La perturbazione che tra martedì e mercoledì ha colpito il Sud-est della Spagna ha causato più di centocinquanta morti, migliaia di sfollati e un numero ancora imprecisato di dispersi. La zona più colpita finora è la Comunità Valenciana, dove in alcune località la pioggia ha superato i quattrocento litri al metro quadrato: le alluvioni hanno interessato negli ultimi giorni anche altre regioni, tra cui Murcia, Andalusia e Castiglia-La Mancia. Mentre il calcolo delle vittime e dei danni continua a salire, iniziano anche a emergere le responsabilità politiche ed economiche che hanno reso più letale l’impatto dell’evento meteorologico estremo sulla popolazione.
Negli anni Ottanta, i climatologi spagnoli hanno coniato un acronimo per indicare il fenomeno meteorologico che ricorre a inizio dell’autunno e della primavera nel Mediterraneo occidentale: Dana, ossia “depressione isolata ai livelli alti”. La Dana porta spesso con sé forti tempeste che sono il risultato dell’incontro ad alta quota tra una corrente di aria polare e l’aria calda e umida del mar Mediterraneo. In questo caso, «la Dana era prevista in una zona relativamente pericolosa, ovvero il sud-est della penisola», ha spiegato il meteorologo Francisco Martín León.
In questa regione, infatti, a detta dell’esperto, la perturbazione interagisce con l’orografia della zona e genera un sistema di bassa pressione secondaria nel nord dell’Algeria, creando un ambiente ideale allo sviluppo di intensi temporali. Inoltre, «il cambiamento climatico sta aumentando la temperatura del Medierraneo, che si trasforma in una tanica di benzina: quando arriva un’ondata di aria fredda, il risultato può essere esplosivo», ha aggiunto.
Di fronte alla gravità della perturbazione, martedì mattina l’agenzia spagnola di meteorologia (Aemet) ha diffuso l’allerta rossa per piogge torrenziali nella provincia di Valencia. Il governo della regione, tuttavia, ha dichiarato lo stato di allerta di livello due solo verso sera: anche l’attivazione del sistema di avviso alla cittadinanza e il via libera all’intervento degli aiuti militari in caso di emergenza sono arrivati alle 20 di martedì sera. Nel frattempo, molte delle strade erano già allagate, rendendo impossibile l’arrivo degli aiuti nelle zone più colpite.
Alcune persone hanno affermato di aver ricevuto l’avviso del governo regionale mentre si trovavano già sul tetto delle loro case o intrappolate in macchina, in un negozio o al lavoro. In poco tempo, il numero di emergenza della regione è risultato irraggiungibile a causa dell’enorme numero di richieste di aiuto: i cittadini hanno iniziato quindi a chiedere aiuto sui social network, dove però sono state diffuse anche numerose notizie false che hanno reso meno efficace l’intervento dei soccorsi.
Giornalisti e cittadini si interrogano oggi sulle responsabilità del governo della Comunità Valenciana, guidato dal politico di centrodestra Carlos Mazón. Tra l’avviso dell’agenzia spagnola di meteorologia e l’allerta della regione, infatti, sono trascorse più di dodici ore. Lo stato di allerta di livello due (il massimo è il livello tre) prevede inoltre che la regione possa chiedere l’aiuto dello Stato nella gestione dell’emergenza, una richiesta che non è arrivata al governo centrale.
Infine, come ha ricordato il giornale spagnolo El Salto, una delle prime misure attuate da Mazón dopo essersi insediato nel luglio del 2023 era stato lo smantellamento dell’Unidad Valenciana de Emergencias (Uve), un sistema di coordinamento pensato per accelerare la risposta istituzionale di fronte alle emergenze creato dal precedente presidente della regione, il socialista Ximo Puig, in seguito ai disastri provocati dalla Dana nella zona meridionale della Comunità Valenciana nel 2019 (sei vittime, quattromila persone evacuate e ottanta strade distrutte).
L’anno scorso, Mazón aveva paragonato il sistema promosso dal suo predecessore a un «chiringuito» e uno spreco di soldi pubblici: questa settimana, il governo regionale è tornato a difendersi affermando che la Uve era un «ente fittizio» destinato a creare «posti di lavoro per dare uno stipendio a qualche raccomandato». Nonostante in passato abbia dimostrato segni di scetticismo, oggi il centrodestra spagnolo riconosce l’esistenza del cambiamento climatico nei suoi programmi: lo stesso non si può dire per il partito di estrema destra Vox, senza il cui sostegno il centrodestra non sarebbe al governo nella Comunità Valenciana, che ha fatto del negazionismo climatico una delle sue bandiere e che in passato è arrivato a proporre la chiusura delle agenzie meteorologiche.
Le responsabilità politiche, però, non si limitano alla gestione puntuale dell’emergenza. Secondo un’inchiesta del giornale spagnolo ElDiario.es, almeno un milione di abitazioni in Spagna sono state costruite in zone a rischio di inondazioni: a Valencia, la percentuale è del cinque per cento e a Murcia arriva fino al diciassette. Nelle province più colpite dall’ultima Dana, il numero di case costruite in queste zone sono circa duecentottantamila. Dagli anni Sessanta in poi, infatti, i comuni e le regioni hanno dato il via libera allo sviluppo urbanistico in aree inondabili, sulla costa o vicino a fiumi e torrenti. Nel 2007 la Spagna ha adottato la prima normativa europea sulla gestione delle inondazioni: il regolamento che limita i permessi per costruire nelle zone inondabili è stato approvato però dieci anni dopo, nel 2016.
Negli ultimi giorni, molti utenti hanno iniziato a chiedere sui social le dimissioni del presidente della Comunità Valenciana attraverso l’hashtag #MazonDimision. Su Instagram, l’account dana_denuncies ha raccolto e pubblicato le segnalazioni di lavoratori e lavoratrici obbligati dalle loro aziende a lavorare durante l’alluvione: la maggioranza delle testimonianze riguardano supermercati, aziende di trasporti, catene di ristoranti e negozi come Burger King, Ikea e Leroy Merlin, ma anche servizi pubblici come le poste cittadine.
Di ritorno dal suo viaggio in India, il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato giovedì che il governo non «lascerà da soli gli abitanti della Comunità Valenciana. La priorità ora è incontrare i dispersi e poi mettere a disposizione tutte le risorse che serviranno per ricostruire». Nel frattempo, l’Agenzia meteorologica spagnola ha esteso l’allerta rossa anche alla provincia di Castellón de la Plana, che si trova al Nord della città di Valencia e quella arancione alle province circostanti, al confine con l’Aragona e la Catalogna, e a quella di Cadice, in Andalusia. L’allerta gialla continua a interessare gran parte della Comunità Valenciana e dell’Estremadura, così come alcune province andaluse e catalane.