Quando il drink è magiaDon’t forget to smile

Se dopo quattordici anni continuiamo a raccontare la storia del Connaught Bar di Londra un motivo c’è e ha un animo tutto italiano

Connaught Bar
Agostino Perrone e Giorgio Bargiani nella Champagne Room @The Connaught Bar, London / Photo Credits by Gaia Menchicchi

Quando Agostino Perrone – attualmente Director of Mixology – arriva al The Connaught Hotel, il bar non è ancora operativo. Siamo nel 2007, anno in cui Il Gruppo Maybourne decide per una ristrutturazione radicale di questo storico hotel londinese risalente ai primi dell’Ottocento. Quando un anno dopo si riapre, c’è una nuova area dedicata all’hospitality e al comparto beverage ed è il Connaught Bar. Progettato dalla nota equipe di architetti e designers dello studio David Collins, questo bar d’albergo si presenta sobrio ed elegante, dai toni argentati e scuri, ispirato all’arte inglese e irlandese di primo Novecento. Un luogo assolutamente rispettoso della storia delle mura che lo ospitano ma votato ad un progetto rivolto al futuro, e al successo. «Quando insieme a Eric Lorincz e a Santino Cicciari (il dream team degli anni duemila verrebbe da dire per chi conosce un po’ la bar industry) ci chiamarono per aprire il Connaught Bar trovammo a nostra disposizione uno spazio totalmente rinnovato, elegante, di classe, che voleva incarnare una nuova sfida. Ai tempi c’era una distinzione ancora molto netta tra i classici bar d’hotel e i locali indipendenti. Nei primi, storicamente, predominava l’attenzione al dettaglio, alla professionalità, alla formalità mentre gli street bar c’era generalmente un’atmosfera più informale, con un servizio friendly, dinamico e, soprattutto, un’attenzione alla componente creativa molto precisa. L’accesso stesso agli ingredienti era più facile e la varietà dei prodotti da miscelare più ampia. Potete immaginare come questo stesso passaggio fosse più macchinoso in un hotel, anche se di categoria lusso» spiega Perrone.

Mulata Daisy: Bacardi Heritage, Crème de cacao, fresh Lime juice, Caster sugar, Fennel seeds, Galliano L’Autentico / Photo credits by Gaia Menchicchi

I tre giovani bartender si appassionarono subito al progetto accettando la sfida di poter creare una realtà duratura nel tempo, attenta nel servizio e nella cura al dettaglio ma allo stesso tempo forte di una miscelazione non banale e d’avanguardia. L’unico modo per consegnare questa idea al cliente finale era realizzarla con un unico vero obiettivo: coccolare l’ospite. Fin dall’inizio Perrone, Lorincz e Cicciari portano avanti un doppio focus: la cura del cliente (guest care) da un lato, per far sentire chi viene in visita a proprio agio, rilassato, pronto ad accogliere con tutti i sensi l’esperienza che riceverà. Dall’altro, lo sviluppo continuo di nuove idee, tecniche, preparazioni che richiedono tempo e lavoro al di fuori degli orari canonici del servizio ma che ti garantiscono una marcia in più rispetto ai competitors. «I primi anni sono stati davvero challenging: avevamo gli occhi della proprietà puntati addosso così come gli sguardi dei nostri colleghi – c’è sempre un misto di genuina curiosità, aspettativa, leggera invidia che circola nel nostro settore come forse tra tanti altri. Sentivamo su di noi la responsabilità di questa nuova avventura: come sapete i primi tempi sono fondamentali per gettare delle basi solide e durature di un nuovo progetto. Dovevamo rendere concreta la visione che la proprietà voleva costruire del Connaught Bar stando attenti ad onorare l’heritage e la tradizione dell’hotel, tenendo sempre a mente la direzione della ricerca e dell’innovazione» racconta Perrone.

