La domanda «In ferie da cosa?» di Sergio Marchionne, quando nell’agosto 2004 andò negli uffici di Fiat e non trovò nessuno, è rimasta emblematica nella critica alla tradizione tutta italiana di concentrare le ferie dal lavoro nei mesi estivi. Il «se ne parla a settembre» sembra ormai un’abitudine acquisita, tra vacanze e chiusure aziendali, in una sorta di siesta nazionale agostana.
Eppure, come mostra una analisi pubblicata su Lavoce.info dall’economista Francesco Armillei, in Italia «anche di fronte alla grande rilevanza nell’immaginario collettivo delle “ferie”, specialmente quelle estive, non sembra esserci una precisa quantificazione dal punto di vista statistico dell’entità del fenomeno». E a guardare i dati Istat sulle forze lavoro, viene fuori che in realtà i lavoratori italiani non vanno così tanto in vacanza come vorrebbe il luogo comune.
I dati Istat non consentono di misurare i giorni effettivi di ferie, ma solo il numero medio di lavoratori in ferie in una settimana. Ebbene, nel 2023, durante una settimana del periodo estivo luglio-settembre, in media l’11,3 per cento dei lavoratori italiani era assente per ferie. La percentuale, ovviamente, è più alta dei periodi gennaio-marzo (1,7 per cento), aprile-giugno (1 per cento) e ottobre-dicembre (1,4 per cento). E il dato è stabile rispetto ai due anni precedenti, anche se la crisi legata alla pandemia si è fatta sentire. Nel 2019 andava in ferie il 13,1 per cento. E il trend di riduzione, in realtà, si era già registrato dopo la recessione precedente: nel 2008 la percentuale di chi era in ferie nel trimestre estivo era del 15,3.
Gli ultimi dati europei pre-Covid disponibili (2019) permettono poi un confronto con i Paesi a noi vicini. Facendo una classifica rispetto alla percentuale media di lavoratori in ferie durante una settimana estiva, si scopre che, a differenza di quanto si possa pensare, gli italiani non sono tra i più vacanzieri, ma si collocano invece a metà della graduatoria. Ai primi posti si trovano Svezia, Francia e Finlandia, in cui ogni cento lavoratori, in media in una settimana d’estate ne sono assenti per ferie rispettivamente 21, 19 e 17. In fondo alla classifica ci sono invece Grecia, Polonia e Regno Unito, con percentuali inferiori al nove per cento, seguiti dalla Germania con il dieci per cento.
La particolarità dell’Italia e dei Paesi mediterranei resta però la concentrazione delle ferie durante l’estate rispetto al resto dell’anno. Nel nostro Paese, così come in Portogallo e Grecia, la percentuale media di lavoratori in ferie nel periodo estivo è cinque volte quella in un qualsiasi periodo dell’anno. Se negli anni prima del Covid, si era registrata una tendenza alla riduzione della concentrazione estiva delle ferie, tra il 2021 e il 2023 c’è stato invece un rimbalzo, dovuto – spiega Armillei – al fatto che il calo estivo è stato più che compensato da una diminuzione ancora maggiore negli altri periodi dell’anno.
Come spiega l’Employment Outlook 2021 dell’Ocse, queste differenze possono derivare non solo da motivazioni culturali nell’approccio al lavoro, ma anche dal diverso risultato della contrattazione tra le parti sociali in materia di ferie. In Italia molte aziende stabiliscono la chiusura obbligatoria nelle settimane centrali del mese di agosto. E spesso datore di lavoro e dipendenti si accordano sul periodo di riposo che coincide anche con la maggior parte delle chiusure aziendali, o comunque quando la produzione rallenta. Ma ci sono anche contratti collettivi che specificano proprio che deve essere garantito a tutti i lavoratori un periodo di riposo durante l’estate.