Gli elettori della Moldavia hanno votato “sì” al referendum che chiedeva di scegliere se inserire nella Costituzione del Paese un percorso di adesione all’Ue prevale di pochissimo il voto favorevole. Lo spoglio si è concluso soltanto lunedì, nel tardo pomeriggio di lunedì. il “sì” ha ottenuto il 50,46 per cento dei voti, cioè 751.235 preferenze totali, contro i 737.639 del “no”, cioè il 49,54 per cento del totale. Un messaggio politico fortissimo da parte dei cittadini, che non hanno ceduto alle influenze e alle minacce da parte della Russia, dimostrando di voler far parte dell’Ue.
Domenica 20 ottobre, nel piccolo Paese che si trova tra Romania e Ucraina, si è votato anche per le elezioni presidenziali e la prima ministra uscente, l’europeista Maria Sandu, andrà al ballottaggio con il candidato del Partito Socialista Alexandru Stoianoglo.
Il voto al referendum non è vincolante per l’adesione della Moldavia all’Ue, ma è chiaramente un segnale politico nella corsa del Paese verso l’occidente. Nel quesito viene ribadita «l’identità europea del popolo della Repubblica di Moldavia» e «l’irreversibilità del percorso europeo», dichiarando «l’integrazione nell’Unione europea come obiettivo strategico».
Il referendum per il cambio della Costituzione è stato voluto dalla presidente europeista Maia Sandu, che ieri ha ottenuto circa il quarantadue per cento dei voti, mentre Stoianoglo poco più del ventisei. Il terzo candidato, Renato Usatii, espresso dal partito populista, conservatore e filorusso Il Nostro Partito, si è fermato sotto il quattordici.
I risultati comunque sono sembrati in ogni caso sorprendenti, dal momento che secondo tutti i sondaggi in Moldavia c’è un sostegno piuttosto ampio per l’ingresso nell’Unione europea: è vista dalla maggior parte degli osservatori come un’occasione di crescita economica e di integrazione con l’Occidente per uno dei Paesi più piccoli e più poveri d’Europa, con circa 2,5 milioni di abitanti.
Sandu ha detto che «gruppi criminali che lavorano con le forze straniere» avrebbero minato il referendum. Nella giornata elettorale le autorità elettorali moldave hanno segnalato grande affluenza nei seggi di Francia, Italia, Turchia, Romania, Belgio o Russia. In Romania, in particolare, a metà giornata si registravano lunghissime code al di fuori dei seggi allestiti a Bucarest. Il ministero degli esteri moldavo ha anche parlato di code create artificialmente nei due seggi di Mosca, per ostacolare le operazioni di voto.
La Commissione elettorale pur registrando diversi incidenti ha dichiarato valido il voto, che ha visto un’affluenza piuttosto alta al 51,5 per cento. Nel primo pomeriggio di lunedì 21 ottobre ci sarà la valutazione sul voto degli osservatori Ocse.
La polizia moldava ha denunciato anche alcune gravi violazioni del processo elettorale, segnalando in particolare trentaquattro episodi come schede fotografate o danneggiate, voti comprati, manifestazioni non autorizzate, o il trasporto organizzato degli elettori. Nei giorni scorsi erano scattate centinaia di arresti.
Mosca nega ogni coinvolgimento. Ma a rendere il quadro più minaccioso, si aggiunge anche la presenza di circa duemila soldati russi di stanza alle porte della Moldavia, nel territorio dell’autoproclamata repubblica indipendente filo-russa della Transnistria, non riconosciuta dai Paesi Onu, per i quali è formalmente parte della Moldavia.