The Connaught
Agostino Perrone e il suo Martini trolley: un po’ Francis Bacon un po’ bartender / Photo credits Gaia Menchicchi

Alcune di queste considerazioni ci possono sembrare datate oggi, dove in certi fortunati contesti i bar d’hotel hanno raggiunto livelli di qualità, cura e attenzione davvero pari se non superiori a quelli di tanti noti templi della miscelazione. Tuttavia, quattordici anni fa si trattava di rompere gli schemi e andare controcorrente provando ad offrire un format nuovo, un’esperienza diversa, un servizio rinnovato. «Ci siamo ispirati alla fine dining experience, pensando a come il cliente e il suo viaggio vengono trattati in un contesto di ristorante di lusso o stellato e abbiamo trovato forti connessioni. Un po’ come si usa per il benvenuto dello chef quando ci si siede al tavolo, allo stesso tempo noi abbiamo preso spunto da quest’idea per offrire un piccolo welcome drink ad ogni nuovo cliente. La ricetta varia ogni giorno e crediamo che questo aiuti a trasportare l’ospite nel giusto mood, a prendere confidenza con il Connaught Bar e metterlo a suo agio» continua Agostino. La stessa attenzione la si riceve quando ci si appresta a lasciare il bar, perché così come alcuni ristoranti d’autore regalano una copia cartacea del menu, qui si ricevono in dono delle carte contenenti le ricette dei cocktail bevuti. Un modo per regalare un ricordo anche dopo la visita, mantenendo una prova tangibile – e se vogliamo oggi quasi vintage – dell’esperienza.

Number 11, The Connaught Bar, photo credits Gaia Menchicchi

Sono passi quattordici anni da quando il sogno del Connaught Bar ha avuto inizio e se abbiamo detto che questa realtà a un animo italiano lo si deve non solo alla colonna portante di Perrone, ma anche a due figure ad oggi imprescindibili: la bar manager Maura Millia e Giorgio Bargiani, Assistant Director of Mixology. Maura e Giorgio hanno iniziato praticamente insieme, otto anni fa, abbracciando in tutto e per tutto la filosofia del luogo. Si sono trasformati in pochi mesi ambasciatori ideali della cultura e dello stile che era andato delineandosi negli anni e ad oggi sono parte di uno dei team più di successo, premiati e stimati della miscelazione internazionale. Giorgio e Agostino sono due figure che difficilmente capita di incontrare separate l’uno dall’altro: due fratelli, amici, colleghi, professionisti «due lati della stessa medaglia» come si definiscono loro stessi. E questo binomio così affiato e sincero non ha eguali nel settore della miscelazione. Siamo soliti vederli lavorare in tandem, tenere masterclass dove uno completa l’altro, fare guest in giro per il mondo dividendosi la stessa station mentre uno dei due cerca di esportare il savoir faire e l’hospitality del Connaught Bar.

Riccardo Lugano, Giorgio Bargiani, Maura Milia, Ago Perrone – 50 Best World Bar Ceremony

«Quando sono arrivato qui nel 2014 ho passato i primi mesi a rubare con gli occhi. A guardare come ogni azione veniva portata avanti, come venivano affrontate nuove task, diverse problematiche. E osservare mi ha permesso di entrare lentamente ma profondamente nelle corde di un tessuto che era già stato impostato da Agostino e che nel tempo ho imparato a conoscere e ho fatto mio. A poco a poco ho potuto anche io dare il mio contributo portando nuove idee, nuova linfa, e questo stesso approccio è quello che cerco di trasmettere a chi si unisce al nostro team». Come il primo giorno: sentire questi due professionisti raccontarsi è incredibilmente affascinante e fonte di ispirazione per ogni giovane bartender o aspirante professionista nel mondo del food and beverage. Professional but friendly è uno dei tanti credo della scuola Perrone-Bargiani e lo si percepisce in maniera più che tangibile, quanto ci si gode il via vai della clientela dai comodi tavolini fronte bar. «Uno degli aspetti che più amiamo di questo mestiere è regalare ai nostri clienti un’esperienza, è poter fare di tutto per coccolarli e render loro quella serata un ricordo speciale. Ecco perché quando mi trovo a presentare un drink con un ospite mi piace potergli raccontare una storia. Magari anche più di una. Una storia che può essere totalmente vera, parzialmente inventata poco importa ma è il pretesto per introdurre la bevuta e creare fascinazione. Spesso e volentieri non mi soffermo nemmeno sugli ingredienti perché perde di importanza il che cosa c’è dentro in favore di che cosa provi, che cosa ti emoziona. Un drink può svelare tante storie, una diversa a seconda di chi si incontra».
Forse, dopo questa chiacchierata, ci sarà più facile capire i tratti di quella che in molti considerano la “magia” del Connaught Bar. Un progetto pensato per durare nel tempo e nello spazio sempre uguale a sé stesso e in costante evoluzione.

The Champagne Room at the Connaught Bar, London / photo credits Gaia Menchicchi

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