Buona cucina e non solo Cinque buoni motivi (più due) per visitare Piacenza

Dalla colazione alla pizza, passando per salumi, pane, gelato e l’immancabile aperitivo, vi accompagniamo in alcuni dei locali più interessanti del capoluogo emiliano, e in omaggio anche due indirizzi extra fuori dalle mura cittadine

Focaccia con porchetta di Lolly’s Pizza, foto di Laura Filios

A meno di un’ora da Milano e a due da Bologna, Piacenza non è solo la città della nebbia ma la porta d’ingresso alle sue cinque valli: Val Tidone, Val Luretta, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. I colli che la incorniciano sono rinomati per la loro bellezza, ma anche per essere i luoghi dove prendono forma gli ingredienti alla base della cucina tipica e i famosi vini dei Colli Piacentini. Prima di lasciarsi alle spalle la pianura, vale dunque la pena fare una tappa in città, dove non mancano le attrazioni culturali come la Galleria Ricci Oddi che ospita una collezione di arte moderna, il museo di Palazzo Farnese in cui si ricostruisce la storia di una delle famiglie che ha segnato il destino della città, e il nuovo Centro di arte contemporanea Xnl.

Le vie del centro sono popolate più da biciclette che da macchine e le distanze contenute permettono di muoversi agilmente a piedi. Tra una sosta in Piazza Cavalli e una camminata sul Facsal, il famoso passeggio pubblico alberato che corre lungo le antiche mura romane, sono diverse le tappe gastronomiche con cui allietare la propria visita. Per dormire vale invece la pena fare qualche chilometro in auto e raggiungere le colline, per passare una serata in mezzo alla natura.

Mangiare (e bere) bene in città: Bitter
«Non siamo né un ristorante, né un bar, né un’enoteca. Siamo tutto quello che proponiamo. Crediamo nella convivialità, nella condivisione e nella sinergia». Si presenta così il Bitter di Mattia Ferri, enoteca di vini naturali e cocktail bar con cucina. Vicino a Palazzo Farnese e a pochi minuti a piedi dalla centrale Piazza Cavalli, è il posto giusto da cui partire per andare alla scoperta della città.

@Bitter

Un menu corto – in carta di solito si trovano una quindicina di proposte – ma abbastanza vario da soddisfare tutti i gusti. I piatti sono delle mappe che restituiscono una geografia fatta di produttori fidati. Alcuni parlano tutte le lingue del mondo, come il mascarpone fatto in casa con zucchine alla brace, albicocche e aglio nero. Altri il dialetto piacentino, come i pisarei e fasò (pasta e fagioli) serviti come una volta, in bianco e con i fagioli dell’occhio, anziché con il sugo rosso e i più comuni borlotti. La materia di partenza è ottima – carni e pesci sempre freschi di giornata e verdure coltivate direttamente dal contadino – a volte servita con abbinamenti arditi ma centrati, altre volte lavorata con tecniche mai banali.

Mascarpone fatto in casa @Bitter

Questo vale ancor di più per la carta dei vini. Qui la scelta ricade su giovani cantine che producono vini artigiani naturali. Buona la selezione di etichette emiliane, ma c’è spazio anche per vini piemontesi, abruzzesi, veneti e per qualche chicca francese. Per chi non fosse amante del vino, può sempre provare i drink: dai classici ai più creativi, si va comunque a colpo sicuro.

Bitter
Via Camicia, 19 – Piacenza

Dove mangiare una buona pizza: Lolly’s Pizza e Focaccioni
Lorenzo Groppi, in arte Lolly, è riuscito a trasformare lo stallo di uno storico mercato rionale di Piacenza in un nuovo punto di aggregazione. Ci è riuscito con due proposte all’apparenza semplici, come il suo locale, ma di una qualità che è difficile trovare così a portata di mano: pizza e focaccioni. Autodidatta con un passato da geometra, Lorenzo a un certo punto ha deciso di assecondare la sua vera passione, quella per la pizza. E dopo alcune esperienze dietro a forni altrui e un breve master con Gabriele Bonci, a maggio 2022 ha aperto il suo Lolly’s Pizza & Focaccioni, per non lasciare spazio a eventuali fraintendimenti.

