I cocktail bar d’hotel nelle più grandi città d’Europa, quando presentano i nuovi menu, tendono ad organizzare delle vere e proprie reunions. A invito, chiaramente, ma si tratta pur sempre di inviti allargati agli amici più stretti, ai migliori clienti, a quei partner e supporter di cui non potresti fare a meno e che amano ritrovarsi al bancone. Un sistema particolarmente amichevole e informale, molto poco italiano, che consente di scardinare – almeno per una sera – il vestito formale di certi luoghi per aprirli a una vivacità insolita, facile, divertita seppur controllata.
Uno dei pochi a seguire questo tipo di modello è il Bulgari Hotel di Milano, indirizzo per la maggior parte del tempo inaccessibile a una clientela spensierata salvo poche occasioni. In questo caso è il cocktail bar a fare da traino e a dettare un costume nuovo, perché in occasione della presenza di figure internazionali ospitate dietro al bancone, le regole cambiano. Ci si ritrova con piacere, si beve qualcosa a prescindere pur di allungare la chiacchiera, si vivono gli spazi del Bulgari come se fosse casa. Non lo è ma è come se. D’improvviso, per molti, quasi tutti.
Ad abituarsi ci vuole poco e non v’è dubbio che, con un meraviglioso giardino aperto, le luci soffuse e un Martini perfettamente eseguito, sia tutto più facile. Anche sentirsi a proprio agio e disinvolti laddove generalmente non si è comfort. Non è forse vero quindi che le barriere architettoniche e quelle connesse alla forma, al servizio, al nome, molto spesso non sono altro che assenza di rapporti umani? Patrick Greco, bar manager del Bulgari Hotel di Milano, è l’uomo chiave che tutti dovrebbero conoscere.
Arrivato nel 2008, in sedici anni di onorato servizio (di cui undici in questa posizione), è indubbiamente uno dei professionisti lato miscelazione con maggiore anzianità all’interno di una stessa struttura. Non parliamo di età anagrafica ma di storico, nel senso di persone e personaggi, ospiti, amici, family and friends, ordini, errori, tentativi, esigenze, desideri che nel corso del tempo si è sono soddisfatti e affrontati e ancora oggi non smettono di essere all’ordine del giorno. Patrick non ha smesso di essere un simbolo di ospitalità, professionalità e savoir faire nel corso degli anni tanto da potersi confrontare con le nuove generazioni e un’esposizione mediatica fuori dal comune.
È stato il caso di qualche giorno fa, in occasione di una carrellata di Martini (nel senso letterale del termine) eseguita da Giorgio Bargiani, il giovane bartender pisano ormai volto iconico del The Connaught Bar di Mayfair a Londra. Con una decina d’anni di differenza, quella stessa disinvoltura verso il cliente è riproposta a ogni servizio, dall’italiano in quel di Londra, senza mai perdere di vista due elementi fondamentali. Lo stile e il sorriso. Don’t forget to smile è oggi contemporaneamente claim e payoff per il Connaught Bar – dopo anni ancora in vetta nella classifica dei migliori indirizzi al mondo e fino a prova contraria una grande verità. Martini dopo Martini, girando senza sosta le quantità di ingredienti dovuti nei due mixing glasses a disposizione, Bargiani ha ancora una volta portato in scena il suo personaggio.
Un esempio di professionalità uber alles, a cui molti giovani aspiranti professionisti dovrebbero guardare con intelligenza e senza finta ammirazione. Gli anglosassoni sono indubbiamente un popolo formativo in questo senso tanto da saper trasmettere il peso del proprio know how e della propria esperienza con leggerezza e immediatezza a noi sconosciuti. A due persone come Greco e Bargiani, costantemente impegnati a relazionarsi con gente dal mondo, tutto questo è molto chiaro. L’incredibile facilità con cui entrambi comunicano la dedizione per il servizio e l’intrattenimento per l’ospite è a disposizione di tutti, per essere testata. Il primo a Milano e il secondo Londra. Vi basterà un Martini – uno solo – et voilà, ve lo ricorderete.
Courtesy cover image Bulgari Hotel Milano
