La lezione di TverAutorizzare l’Ucraina a usare le armi occidentali in Russia serve a distruggere i missili che Mosca usa per uccidere i civili

Kyjiv ha attaccato un importante deposito russo nella regione di Tver distruggendo trentamila tonnellate di munizioni, comprese le armi balistiche che da quasi tre anni tolgono la vita dei cittadini ucraini, colpendo scuole, mercati e ospedali. Ma i partiti italiani, al Parlamento europeo, preferiscono aiutare il Cremlino

LaPresse

Mentre l’Italia tituba sul suo sostegno all’Ucraina, Kyjiv ha appena dimostrato al resto del mondo perché chiede da mesi di poter utilizzare le armi occidentali in territorio russo. E lo ha fatto con un intervento militare a scopo difensivo che ha distrutto un importante deposito di munizioni nella regione di Tver, in Russia. Lo stesso da dove partivano alcune delle armi che in questi mesi hanno tolto la vita a migliaia di civili ucraini che hanno avuto la sola colpa di andare al mercato, a scuola, o addirittura di rimanere a casa. 

Secondo fonti locali, il deposito russo che si trova a circa quattrocentottanta chilometri dal confine ucraino, ospitava fino a trentamila tonnellate di munizioni, comprese armi ad alta precisione come missili balistici Iskander e sistemi di difesa aerea S-300 e S-400. L’attacco di droni ucraini ha causato una esplosione così potente da essere registrata come un terremoto di magnitudo 2.8, ha causato l’evacuazione della città di Toropets, situata nelle vicinanze.

Se non fossero state distrutte, le munizioni esplose nel deposito di Tver, avrebbero potuto essere utilizzate contro città e infrastrutture in Ucraina, causando inevitabilmente la morte di civili innocenti. Negli ultimi mesi il Cremlino ha deciso colpire regolarmente obiettivi civili violando qualsiasi codice di guerra. Solo in questo settembre gli attacchi russi a scuole, ospedali e altri obiettivi civili hanno causato centoundici morti tra i civili e quattrocentoquarantatré feriti. In particolare l’attacco avvenuto il 6 settembre a Kostiantynivka, ha colpito un mercato, uccidendo almeno quindici persone e ferendone oltre trenta. 

L’attacco al deposito di Tver considerato dalle autorità russe come una struttura altamente protetta, dimostra quanto sia importante mantenere la pressione sulle capacità militari russe, anche all’interno del loro stesso territorio. I droni ucraini, forniti in parte grazie al sostegno internazionale hanno mostrato al resto del mondo anche quanto sia fragile la difesa russa e quanto si sovrastimi la sua potenza militare. Nel 2018 l’allora viiceministro della Difesa russo Dmitrij Bulgakov aveva annunciato che il «moderno arsenale per lo stoccaggio sicuro di missili, munizioni ed esplosivi»di Toropets, nella regione di Tver, era dotato di “depositi in calcestruzzo avanzati, progettati per resistere ad attacchi missilistici ed esplosioni nucleari”. Ma è bastato un attacco di droni per distruggerlo. Inoltre questo attacco fa guadagnare tempo prezioso anche agli altri paesi europei del fronte orientale, riducendo la probabilità di un’ipotetica invasione russa degli Stati baltici e della Polonia. 

Giovedì 19 settembre il Parlamento europeo voterà una risoluzione per esortare i Paesi dell’UE a continuare a fornire sostegno militare e finanziario a Kyjiv, ma la maggioranza degli eurodeputati italiani, di governo e di opposizione, potrebbe astenersi e votare contro. Sarebbe un autogoal politico, e un cedimento morale, soprattutto dopo l’operazione di oggi che dimostra quanto sia cruciale questa fase della guerra. 

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