In pausa pranzo la pizza è quella in teglia alla romana. La sera invece la proposta vira sulla pala, ideale per l’asporto. Ma chi vuole può anche consumare sul posto, a uno dei tavoloni con panche che rendono l’atmosfera del locale una via di mezzo tra una vecchia bottega e una sagra di paese. Chi entra per la prima volta può rimanere intimidito dal tripudio che si trova sul bancone. I più prudenti scelgono l’approccio esplorativo iniziando con l’assaggio di una pizza e di una focaccia. È a quel punto che il vaso di Pandora si apre e si potrebbe andare avanti ad libitum se non ci fosse una coscienza a fermarti.

Pizza Monterosso, Lolly’s, foto di Laura Filios

L’impasto, sempre lo stesso per teglia e pala, è incredibilmente leggero, realizzato con farina di grano tenero a alta idratazione e lievitato ventiquattro ore. Risultato: pasta ben alveolata, croccante e friabile. Ma il cavallo di battaglia sono le farciture, mai banali e sempre abbondanti. Un grande classico è la Monterosso: pomodoro, acciughe, olive e scorza di limone, un ricordo di quando Lorenzo faceva il pizzaiolo alle Cinque Terre. Altro grande classico è la Carbonara, ma la lista è lunga e varia a seconda delle stagioni. Spesso ci sono anche dei fuori menu, come il focaccione con il cavallo crudo che arriva direttamente dalla macelleria del mercato e che si trova solo di sabato o il focaccione casatiello pensato per il periodo pasquale.

Un consiglio? Non andare troppo tardi la sera perché il rischio è di rimanere a mani vuote.

Lolly’s Pizza & Focaccioni
Mercato Rionale F.lli Alberici
Via Alberici Fratelli – Piacenza

Dove comprare del buon pane: Chiere (qui è buona anche la pizza) e Chomp
Pane profumato, di grande formato ma non solo, impastato con lievito madre e farine tradizionali. È questo che si trova in due panifici della città, Chiere e Chomp.

Definire Chiere un panificio è però riduttivo, perché il progetto di Stefano Chieregato, aperto in una zona un poco decentrata della città, è quello di un locale che racchiude le diverse passioni del suo ideatore: quella per il pane, per la pizza, per i vini naturali e per la gastronomia in generale. E infatti ogni prodotto è accuratamente scelto da Stefano in persona tra i vari produttori del territorio.

Chiere, foto di Matteo Zarbo

Da Chiere ci si viene per comprare il pane. Ogni giorno se ne trova di diverse varietà: di grano duro, di segale, ai multicereali, anche al limone se la stagione è quella giusta. Prodotti diversi, ma tutti accomunati dalla ricerca di farine, laddove possibile, locali, quindi realizzate da mugnai di fiducia o con grani provenienti da contadini conosciuti di persona. Oltre a comprarlo, da Chiere il pane lo si può anche mangiare seduti al tavolo sotto forma di panino, come la ciabattina con falafel di ceci, salsa tzatziki, melanzane e peperoncino.

La Piacentina @Chiere

Gli amanti della colazione non rimarranno delusi dalla selezione di croissant farciti sul momento e maritozzi. Questi ultimi ci sono sia con la crema pasticcera che con la panna montata. La pizza in città è diventata famosa per la sua digeribilità, un risultato raggiunto attraverso un lavoro certosino di bilanciamento dell’impasto. A questa base si aggiungono diverse farciture, dalle classiche alle più ricercate. Una creazione recente è La Piacentina, una pizza che realizzata con materie prime cento per cento piacentine e che trae ispirazione da un piatto tipico del territorio, i famosi tortelli con la coda ripieni di ricotta e spinaci.

Chiere
Via Giovanni Antonio da Pordenone, 1/a – Piacenza

Chomp – Mordi e fuggi, sazio è un’apertura più recente e si trova in una posizione strategica, perché su una strada parallela al corso principale. In questo forno si trova un pane diverso da quello dei soliti panifici della città. Con più sostanza, più profumato e che dura di più. Il motivo va ricercato nella lavorazione dell’impasto, realizzato con farine biologiche per lo più macinate a pietra e lievito madre.

A governare l’offerta un calendario del pane che varia quotidianamente ma che ha una base di cinque o sei tipologie che si possono trovare ogni giorno: grano duro, integrale, farro & semi, multicereali, Montesissa (dal nome della contadina che produce il grano). I dolci da colazione traggono ispirazione dalla tradizione nordica, per cui sul bancone spazio a cardamom buns, hot cross buns, chinnamon rolls e babka vegana. Ma anche a torte da forno vegane e non, classiche e più ricercate. Insomma la passione per i dolci qui è evidente.

