Sinfonia d’autunno La misteriosa scelta della Svezia di diminuire i fondi per lo studio dello svedese all’estero

Svenska Institutet ha ridotto il budget destinato all'insegnamento della lingua e della cultura nei paesi stranieri, limitando borse di studio e sostegno accademico. E la riorganizzazione ha sollevato critiche per la gestione dei fondi

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Fuori dalla Svezia, è possibile studiare svedese in trentacinque paesi, con un totale di centonovantasette università e scuole che offrono corsi. Ogni anno sono circa ventisettemila gli studenti che scelgono di dedicarsi a questa lingua, un’opportunità resa possibile in parte grazie a Svenska Institutet (Si), ente governativo che promuove la diffusione della cultura e della lingua svedese all’estero, organizzando scambi internazionali, corsi estivi e varie iniziative culturali. «Il nostro compito è promuovere l’insegnamento dello svedese come lingua straniera a livello universitario all’estero», spiega Si. «Offriamo sostegno alle istituzioni accademiche straniere per migliorare le condizioni degli insegnanti e favorire la diffusione della conoscenza della Svezia e della lingua svedese». Corsi, borse di studio, materiale didattico e non solo. Svenska Institutet cerca di offrire un sostegno a trecento sessanta gradi a chi insegna e a chi studia svedese. Ma a partire dal 2022, l’ente ha dovuto affrontare una riorganizzazione di fondi. 

«Abbiamo apportato delle modifiche al budget per rispettare il requisito di efficienza, come avviene per tutte le operazioni governative. L’insegnamento dello svedese all’estero è una delle tante attività esaminate. L’obiettivo primario era garantire il supporto a circa duecento istituzioni nel mondo, ritenuto fondamentale e prioritario. Per farlo, abbiamo dovuto rivedere i fondi destinati ai cosiddetti docenti locali». Infatti, se nel 2022 Si aveva erogato borse di studio a venti insegnanti che lavorano in paesi dove gli stipendi sono particolarmente bassi, dal 2023, i sussidi erogati coprono solamente sedici persone. «Le borse di studio scadute nell’anno accademico 2023/2024 riguardano le cattedre di Praga, Lille e Bucarest. Dall’autunno 2024 il provvedimento riguarderà anche Strasburgo, alla scadenza del contratto attuale del docente». Si tratta di una riduzione considerevole, soprattutto se si considera che, circa vent’anni fa, i docenti supportati erano oltre cinquanta.

«Il budget per il 2023 è stato fissato a otto milioni di corone svedesi, in calo rispetto ai 10,9 milioni del 2022. È importante sottolineare che il budget del 2022 era eccezionalmente elevato a causa dell’impossibilità di svolgere su vasta scala l’insegnamento dello svedese durante la pandemia; prima di allora, si attestava a 10,5 milioni di corone». Parte dei fondi – cinque milioni – vengono stanziati dal Dipartimento dell’Istruzione. «Nel 2023, abbiamo anche destinato 5,5 milioni di corone a sostegno dell’insegnamento svedese nella regione del Mar Baltico e di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ucraina e Bielorussia, con un incremento di quasi un milione rispetto ai 4,7 milioni stanziati nel 2022», prosegue Si.

L’esempio di Venezia
In Italia, sono sette le università offrono corsi di svedese (Milano, Venezia, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Messina). Tra queste, l’Università di Venezia ha avviato un corso triennale di lingua e letteratura svedese nel 2015, seguito successivamente dal corso magistrale.
A Ca’ Foscari, Si ha avuto un ruolo fondamentale e ha contribuito concretamente all’attivazione dei corsi di lingua, letteratura e cultura svedese. «All’inizio, quando lo svedese è diventato un corso triennale (oggi anche magistrale), SI contribuiva in parte al mio stipendio. I fondi di Si non venivano dati direttamente a me, ma all’università, affinché si potessero aumentare le ore di insegnamento nei primi anni, quando lo svedese era ancora una lingua “nuova” a Venezia. Oggi, però, il mio stipendio è interamente coperto da Ca’ Foscari, e sono assunta a tempo indeterminato», racconta Annette Marie Blomqvist, Cel (collaboratrice ed esperta linguistica) di svedese dell’università di Venezia. «I tagli effettuati nel 2022 hanno avuto un impatto, soprattutto per quanto riguarda le borse di studio ricevute dai nostri studenti».

