités ha presentato un piano di accessibilità “Un métro pour tous”, Una metro per tutti. Un investimento tra i dodici e i venti milioni di euro suddiviso equamente tra Stato, regione e comune per rendere le altre tredici linee storiche della metropolitana accessibili a tutti nel giro di venti anni. L’obbiettivo è quello di migliorare l’accessibilità dei trasporti oltre al periodo dei Giochi Paraolimpici, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Fino all’8 settembre, sono stati messi a disposizione circa mille taxi con conducenti volontari per accompagnare gli spettatori con handicap. Taxi riservabili con un biglietto d’ingresso a una prova paraolimpica o comunque a carico di chi li prenota, altrimenti nisba.
Circa cinquemila agenti francesi riconoscibili con un gilet viola sono stati formati e sensibilizzati per l’accoglienza di persone in situazione di handicap. Sono però per lo più studenti o persone in precariato che vogliono racimolare qualcosa durante l’estate, e molti non intrattengono grandi conversazioni in lingue diverse dal francese.
Tornando ai trasporti, la regione si è occupata di far transitare anche un centinaio di minibus, navette temporanee e tram in superficie che presentano tutte le condizioni di accesso per le persone con handicap fisici, con tanto di pedane e piattaforme elettriche per salite e discese, oltre a percorsi dedicati pensati per una mobilità ridotta. Partiranno dalle otto stazioni parigine in direzione di stadi, parchi e monumenti olimpici con una tariffa di quattro euro, come il biglietto della metro. Ma saranno infatti mezzi per lo più temporanei oltre che tutti in superficie, confrontati al traffico del rientro post vacanziero, alla ripresa scolastica e a una città che spesso e volentieri si paralizza per i lunghi embouteillages, gli imbottigliamenti stradali.
Il consiglio della Ratp, la rete dei trasporti di Parigi, è quello di “giocare d’anticipo” e adottare i “buoni riflessi”. In sostanza, partire prima per prendere la metro o altri mezzi e arrivare sui siti sportivi senza affanno. Considerando però, ad esempio, che dalla Tour Eiffel, nel 7° arrondissement a ovest di Parigi, allo Stade de France, a nord, ci vogliono circa quaranta minuti con i treni veloci (Rer), in macchina e col traffico in superficie ci vuole almeno un’ora abbondante, e tanta pazienza. La metropolitana rimane di certo il mezzo più veloce per tutti ma per adesso anche quello più impraticabile.
Quella dell’accessibilità è a tutti gli effetti una sfida, non solo sportiva, che Parigi si è data da quando si è candidata per i Giochi, anche per lasciare un “véritable héritage”, una vera eredità per i suoi cittadini finito l’evento mondiale. Sfida che se vince lo scopriremo meglio a Giochi Para olimpici iniziati. Per ora i prospetti sono di 1 a 0, e non per Parigi.