Chomp – Mordi e fuggi, sazio
Via Beverora, 36 – Piacenza

Dove comprare dei buoni salumi: Salumeria Montanari
Non si può passare da Piacenza senza portare a casa qualche etto (o chilo) di salumi tipici: salame piacentino, coppa piacentina, pancetta piacentina e vista la vicinanza anche prosciutto crudo di Parma, culaccia e culatello di Zibello.

Il posto migliore dove trovare varietà e qualità è la storica Salumeria Montanari. Materia prima tracciata e stagionatura nella cantina di famiglia sono garanzia di qualità. Due le sedi: la principale nel Centro Commerciale Nuovo Montale, appena fuori città, dove c’è anche la possibilità di fermarsi a pranzo per assaggiare salumi, formaggi e altre tipicità del banco gastronomia direttamente sul posto, accompagnati da un buon bicchiere di vino. L’altro punto vendita si trova invece a Piacenza, in uno stallo del mercato coperto vicino a Palazzo Farnese.

@Salumeria Montanari

Salumeria Montanari – Mercato coperto
Piazza Alessandro Casali, 2 – Piacenza
Dal lunedì al sabato, dalle 6:00 alle 14:00 (chiuso dall’1/08 al 31/08)

Salumeria Montanari – Centro Commerciale Nuovo Montale
Via Emilia Parmense, 188 – Piacenza
Da lunedì a venerdì 7:30-14:00 e 16:30-19.30. Sabato 7:30-13:00 e 16:30-19.30

Dove mangiare un ottimo gelato: Magritte – Gelati al cubo
Gian Luca Cavi, classe 1988, apre la sua prima gelateria insieme alla compagna Giulia Filippini a Fidenza (Parma) nel 2020. Passano due anni e nel 2022 il Gambero Rosso lo premia come gelatiere emergente. Come ha fatto il poco più che trentenne piacentino a entrare nell’olimpo dei gelatai in così poco tempo?

Dopo un diploma come perito tecnico, Cavi decide di investire su sé stesso e sulla sua passione per i dolci e il gelato in particolare. I suoi trucchi li apprende da Manuele Presenti della Gelateria Chiccheria a Marina di Grosseto e da Simone De Feo della Cremeria Capolinea (Reggio Emilia), dove ha lavorato come banconista.

@Magritte

Raggiunta una certa sicurezza, Gian Luca si lancia nella sua personale avventura e la dedica a Magritte e alle sue prime opere cubiste, perché il cubo rappresenta bene le sfaccettature che compongono la sua idea di gelato. In poco meno di quattro anni arriva l’apertura del secondo punto vendita, per la gioia dei piacentini. L’inaugurazione della vetrina in via IV Novembre è di maggio 2024.

Alla base del lavoro di Cavi c’è studio e ricerca, soprattutto di ingredienti che imprimano sapore al gelato in maniera naturale, senza l’utilizzo di semilavorati. Per le creazioni dei gusti prende spunto dalle ricorrenze – come il gelato alla Pastiera o quello al Panettone – e dai prodotti del territorio da cui si lascia ispirare, come per il sorbetto di latte fresco fatto con la grappa dell’azienda agricola Distina di Castell’Arquato.

@Magritte

I grandi classici sono presenti ma declinati in base alla sua idea di gelato territoriale, come nel caso del burro-cacao, la rivisitazione della stracciatella, un gelato fatto con un burro biologico di un’azienda agricola di Parma e stracciato con cioccolato fondente monorigine realizzato in laboratorio a partire direttamente dalle fave di cacao. Gli altri due gusti che meritano l’assaggio sono la crema, il preferito di Gian Luca, e il sorbetto alla massa di cacao. Ma le abilità di Calvi non si limitano al formato gelato. Da Magritte infatti si trovano praline, torte di pasticceria, milkshake e granite.

