In tempi di guerra, la scarsità di tritolo per produrre i proiettili è diventata un problema per le democrazie occidentali. Il Tnt, a base di nitrocellulosa tossica per l’ambiente, ormai è prodotto quasi esclusivamente in in Russia, Cina e India. E i prezzi sono arrivati alle stelle. Tanto che, come racconta il Corriere della sera, Kyjiv sta comprando in segreto munizioni prodotte poco dopo la Seconda guerra mondiale da Paesi oggi neutrali fra Russia e Ucraina.
Il Tnt oggi è l’ingrediente più ricercato dai Paesi democratici. Così introvabile che la scarsità ne fa impennare il prezzo. Da quando Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, la spesa per fabbricare un proiettile da 155 millimetri è raddoppiata da due-tremila dollari a pezzo a una media di cinquemila dollari, con punte da ottomila.
Gli ucraini lo sanno bene. E il ministero delle Industrie strategiche ucraine è stato una sorta di economia circolare delle armi, svuotando quelle prodotte dopo la Seconda guerra mondiale, pur di procurarsi il tritolo necessario per missili, proiettili e anche di parte dei droni usati nel conflitto.
Un solo proiettile di artiglieria da 155 millimetri – spiega il Corriere – ha bisogno di una decina di chili di tritolo e gli ucraini hanno bisogno di spararne migliaia tutti i giorni. Ma benché questo esplosivo sia la base di qualunque industria bellica, i Paesi Nato hanno smesso quasi completamente di produrlo da decenni. L’ingrediente di base del tritolo è la nitrocellulosa (il cosiddetto «fulmicotone»), sostanza che implica dei processi chimici molto nocivi per l’ambiente e anche per i lavoratori, in caso di contaminazione. Per questo i principali Paesi democratici hanno chiuso i loro stabilimenti di Tnt fin da prima della fine della Guerra fredda, contando di poterne importare dall’estero. Da allora la produzione si concentra in Russia o nei Paesi del Sud del mondo schierati con Mosca. O, almeno formalmente, neutrali, come Cina, India e Turchia.
Gli Stati Uniti hanno cessato la produzione nel 1986, la Germania ha chiuso la sua ultima fabbrica a Schönebeck nel 1990, la Gran Bretagna nel 2008.
Secondo Reuters, nel 2021 l’esercito americano ha persino iniziato a importare Tnt proprio da un impianto in Ucraina: si trovava a Rubizhne, nel cuore del Lugansk travolto dall’avanzata russa nel marzo del 2022. L’esercito di Kyjiv in ritirata ha avuto il tempo di distruggere la fabbrica e ora l’America ha un fornitore in meno.
L’unico grande stabilimento di Tnt rimasto nei Paesi Nato è in Polonia, nato in epoca staliniana da quel che restava di una fabbrica di polvere da sparo utilizzata in tempo di guerra dai nazisti. Oggi l’impianto, controllato dal governo di Varsavia, lavora a pieno regime, ma produce quantità di Tnt appena sufficienti per sostenere quattro o cinque mesi di combattimenti in Ucraina.
Di recente gli alleati stanno cercando di correre ai ripari. La tedesca Rheinmetall ha concluso contratti con produttori africani di tritolo. Mentre il gruppo Leonardo ha una propria piccola produzione in Italia, della Oto Melara.