Province effervescenti Arte, moda e birra per far emergere un territorio

Biella è la città che non ti aspetti, la provincia che non ti aspetti. Uno di quei territori che non ama gridare e ostentare, ma che preferisce una praticità più silenziosa ed elegante

Biella, città di valli, di arte, di filati, di boschi, di lavoratori instancabili e di birra. Da qui siamo partiti per conoscere una cittadina diversa dall’immaginario, che proprio dalla birra ha voluto prendere il là per il racconto sul suo territorio. Biella, infatti, ha una tradizione solida ormai con il settore brassicolo artigianali, con tre birrifici (Elvo, Beer In, Un Terzo), che sono stati il nucleo iniziale di Bolle di Malto, manifestazione nata nel 2015 dalla passione di due amici, Marta Florio e Raffaele Abbattista, che hanno creduto così tanto in Biella e nei suoi dintorni da rendere la birra artigianale la miccia di partenza per la sua scoperta. Da anni questo evento vuole far rima con turismo e cultura, in un avanzare costante che ha abbinato la birra al cibo, alla musica e all’arte. «Far conoscere Biella nel modo più vero e genuino» — dicono i due organizzatori. E le presenze, sempre più numerose, anno dopo anno, confermano che la strada è sicuramente quella giusta. 

Courtesy of Bolle di Malto

Può una bevanda fare da apripista per un progetto più ambizioso e più grande? La risposta la possiamo trovare in altri esempi tutti italiani, che sul vino, e più recentemente sull’olio, hanno costruito una narrazione solida e stabile del territorio. Biella lo fa con la birra, con un evento che oggi vede riuniti più di venti birrifici artigianali italiani, con oltre trecento stili di birra proposti e la presentazione della Guida alle Birre d’Italia a cura di Slow Food, Un evento che rappresenta un unicum nel nord d’Italia, in un settore che sta crescendo in modo costante: gli ultimi dati parlano, infatti, di una rappresentazione nel mercato del ventidue per cento dei birrifici artigianali su tutti i birrifici nazionali. Ecco quindi che nasce «la necessità di valorizzare questo prodotto d’eccellenza, sostenendo i produttori sparsi sul territorio nazionale, attraverso l’incentivazione del turismo brassicolo» — ha dichiarato anche Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai in occasione della Giornata Internazionale della Birra — «Si tratta di un fenomeno, ispirato al più noto enoturismo, che prende sempre più piede in modo spontaneo ma che, tramite alcune novità normative potrebbe spiccare il volo, divenendo un volano di promozione dei territori stessi». L’idea è quella di costruire le «cosiddette strade della birra. Parliamo di percorsi segnalati e pubblicizzati lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali e attraverso cui le produzioni possano essere divulgate, commercializzate e fruite in forma di offerta turistica». E questo è a grandi linee anche il pensiero e l’obiettivo di Bolle di Malto, che quest’anno è andato in scena dal 26 agosto al 2 settembre, mettendo al centro proprio quel territorio da valorizzare, implementando allo stesso tempo un turismo responsabile, in grado di abbracciare le diverse sfumature e anime del biellese. 

Perché tante sono le sfumature di questa terra e tutte, probabilmente, confluiscono e hanno inizio in un unico punto: l’acqua e i suoi torrenti, che qui circondano le valli, le nutrono e ne segnano i confini. Ecco perché in questa edizione di Bolle di Malto è stata inaugurata anche la mostra “Di acqua e di Terra”, un progetto, curato dall’associazione Ancos con le fotografie di Silvano Pupella, in cui l’acqua è il mezzo per raccontare le storie del biellese e della sua economia, con un percorso attraverso le persone, i luoghi  e i ricordi. L’acqua è infatti quell’elemento che se da una parte rende le birre di questo territorio accattivanti e piene di personalità, dall’altra ha sempre giocato un ruolo decisivo nell’economia di Biella, conosciuta nel mondo per la sua industria tessile. Qui ci sono i nomi che hanno reso grande l’Italia nel settore della moda, con imprenditori che hanno saputo creare valore non solo per le loro aziende, ma restituendolo al territorio stesso. Tra tutti Ermenegildo Zegna, che qui è riuscito a ideare ben più di un marchio, ma ha voluto dar vita a spazi di condivisione per la collettività, a partire dalle infrastrutture più banali, potremmo dire, come ad esempio le strade, che qui un tempo non esistevano e rendevano complicati i collegamenti tra le varie valli. Zegna ha cambiato il corso delle cose, e della viabilità, costruendo una panoramica, una piscina, un ospedale e anche un’oasi che oggi porta il suo nome. 

Il progetto Oasi Zegna è infatti uno spazio verde di oltre cento chilometri quadrati,  con un bosco chiamato “Del sorriso”, che rappresenta un cammino esperienziale nella natura dell’Alta Val Sessera e vuole essere anche educativo nei confronti dei più piccoli. Un luogo ispirato a quella filosofia da cui il suo ideatore ha tratto la forza negli anni trenta dello scorso secolo per valorizzare il paesaggio e rendere il biellese e la sua azienda sostenibili, in un’epoca in cui ancora tutti questi valori non esistevano.

Un sognatore, un visionario: forse è questa la definizione che si può affibbiare a Ermenegildo, capostite di un famiglia numerosa, che ancora oggi investe nella sua terra di origine, dando lavoro, stabilità e uno scopo comune di protezione del paesaggio e della vivacità culturale di questo luogo, elementi sintetizzati anche nel progetto di Casa Zegna e della Fondazione omonima, creata dalla famiglia per dare continuità proprio a quei valori e al pensiero di Ermenegildo Zegna.

Perché Biella è anche questo: cultura e arte, che si possono respirare nei tanti palazzi signorili, oggi diventati luoghi museali, come Palazzo La Marmora o Palazzo Ferrero, entrambi custodi di una storia secolare, che ancora oggi vive nelle memorie e nei suoi abitanti.

O come la Fondazione Pistoletto e la sua Città dell’arte, luogo nato dal genio dell’artista Michelangelo Pistoletto, che qui ha realizzato uno spazio espositivo, ma anche un centro creativo in cui trovare idee e ispirazioni. 

Biella la città che non ti aspetti, lo abbiamo detto, la provincia che non ti aspetti, con un ventaglio di offerte che spaziano dall’arte fino ad arrivare al mondo del cibo, dei suoi prodotti e, ovviamente, della birra. Anche l’ospitalità prende strade diverse e particolari, come la storia di Barbara Varese, imprenditrice milanese, che è diventata proprietaria della Country House “La Bursch”, una residenza residenza del XVII secolo strutturata come un vero e proprio borgo con abitazioni collegate tra loro e circondate da un parco privato che affaccia sul torrente Cervo. Qui Barbara ha creato il suo angolo di mondo, totalmente riscritto attraverso il linguaggio del territorio che lo ospita e un ristorante guidato dalla giovanissima chef Erika Gotta. 

Courtesy of La Bursch

Ospitalità, ristorazione che trova qualità nei dettagli e anche prodotti da cui ancora una volta emerge lo stretto rapporto tra le genti di questi luoghi, il territorio e la sua acqua. Si sa, in Piemonte i formaggi li sanno fare con una certa padronanza del mestiere. Biella non fa eccezione e lo dimostra anche il Museo Forma, realizzato dal Caseificio Rosso di Sordevolo, uno spazio in cui si racconta l’iter della produzione del formaggio, attraverso un percorso per immagini, strumentazione d’epoca e ovviamente degustazioni.

Anche qui c’è la storia antica di una famiglia e del suo latte di alpeggio, che si declina in prodotti dall’aroma deciso e dal piglio sicuro degli allevatori della zona. Tra tutti il Maccagno, un formaggio a pasta morbida, a media maturazione, di latte intero pastorizzato, che prende il nome dall’alpeggio omonimo sotto il Monte Cossarello, a nord di Biella. Pare che fosse il formaggio preferito dalla regina Margherita di Savoia e da Quintino Sella, ma non sappiamo quanto ci sia di vero o di romanzato. Di sicuro quel che conta ancora oggi è che si tratta di un formaggio talmente morbido al palato da diventare quasi una coccola, magari da assaggiare dopo un risotto fatto con il riso di Baraggia Biellese, primo e unico riso DOP italiano Qui si producono anche formaggi che trovano sapienti alleati proprio nella birra biellese, come ad esempio il Margot, fatto con latte della razza alpina “Pezzata Rossa d’Oropa” tipica di queste valli e e la birre artigianali di Enrico Terzo. O ancora formaggi perfetti per la “pulenta cunscia“, insieme al burro di cascina.

Birra, formaggi, arte, vivacità culturale: Biella è il segno di una crescita che si muove veloce all’ombra delle grandi aree metropolitane, è il simbolo stesso di quella effervescenza provinciale che in questi anni sta prendendo piede e che ci piace. Ci piace tanto. 

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