Intervenendo all’esecutivo di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha usato ieri parole orgogliose, evidentemente riferite (anzitutto) al caso che riguarda il ministro Sangiuliano. «Noi stiamo facendo la storia – ha detto con il consueto gusto per l’understatement – e dobbiamo esserne tutti consapevoli». Un compito che «non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi». Altrettanto prevedibile, per non dire scontata, dato il contesto, l’evocazione del nemico sempre in agguato. «Dobbiamo essere consapevoli che non ci viene perdonato nulla e che nulla ci verrà perdonato. Quando i nostri avversari non hanno trovato nulla per attaccare, hanno dovuto inventarsi di sana piana notizie false per farlo. E quando qualcuno ha compiuto un passo falso, hanno utilizzato ogni strumento a disposizione per colpirci». Dunque, massima attenzione, perché «l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura.
All’esasperata enfatizzazione delle colpe e della malevolenza altrui, come si vede, si accompagna il ridimensionamento delle proprie responsabilità, peraltro sempre avvolte dalla nebbia più fitta, a cominciare dall’eufemistico riferimento a generici errori, disattenzioni e sbavature. Se anche volessimo limitarci alle prodezze del solo Sangiuliano – trascurando quelle di Donzelli e Delmastro, Santanchè e Sgarbi, del deputato pistolero Pozzolo, dell’immancabile ministro Lollobrigida e dell’incredibile presidente del Senato La Russa (nel senso che è letteralmente incredibile che sia presidente del Senato) – a farne un sia pur sommario elenco, la scia delle «sbavature» potrebbe andare da Times Square a Piccadilly Circus, passare per le Indie e circumnavigare altre tre volte la terra, confermando le teorie di Galileo Galilei, Cristoforo Colombo e Benedetto Croce.
La verità è che la nuova classe dirigente fratellista non ha il senso della misura, perché non ha il senso della storia. Come bambini per cui è tutto grandissimo, tutto nuovissimo, tutto superfantastico oppure superterrificante. Ogni aumento dell’occupazione è il più alto «dai tempi di Garibaldi», ogni critica è il più vile e proditorio attacco dai tempi di Caino e Abele. E invece è tutto, sempre e solo l’ennesima replica di un copione ormai logoro.
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