Memoria storicaUna mostra per esplorare il percorso creativo di Walter Albini

Grazie ad approfondite ricerche in archivio e competenze culturali, progettuali e tecniche, l’esposizione (prorogata fino al 14 aprile) approfondisce la vita e la carriera del padre della moda prêt-à-porter, dagli esordi fino alle sue ultime collezioni

Maria Vittoria Backhaus, Walter Albini, ritratto per la campagna pubblicitaria della Collezione Walter Albini per Trell (courtesy of Csac)

L’unico ente espositivo italiano a possedere una collezione variegata di manufatti e disegni legati a Walter Albini: basterebbe questo dato per definire lo Csac (Centro studi e archivio della comunicazione dell’università di Parma) come un luogo da visitare. Ora che la mostra dedicata allo stilista di Busto Arsizio, che porta semplicemente il suo nome, è stata prorogata (chiude il 14 aprile 2024) è l’occasione di studiare più a fondo il creativo italiano.

Un esercizio che non è solo un vezzo intellettuale, considerato che il brand dormiente – chiuso nel 1983, alla morte di Albini – è stato acquisito a maggio nella proprietà intellettuale e parte degli archivi da Bidayat, fondo di investimento svizzero guidato da Rachid Mohamed Rachid: il Ceo di Mayhoola, holding che possiede la maggioranza di Valentino e Balmain.

Studio Karim e Studio Gianni Rizzotti, Fotografia della sfilata della Collezione Walter Albini P/E 1979, Rotonda della Besana ottobre 1978, Milano, Stampa fotografica a colori, mm. 236 x 178 (courtesy of Csac)

Un corpus, quello della mostra che si compone delle donazioni di due privati: da una parte lo storico collaboratore Paolo Rinaldi, nel 1983; dall’altra, Marisa Curti, nel 1988. Curti è stata per anni socia di Albini e possedeva gran parte dell’archivio a oggi esistente. Nel 2023 sua figlia Barbara ha venduto ciò che era rimasto in suo possesso a Bidayat.

Curata da Matilde Alghisi e Paola Pagliari, il materiale a disposizione mette al centro del discorso il tratto stilistico di Albini, con i disegni a matita dello stilista realizzati nei suoi anni giovanili. In quel periodo – arrivato da Torino dopo aver studiato come unico allievo uomo all’Istituto d’Arte, design e moda – si trasferisce a Parigi, dove realizza illustrazioni. E oltre a realizzarne per lavoro, abbozza su quei fogli giacche e scenette che vede e immortala durante le sfilate.

Walter Albini, Groupage pubblicitario, Collezione P/E 1973, 1972, stampa a colori su carta, mm. 370 x 634 (courtesy of Csac)

Più avanti, verranno i bozzetti veri e propri: realizzati su carte preziose, a matita, a china, con matite colorate, con pastelli e pennarelli, evidenziano la sua mano pesantemente influenzata dal liberty, così come dagli anni Trenta e Quaranta – sua dichiarata ossessione stilistica – Coco Chanel, il Bauhaus e il costruttivismo, insieme a motivi di matrice viennese. Su quei fogli non sono disegnati solo gli abiti, ma anche il taglio di capelli di chi li indossa, i gioielli coordinati schizzati a china, microscopici dettagli che nella mente di Albini sono già chiari.

Oltre agli innumerevoli disegni, nei catalogatori presenti allo Csac, quelli realizzati negli anni Sessanta da Sotsass e i cui cassetti sono rinominati con le iniziali dello stilista – WA–, si possono scoprire fotografie dell’epoca. Si rivedono così le sue prime sfilate, quella Collezione unitaria che sancì l’inizio del Made in Italy e il trasferimento della moda da Firenze a Milano, la sfilata a Venezia in piazza San Marco, sulla quale le leggende raccontano di ospiti fatti arrivare in aerei privati e feste senza limiti nella casa privata dello stilista nella città lagunare.

Walter Albini, Disegno per illustrazione pubblicitaria, 1972, matita su carta, mm. 480 x 330 (courtesy of Csac)

Anche le sue case – altri luoghi sinonimo del Genius loci –, sono ritratte in diversi scatti provenienti dai giornali di interior dell’epoca: per l’occasione Albini non solo prestava la sua abitazione, ma allestiva anche la tavola per realizzare shooting dedicati alla mise-en-place. La collezione bandierine, quella con il vestito stampato con le stelle che lui regalò all’amica Anna Piaggi (moglie di Alfa Castaldi, storico fotografo della Milano del Jamaica, che ha spesso scattato le collezioni di Albini); gli esperimenti di styling di Vestire è un po’ partire, sfilata performance del 1976 nella quale si fa ritrarre da amici fotografi come modello della sua collezione uomo, creando non solo un guardaroba, ma anche un personaggio.

Nel percorso di scoperta c’è tutto questo, insieme a oggetti che non erano mai stati esposti prima, alcuni dei quali sconosciuti anche a chi, la figura di Albini, l’ha studiata invece a fondo. Non solo gli occhialini da aviatore della collezione Vestire è un po’ partire, ma anche quelli che sono probabilmente i calchi dei falli realizzati dallo stilista per una mostra alla galleria Eros nel 1977, dove le sculture erano vestite a ricordare alcuni suoi specifici colleghi. Tra questi memorabilia, rifulge anche un busto dello scultore, che era stato ospitato – senza ragione apparente –, all’interno del ristorante di Fiorucci.

Fotografia di sfilata, Sala d’oro del Circolo del Giardino, Milano, Collezione A/I 1972-1973, 7 aprile 1972, Stampa fotografica a colori, mm. 238 x 172 (courtesy of Csac)

Dispiace che questo importante patrimonio storico non sia stato del tutto esposto. Negli archivi dello Csac ci sono infatti infiniti ritagli di giornale dei magazine dell’epoca, insieme a groupages, lettere e telegrammi indirizzati ad Albini. Uno su tutti, che chi scrive ha scoperto per caso scartabellando tra i catalogatori della mostra – accompagnati dalla curatrice Alghisi –, il telegramma con il quale Gianni Versace si congratulava per il successo dello stilista bustocco e la vera maschera di piume che Albini indossò per una cena di gala a Villa d’Este, rievocando, con il suo fascino, il Black and White Ball di Truman Capote.

Si spera che questa proroga della mostra possa così portare maggiore attenzione al reale padre della moda italiana, a ormai quarant’anni dalla sua morte, sancendone il ritorno non solo nell’agone del calendario delle sfilate – anche se a oggi Bidayat non ha fornito informazioni su quali saranno le prossime mosse nella creazione dell’ufficio stile dedicato – ma anche, finalmente, nella nostra memoria storica.

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