Alternative für Deutschland non è un partito estremista né radicale. Ma la Dexit, l’uscita della Germania dall’Europa, resta un’opzione. La leader di Afd Alice Weidel viene intervistata da Repubblica dopo la tornata elettorale in Germania, in cui il partito di estrema destra ha vinto per la prima volta le elezioni in Turingia e ha ottenuto un ottimo risultato in Sassonia, arrivando di poco secondo dietro l’Unione Cristiano-Democratica (Cdu) di centrodestra.
In un’intervista al Financial Times, Wiedel aveva dichiarato che la Brexit possa essere un modello, per la Germania. E l’ipotesi resta ancora sul tavolo. «La Dexit, l’uscita della Germania dall’Ue, per noi è un’ultima ratio», spiega. «Non vogliamo distruggere cose, le vogliamo riformare. Ma può avvenire soltanto se i nostri partner europei capiscono che devono rispettare i nostri interessi più vitali. La Germania, per sopravvivere, non ha bisogno della Ue. La Ue, al contrario, ha bisogno della Germania. La Ue dovrebbe comportarsi di conseguenza. Solo a queste condizioni un’uscita della Germania dall’Ue non si renderà necessaria».
Sul posizionamento di Afd in Europa, dice che la questione del rientro nei Patrioti di Kickl e Orban in Europa per ora «non si pone». «Abbiamo fondato un nostro gruppo al Parlamento europeo. E restiamo convinti che una vera Europa libera possa solo basarsi su un’unione libera di popoli eguali. E mi dispiace se qualcuno rimarrà deluso, se il “pagatore” Germania si riprenderà un po’ di sovranità».
Quanto al post elezioni in Germania, invece, il percorso è tutto da scrivere. Il cancelliere Olaf Scholz ha definito «preoccupanti» i risultati. E nessun altro partito è disposto ad allearsi con Afd. In Turingia e Sassonia la Cdu proverà a costruire una coalizione, ma non sarà semplice visto che l’estrema destra controllerà un terzo dei seggi nel parlamento della Turingia e quasi un terzo in quello della Sassonia.
«La cosiddetta “Brandmauer”, la linea rossa degli altri partiti contro l’Afd. è profondamente antidemocratica», dice Weidel. «Sembra il “Fronte nazionale” della ex Ddr. Isolando l’Afd, che in Turingia e Sassonia rappresenta oltre il 30 per cento degli elettori, e in Turingia è arrivata persino prima, si danneggia la cultura democratica nel nostro Paese. E si ignora la evidente spinta degli elettori per un cambiamento politico sostanziale». Weidel la definisce una «babilonica trappola dei partiti di sinistra» che «non potrà reggere a lungo». Perché «senza l’Afd, la Cdu non può fare la politica centrista e conservatrice che ha promesso in campagna elettorale. E nel medio o breve termine sparirà come la Democrazia cristiana. Noi tendiamo la mano a tutti coloro che con mezzi pacifici e democratici e rispettosi dello stato di diritto vogliano impegnarsi per il futuro del nostro Paese».
Weidel guarda all’Austria e spiega che c’è «un atteggiamento molto più rilassato verso la nostra alleata Fpö», guidato da Herbert Kickl, considerato però anche lui un estremista che ha rapporti ambigui con la Russia.
Ma«l’Afd non è radicale né estremista», dice Weidel. «L’Afd, questa è la verità, è diventato il partito preferito dai lavoratori. Mentre la Spd si è presa gli schiaffi che meritava. Se il ministro dell’Interno della Turingia, Georg Maier (Spd) che è sottoposto ai servizi segreti, cerca di classificare il suo concorrente più temibile come “estremista”, può competere con noi nelle urne. Perché farlo abusando del suo ruolo e dei servizi segreti è squallido ed estremista, dal punto di vista del diritto. E gli elettori gli hanno presentato il conto, per questo».