Il gruppo libanese Hezbollah ha dichiarato venerdì di essere entrato in una nuova e più aggressiva della sua guerra contro Israele dopo l’uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, morto mercoledì.
Si potrebbe pensare che la scomparsa dell’uomo che ha pianificato un attacco in cui sono morte milleduecento persone in Israele e sono stati catturati più di duecentocinquanta ostaggi avrebbe contribuito a far progredire i lavori, ormai in stallo, per porre fine alla guerra.
Ma nella regione si levano voci diverse, di ben altro tono. «Oggi abbiamo regolato i conti. Oggi il male ha ricevuto un colpo ma il nostro compito non è ancora stato completato», ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una dichiarazione video registrata dopo la conferma della morte avvenuta giovedì. «Alle care famiglie degli ostaggi, dico: questo è un momento importante nella guerra. Continueremo a pieno regime finché tutti i vostri cari, i nostri cari, non saranno a casa». E anche dall’Iran sono arrivati messaggi tutt’altro che concilianti: «Il nostro spirito di resistenza sarà rafforzato dopo la morte di Sinwar», hanno fatto sapere dall’ufficio di Teheran alle Nazioni Unite.
Nel corso dell’ultimo mese Israele ha lanciato una campagna terrestre in Libano e ora sta pianificando una risposta all’attacco missilistico del 1° ottobre condotto dall’Iran, alleato di Hamas e di Hezbollah.
In occidente invece si ripete da diverse ore – cioè da quando è arrivata la notizia – che la morte dell’uomo che aveva ideato e organizzato gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 – quelli che hanno innescato la guerra a Gaza – sono un’opportunità per un futuro di dialogo e di pace in Medio Oriente.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha parlato telefonicamente con Netanyahu per congratularsi con lui, ha affermato che la morte di Sinwar offre l’opportunità di porre fine finalmente al conflitto a Gaza e di riportare a casa gli ostaggi israeliani. Gli Stati Uniti vogliono avviare i colloqui su una proposta per raggiungere un cessate il fuoco e garantire il rilascio degli ostaggi, come ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, definendo Sinwar il «principale ostacolo» alla fine della guerra: «Quell’ostacolo è stato ovviamente rimosso. Non posso prevedere cosa comporterà questo, e non posso dire che chiunque sostituisca Sinwar accetterà un cessate il fuoco, ma è stato rimosso quello che è stato negli ultimi mesi il principale ostacolo per ottenere un cessate il fuoco».