Una giornata per (ri)scoprire il genio di Walter Albini tra proiezioni di video inediti e talk: un evento andato in scena a Milano martedì 22 ottobre, grazie anche alla collaborazione del Museo del Tessuto di Prato, che ospita la mostra Walter Albini il talento, lo stilista, prorogata fino al 30 novembre.
In effetti sono proprio alcune delle tematiche già presentate durante l’esibizione a essere al centro di una ulteriore indagine, condotta dal giornalista Federico Poletti insieme ad alcuni ospiti che Walter Albini lo hanno conosciuto, amato, e che con lui hanno lavorato. Al CityLife Anteo è infatti andato in scena Dietro l’immagine: Walter Albini e la fotografia di moda, video inedito curato proprio da Poletti che racconta il maestro dell’ “artificiale naturale” attraverso sei interviste ad altrettanti personaggi e una ricerca iconografica portata avanti da Arianna Sarti, organizzatrice delle attività espositive del Museo del Tessuto.
Tra gli intervistati, ad esempio, c’è Maria Vittoria Backhaus, fotografa che insieme ad Albini ha creato alcuni dei ritratti e delle composizioni che ad oggi di lui ci sono note, come gli scatti per la primavera/estate 1977 di Trell, uno dei brand la cui immagine Albini curava, nei quali lo stilista è seduto su una montagna di vestiti.
«Quando siamo tornati da un viaggio in India, Walter aveva portato una grande quantità di abiti da cui poi ha sviluppato la collezione indiana per Trell», spiega la stessa Backhaus, «e per la foto abbiamo creato una montagna di stracci su cui stava seduto come un idolo indiano con un fiore in testa. Per lui era importante inventare un racconto con una visione sempre all’avanguardia».
Il suo profilo – non semplice stilista, ma art director totale, che immaginava anche le fotografie di campagna e l’immagine che quei vestiti dovevano veicolare – viene discusso anche da Carla Sozzani, da sempre molto vicina al creativo lombardo: «Walter è stato un vero artista e la moda era solo uno dei tanti modi per esprimere la sua estetica e creatività. È stato il primo a sperimentare l’idea di unisex, il primo a ispirarsi alla strada con la collezione Guerriglia Urbana, che scatenò molte critiche, il primo a rispecchiare nella moda quello che succedeva nella strada e nella società. E per farlo ci voleva grande coraggio».
E in effetti Walter Albini non si è mai limitato alla moda per esprimere la sua idea di stile: negli anni le sue case e il loro interior design è apparso sulle più note riviste di settore, così come era noto il suo gusto per l’arte della tavola.
Casa Vogue nel dicembre 1974 pubblicò infatti un servizio, scattato sempre da Maria Vittoria Backhaus, nel quale il direttore creativo firmava le tavole per le feste natalizie, scegliendo «dal piatto allo specchio, dalla tovaglia del tavolo basso alla parete, dal centrotavola al candeliere e persino la torta», spiegava la didascalia dell’editoriale. A completare le testimonianze ci sono anche quelle di Paolo Castaldi, che sin da piccolo vive sui set dove Walter lavorava a stretto contatto con suo padre Alfa Castaldi e Anna Piaggi, e Emmanuele C. Randazzo (direttore della Fondazione Gian Paolo Barbieri) che rivela come Albini e Barbieri siano stati strumentali nel raccontare un mondo della moda che si stava rivoluzionando.
«In quegli anni la creatività partiva dai due soggetti, lo stilista e il fotografo che lavoravano insieme per dare forma a straordinari progetti. La collaborazione tra Gian Paolo Barbieri e Walter Albini parte già dal 1969 con un bellissimo editoriale per Vogue, poi nel 1971 con la sua prima sfilata Albini mette insieme design e industria facendo nascere il prêt-à-porter italiano, mentre Gian Paolo lo racconta con le sue campagne, promuovendo la nascita del Made in italy nel mondo». Un salto nel passato che, visto con gli occhi del presente, permette di capire la grandezza di un creativo che, molto tempo prima di noi, aveva già visto il futuro.