Magritte – Gelati al cubo
Via Cavour, 72 – Fidenza (Parma)
Via IV Novembre, 152 ­– Piacenza

Dove mangiare (e bere) molto bene, fuori città: Ostreria Fratelli Pavesi
Una delle ragioni per cui si viene a Piacenza, è inutile nasconderlo, è la sua cucina. Per averne un assaggio verace vale la pena uscire di poco dai confini cittadini e andare a Gariga, località nella bassa padana alle pendici della Val Trebbia. Qui, all’interno di una vecchia corte del Novecento c’è l’Ostreria Fratelli Pavesi, meta immancabile per chi è alla ricerca di una cucina della festa, fatta di piatti che non si trovano più così facilmente, neanche cucinati dalle proprie nonne o mamme, tutti preparati con maestria.

Cervella fritte, foto Laura Filios

L’altro motivo per cui vale il viaggio è Giacomo Pavesi, nominato qualche anno fa da Slow Food migliore oste d’Italia. Istrionico ma estremamente competente, sarà lui a guidarvi nella scelta dei piatti proponendovi anche l’abbinamento con il vino giusto. Una nota di merito va infatti alla cantina che è riuscito a comporre in ormai un decennio di instancabile ricerca e che racchiude una serie di etichette rare sia per le annate che per i produttori.

Ma se l’Ostreria è diventata una meta immancabile per chi è alla ricerca di un approccio moderno al cibo della tradizione è merito anche dei suoi due fratelli, Camillo e Giuseppe. A Giacomo il compito di selezionare le materie prime, a loro quello di trasformarle in piatti iconici. Ne è un esempio la bomba di riso con il piccione, una ricetta tipica della provincia, dimenticata per anni nei ricettari di famiglia e riportata in auge proprio dai fratelli Pavesi.

Bomba di riso con piccione, foto Laura Filios

Ostreria Fratelli Pavesi
Località Gariga, 8 – Podenzano (Piacenza)

Dove dormire (e mangiare) in provincia: Agriturismo La Radice
Sembra la casa del Mulino Bianco, ma è molto meglio perché qui è tutto reale. La Radice si trova in Val d’Arda, in cima a una collina di fossili affacciata sul borgo medievale di Castell’Arquato, uno fra i più belli d’Italia. È una piccola realtà agricola, fondata da Ilaria e Roberto che coltivano ortaggi biologici di varietà rare e antiche e fiori eduli.

Alla Radice si può venire per fare incetta di verdure fresche e di stagione (il mercoledì dalle 10:00 alle 12:00 oppure su prenotazione), per mangiare al ristoro (aperto il sabato sera e la domenica a pranzo) o fermarsi a dormire in una delle stanze ristrutturate con cura, circondati dai suoni della natura.

@La Radice

Nella vita Ilaria e Roberto non hanno sempre fatto i contadini, ma in pochi anni sono riusciti a dare forma al sogno che covava nelle loro menti. Prima di tutto è venuto l’orto: seimila metri quadrati di seminativo, a cui si sommano alcuni ettari di bosco e altri appezzamenti per il sovescio (pratica agronomica che consiste nell’interramento di materiale vegetale).

Alla base del progetto, l’idea medioevale di hortus conclusus, in cui coltivare assieme piante, frutti, aromatiche e ortaggi. A guidare il tutto il principio della biodiversità, per tornare a dare spazio a varietà antiche regionali italiane. Attualmente collaborano con l’Università di Pavia che conserva i semi del loro peperone piacentino e di anguria bianca e sono produttori dell’aglio nero di Castell’Arquato.

L’agriturismo ha aperto a febbraio del 2024. A disposizione degli ospiti ci sono quattro camere matrimoniali (di cui tre attrezzate per disabili) e un trilocale ideale per le famiglie. Si può optare per il pernottamento con colazione o la mezza pensione. Tutto quello che viene prodotto in azienda finisce nei menu del pranzo o della cena, che su richiesta possono essere cento per cento vegetariani o vegani.

Partendo dall’azienda è possibile prendere il sentiero Cai A27 che conduce ai piedi del borgo caratterizzato da vicoli stretti, mura merlate, edifici storici come la rocca viscontea, la collegiata pre romanica di Santa Maria, il palazzo del Podestà e il palazzo del Duca, il torrione farnese, l’ospedale di Santo Spirito – un tempo ostello per i pellegrini di passaggio per la via Francigena e oggi sede del museo geologico Cortesi, che ospita i resti delle balene che popolavano un tempo questi luoghi.

@La Radice

La Radice – AgriturOrtoGiardino
Case Sparse Cristo, 9 – Castell’Arquato (Piacenza)

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter