Un confronto stranamente civile ed educato. Così i giornali americani hanno definito il dibattito televisivo tra il democratico Tim Walz e il repubblicano J.D. Vance, l’unico confronto tra i candidati vicepresidenti prima delle elezioni americane di novembre. I due hanno discusso della crisi mediorientale, di immigrazione, economia, armi, tasse, aborto e cambiamento climatico, facendo emergere non solo le differenze politiche dei due vice – ma senza attacchi personali – ma a sorpresa anche molti punti in comune.
«Abbiamo perso il conto di quante volte hanno detto: sono d’accordo», ha commentato Nancy Cordes, capo del team dei corrispondenti CBS alla Casa Bianca. Di certo, i toni sono stati molto diversi rispetto al dibattito che si era tenuto a settembre tra i candidati presidenti Kamala Harris e Donald Trump.
Vance e Walz hanno evitato quasi sempre attacchi personali, in un clima cordiale. Come ha scritto il New York Times, i due sono riusciti a portare a termine «l’obiettivo principale di un dibattito tra vicepresidenti», ovvero quello di non danneggiare il rispettivo candidato alla presidenza.
Per prima cosa hanno risposto a una domanda sulla situazione in Medio Oriente, ma entrambi non hanno spiegato chiaramente se sosterrebbero un eventuale intervento militare di Israele contro l’Iran.
Tra le varie cose, Vance si è rifiutato di dire che Trump ha perso le elezioni presidenziali del 2020 vinte da Joe Biden, sostenendo che Trump abbia «ceduto il potere in maniera pacifica» (quando invece aveva fomentato l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021). Gli è stato anche chiesto dei suoi primi commenti critici su Trump, su cui ha detto di essersi sbagliato.
Walz invece ha ammesso di aver mentito sul fatto di essere stato in Cina durante le proteste di piazza Tiananmen del 1989, sostenendo di essersi confuso. I momenti migliori di Walz sono stati nelle discussioni su temi forti del Partito democratico, in particolare su aborto e armi. Il candidato vicepresidente democratico ha rivelato che il figlio diciassettenne ha assistito a una sparatoria.
Vance ha fatto emergere un approccio nuovo e più sfumato sull’immigrazione rispetto alle «mass deportation» di cui aveva parlato Trump, ammettendo che i divieti di aborto – da lui sostenuti – possono essere dannosi per alcune donne. Walz, da parte sua, ha annuito a molte delle risposte di Vance. Il candidato vice di Trump ha parlato anche di congedo familiare retribuito e Walz ha detto addirittura che alcune di queste idee potrebbero essere incorporate nei piani di Harris.
Questo non vuol dire che non ci fossero punti di conflitto. Vance ha ripetutamente accusato la vicepresidente Harris di contribuire a creare crisi al confine e nell’economia. Walz ha denunciato il rifiuto di Vance di condannare l’attacco del 6 gennaio e la sua riluttanza a impegnarsi a riconoscere i risultati se Trump questa volta perdesse.
Verso la fine del dibattito, i due hanno concordato che si sarebbero stretti la mano dopo le elezioni e avrebbero offerto all’altro il loro sostegno, indipendentemente da chi avesse vinto.