A metà del semestre di presidenza di turno di Budapest del Consiglio dell’Ue, oggi il primo ministro ungherese Viktor Orbán presenterà al Parlamento europeo le sue priorità, dopo averle rivelate in anticipo ieri durante una conferenza stampa. Al centro del suo discorso ci sono stati i migranti e il controllo delle frontiere sono stati. Orbán ha dichiarato anche che l’Ucraina non può vincere la guerra contro la Russia e che sono necessari il dialogo e il cessate il fuoco.
Gli eurodeputati dei partiti centristi e di sinistra si stanno preparando alla battaglia. «Dal 2015, tutti hanno detto che sono un idiota… o in qualche modo malvagio» per aver sostenuto limiti agli ingressi dei migranti, ha detto Orbán in conferenza stampa. Il primo ministro ungherese ha detto che stapperà «diverse» bottiglie di Champagne se Trump vincerà le elezioni americane del 5 novembre. Osservando che il voto avverrà solo pochi giorni prima che i leader dell’Ue si riuniscano a Budapest per un vertice informale. Questa è «l’occasione più appropriata», ha detto, per formulare una risposta europea alla nuova realtà se Trump dovesse vincere. «Sarebbe comunque una giornata fantastica per l’Ungheria».
Intanto, il ministro delle Finanze ungherese Mihaly Varga ieri ha detto che l’Ungheria rinvierà l’accordo finale su un prestito di 50 miliardi di dollari del G7 all’Ucraina a dopo le elezioni americane.
Alla domanda in conferenza stampa sull’attuale debolezza del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron, Orbán ha offerto una versione conciliante. «La differenza è che abbiamo una maggioranza stabile in patria», ha detto, parlando di sé. Con governi divisi e coalizioni fragili, mostrare «una forte leadership personale è molto difficile».
Orbán, è bene precisarlo, ha mantenuto la sua maggioranza stabile in patria, in gran parte, reprimendo l’opposizione politica, consolidando i media e minando lo stato di diritto. Ma ci sono diversi segnali di difficoltà per lui in patria. Uno si chiama Péter Magyar, ex di Fidesz, il cui nuovo partito politico ribelle, Tisza, ha ottenuto il 30 per cento dei voti alle elezioni del Parlamento europeo. Per lui, emerso come lo sfidante più serio di Orbán ed eletto con il Partito popolare europeo, oggi sarà probabilmente una sorta di debutto sulla scena europea.
Un dossier di Tisza sui fallimenti di Orbán, visionato da Politico, evidenzia i punti in cui Orbán non riesce a realizzare le sue priorità interne. Tra le varie cose, c’è il mancato aumento dei tassi di lavoratori stranieri che entrano in Ungheria, mentre il Paese sperimenta una fuga di cervelli di ungheresi più giovani e qualificati. Nel dossier, si sostiene inoltre che l’Ungheria si sta rivolgendo alla Russia e alla Cina per chiedere prestiti per finanziare il debito nazionale in forte aumento.
Ma oltre al Partito popolare europeo, che si presume concederà molto tempo all’intervento di Magyar, anche altri gruppi vorranno il loro momento per accusare Orbán per il suo arretramento democratico, i contatti con Mosca e Pechino e gli attacchi ai diritti Lgbtq+.
«Ci vediamo domani», ha twittato la leader di Renew Valérie Hayer, insieme a un video che inizia con una vecchia clip dell’ex presidente della Commissione Jean-Claude Juncker che saluta Orbán come «dittatore» e gli dà uno schiaffo sulla guancia.