Benjamin Netanyahu ha oltrepassato ogni linea rossa e, pur di non rompere con i suoi ministri fascisti, ha fatto quel che nessun premier israeliano ha mai fatto: ha formalizzato, con un voto dentro il governo, la sconfessione del parere unanime di tutti i dirigenti dell’Idf e dei Servizi.
I fatti sono di una chiarezza brutale. A fine agosto l’unico ostacolo alla firma di una tregua con Hamas era lo status del “corridoio Filadelfia”, la striscia di terra di quattordici chilometri che separa Gaza dall’Egitto sotto la quale si dirama una fitta rete di tunnel che hanno permesso ad Hamas traffici strategici di ogni tipo.
Hamas poneva la condizione ultimativa ai mediatori americani, che si erano spesi in ogni modo per l’accordo, della sua liberazione dalla occupazione da parte dell’Idf. E qui si è aperto il dissidio. Il parere unanime dei militari e dei Servizi è stato che sul punto si poteva cedere ad Hamas, pur di riavere gli ostaggi vivi, perché il controllo dei traffici che passano sotto il corridoio si può tecnicamente ottenere con puntate sporadiche dell’Idf, senza che sia materialmente e permanentemente occupato.
Erano e sono di questo parere il ministro della Difesa Yoav Gallan, il generale Herzi Halevi capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, David Barnea direttore del Mossad e Ronen Bar, direttore dello Shin Bet. Dunque, tutto l’apparato militare e della sicurezza di Israele è d’accordo sul cedere ad Hamas la fine della occupazione militare israeliana del “corridoio Filadelfia”. Anche due ex comandanti di Stato Maggiore delle Forze Armate israeliane, Benny Gantz e il popolare Galdi Eisenkot, oppositori di Bibi Netanyahu, hanno dichiarato di condividere la posizione dei generali che ora le dirigono.
Ma Netanyahu ha sconfessato formalmente, per la prima volta nella storia di Israele, il parere unanime delle Forze Armate e dei Servizi e ha imposto un voto nel governo che dichiarasse la non disponibilità israeliana a liberare il corridoio. Unico contrario è stato il ministro della Difesa Yoav Gallant.
Le trattative con Hamas, di conseguenza, sono fallite e il primo settembre sono stati trovati a Gaza i corpi di sei ostaggi. Tre di loro, un uomo e due donne, erano i primi nella lista di quelli da liberare se si fosse concluso l’accordo che i ministri fascisti non hanno voluto per principio.
Scontata la conferma del fatto che i miliziani e i dirigenti di Hamas sono dei macellai, che la responsabilità della morte degli ostaggi è solo e tutta loro, risulta chiaro e netto, dunque, il fatto che quel voto del governo israeliano voluto da Bibi Netanyahu, in realtà significa che Israele, come pretendono i ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, non intende firmare nessun accordo con Hamas per una tregua e la liberazione degli ostaggi. Significa che il governo israeliano abbandona gli ostaggi al loro destino.
Infatti, il braccio di ferro tra governo e Forze Armate si è subito riproposto: ieri l’esercito ha avvertito l’esecutivo: «Inasprire le operazioni a Gaza minaccia la vita degli ostaggi». Al che il ministro fascista Itamar Ben Gvir ha risposto: «Stiamo lavorando per porre fine ai negoziati con Hamas. Un Paese in cui si uccidono gli ostaggi a sangue freddo non conduce negoziati con gli assassini, ma interrompe i colloqui, interrompe il trasferimento di carburante ed elettricità e li schiaccia fino a farli crollare».
Una pura e semplice farneticazione che non tiene conto di un fondamentale dato di fatto: otto mesi di durissimi bombardamenti e di altrettanto dura occupazione sul terreno da parte dell’Idf a Gaza non sono riusciti a sconfiggere Hamas che ha dimostrato di saper conseguire una sostanziale vittoria sul campo per il semplice fatto di essere pienamente in grado di agire, nonostante la pressione e le perdite. Questo è il punto dirimente, sia Yoav Gallant sia i vertici militari, il Mossad e lo Shin Bet, ritengono ormai, e lo dicono apertamente, che una vittoria totale su Hamas non sia materialmente praticabile. Da qui la loro predisposizione alla trattativa. Ben Gvir e Smotrich invece premono per la ricerca di una vittoria sul campo, non per liberare gli ostaggi, ma perché intendono – e lo dichiarano apertamente, senza pudore – scacciare con una guerra senza pietà tutti i civili palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania per annetterle formalmente a Israele.
Netanyahu, da parte sua, lucidamente, ha accettato e accetta che siano Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich a egemonizzare il governo per una miserevole ragione: teme che se non china loro il capo, i due aprirebbero una crisi di governo che porterebbe a elezioni anticipate e quindi alla fine della sua leadership.
È questa la fine obbligata della sua mossa sconsiderata di due anni fa di imbarcare nella sua alleanza elettorale e di governo i due ministri fascisti e i loro partiti. La scommessa di Netanyahu era quella di essere in grado di controllarli. In realtà, dato che numericamente i due controllano la golden share della maggioranza parlamentare, sono loro che ormai egemonizzano il governo israeliano, nel pieno sconcerto di Joe Biden e di chi è schierato al fianco di Israele. Per sovrappiù, il premier si è presentato in televisione per giustificarsi e ha spiegato la sua posizione davanti a una carta geografica nella quale Israele ha annesso la Cisgiordania come fosse suo territorio nazionale. Una provocazione.
Fortissima la reazione della rabbia popolare in Israele, di fronte alla terribile chiarezza di una esecuzione dei sei ostaggi provocata dalla fine della trattativa cinicamente e freddamente imposta dai Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir.
Ma è ovviamente ben difficile che il governo Netanyahu cada a fronte di una protesta popolare. L’unica certezza è che la sua sciagurata leadership e il suo cinismo senza principi hanno spaccato ancora una volta in due Israele nei giorni più difficili della sua storia.