«Anche i nostri interlocutori di Svenska Institutet subiscono le conseguenze di questa situazione quanto noi. Ci hanno sostenuto per molti anni e credono in svenskundervisningen i utlandet, nell’insegnamento dello svedese all’estero. La decisione viene dall’alto», ha sottolineato Massimo Ciaravolo, professore di lingua svedese e di letterature scandinave all’università di Venezia. «I fondi sono stati riassegnati, e sono state penalizzate tutte quelle attività meno “marketizzabili“, come l’insegnamento della lingua svedese all’estero. Un tempo Si erogava borse per i corsi estivi: ogni sede poteva proporre tre studenti e, in base alle richieste, Si concedeva la borsa a uno o due candidati, a volte anche a tutti e tre. Dopo i tagli, si è passati ad assegnare una sola borsa.

Lo scorso anno, fortunatamente, abbiamo potuto presentare di nuovo tre candidature e due dei nostri studenti sono stati selezionati», prosegue il professore. «Una volta Si offriva borse per un semestre presso una folkhögskola (una sorta di “università popolare“, ndr), ma quell’opportunità non esiste più. Fino a pochi anni fa, Si concedeva anche i korttidsstipendier, delle borse di studio per soggiorni di ricerca finalizzati alla tesi, della durata di due o tre settimane, una risorsa preziosa che è stata tagliata. Per fortuna, la fondazione Lerici di Stoccolma ha assunto un ruolo importante, fornendo supporto economico per i nostri studenti, una vera e propria manna dal cielo», conclude Ciaravolo.

Quando Si ha deciso di ricollocare i fondi, lo spazio per le proteste è stato molto limitato e c’è stata poca tolleranza riguardo alle lamentele e alle critiche. Inoltre, non è chiaro come i fondi siano stati riallocati né a quali progetti siano stati destinati. La revisione del budget non è stata una decisione politica, ma è stata presa dai vertici di Si. A rivelarlo è una fonte interna, che ha preferito rimanere anonima.

«Oggi Si sostiene che la questione sia risolta, che si trattava di un problema di due anni fa e che ormai non ha più conseguenze. Ma la verità è che nessuno ha ancora corretto gli errori commessi. Abbiamo dovuto apportare alcune modifiche, adattarci e cercare di fare del nostro meglio», afferma la fonte. Nel 2022-23, le borse di studio erogate erano molto limitate. «Non era una situazione sostenibile, non potevamo continuare così. Le scuole e le università non sarebbero state soddisfatte. Così abbiamo cercato di rimediare, riorganizzando il sistema per poter continuare a fornire le borse di studio. Ma per farlo, siamo stati costretti a tagliare altre attività. Normalmente, Si organizza sei o sette conferenze ogni anno, sia in Svezia che all’estero, ma l’anno scorso siamo riusciti a realizzarne solo un paio. Abbiamo organizzato i corsi estivi come eravamo soliti fare, ma tutte le nostre attività continuano a essere condizionate dai tagli al budget. Non possiamo più lavorare come facevamo prima». 

Uno dei problemi principali riguarda la mancanza di trasparenza da parte di Si. «Quando i fondi sono stati ricollocati, molti credevano fosse una decisione politica. In realtà, si trattava di una scelta interna. Ogni volta che cercavamo di chiedere dove fossero stati destinati i fondi che ci erano stati sottratti, ricevevamo una spiegazione diversa». Della questione si sono occupati anche alcuni politici, che hanno cercato di capire come risolvere la questione, ma con scarsi risultati. «In Svezia abbiamo un sistema di cui siamo molto fieri, e teniamo molto alla trasparenza e all’offentlighetsprincipen (il principio di pubblicità) – prosegue la fonte anonima –. In base a questo principio, recandosi presso le istituzioni, i cittadini hanno il diritto di visionare qualsiasi documento. Ma in questo caso, nessuno di esterno a Si può consultare i documenti».

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