Tbilisi, EuropaCarrère, Zourabichvili e il sogno europeo della Georgia

Lo scrittore francese e la presidente georgiana sono cugini di secondo grado. Lui racconta la minaccia del terrorismo in Europa, mentre lei incarna la lotta politica per sfuggire alla sfera di influenza russa, sognando il possibile ingresso nell’Unione europea

LaPresse

Bruxelles. 8 febbraio 2024. Emmanuel Carrère presenta al Teatro Bozar il suo ultimo libro V13. Tbilisi, 8 febbraio 2024. Irakli Kobakhidze diventa primo ministro della Georgia. Apparentemente tra i due eventi non c’è collegamento. Eppure qualche volta la realtà supera la narrativa. Non è una presentazione facile quella di Carrère. Il suo libro è la cronaca giudiziaria del processo sugli attentati terroristici del Bataclan, avvenuti a Parigi il venerdì 13 dell’anno 2015. Lo scrittore ha seguito l’intero processo, seduta per seduta; ha scovato le storie degli uccisi e dei sopravvissuti, ha ascoltato testimonianze, interrogatori e sentenze, e ne ha dato conto in V13. Ne parla a Bruxelles, capitale del Paese in cui parte di quegli attacchi furono progettati, e nel quale i terroristi prima e dopo si sono rifugiati. Tanto che, dalle indagini e dalle testimonianze, la polizia belga, frazionata e poco collegata tra le varie communes, non ne esce bene.

«Entro il 2030 la Georgia sarà il Paese candidato più pronto per l’adesione all’Ue», assicura il neo primo ministro Irakli Kobakhidze all’Alto Rappresentante Josep Borrell, a conclusione dell’ottava sessione del Consiglio di Associazione Ue-Georgia a Bruxelles. Kobakhidze era diventato primo ministro georgiano passando dalla guida del partito Sogno georgiano a quella del governo; viceversa, il suo omonimo, ma non omologo, Irakli Garibashvili, lasciava il primo posto del governo per andare a ricoprire quello da leader del partito. Ed era stato proprio quest’ultimo a presentare domanda di adesione all’Unione europea all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Emmanuel Carrère si trovava a Mosca quando la guerra d’aggressione in Ucraina è iniziata, e a Mosca è rimasto durante la prima settimana di guerra, inviando reportage in Francia. Come la maggior parte dei corrispondenti occidentali, è dovuto rientrare a seguito dell’approvazione della cosiddetta legge sulle fake news, che prevede fino a quindici anni di carcere per chi diffonde notizie diverse da quelle veicolate dal Cremlino, o per chi dice «guerra» anziché «operazione speciale».

Carrère racconta dei suoi amici lasciati in Russia, dispiaciuto per chi vi è rimasto e per chi ha deciso di andarsene. È molto affezionato alla Russia, ne ha scritto molto e ci ha vissuto per qualche periodo: nel 2006, dopo l’assassino della giornalista Anna Politkovskaya, Carrère si è recato a Mosca. Là, per caso, sembra che abbia incontrato il controverso personaggio Eduard Limonov, protagonista di uno dei suoi libri più famosi. Ma seguiamo la nostra vicenda. La madre dello scrittore, Hélène Carrère d’Encausse, tra l’altro deputata europea negli anni Novanta, aveva origini russe e georgiane. Il suo cognome da nubile era Zourabichvili, lo stesso della presidente della Repubblica di Georgia, Salomé Zourabichvili. In effetti, la madre di Carrère e la presidente georgiana sono cugine. La trama si infittisce.

Il 26 ottobre 2024 si sono svolte le elezioni parlamentari in Georgia. Sogno georgiano – il partito filorusso al governo da dodici anni – ha ottenuto oltre il cinquantaquattro per cento dei voti. I quattro partiti filoeuropei di opposizione, che i sondaggi davano complessivamente sopra il cinquanta per cento, si sono fermati al trentasette per cento. La presidente Zourabichvili non ha riconosciuto il risultato ed ha accusato la Russia di aver manipolato i voti. Zourabichvili è poi scesa in piazza, come tante altre volte aveva fatto, insieme a migliaia di georgiani, «il popolo della Georgia libera», come li ha definiti. Nel paese caucasico dove l’ottanta per cento dell’opinione pubblica si è dichiarata a favore dell’ingresso in Ue, le strade si sono ricoperte di bandiere georgiane ed europee, e soprattutto di cittadini che protestavano. 

La stessa cosa era successa anche in occasione della contestata legge d’ispirazione russa “agenti stranieri”, che obbliga qualunque organizzazione riceva almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero a iscriversi a un registro speciale. Le manifestazioni erano durate più di un mese consecutivo. e su quella legge la Presidente Zourabichvili mise il veto; ciò, tuttavia, servì solo a guadagnare del tempo, poiché il Parlamento, a maggioranza, lo aggirò. Da quel momento, Salomé Zourabichvili è de facto diventata leader dell’opposizione.

Zourabichvili è nata a Parigi nel 1952 da genitori georgiani immigrati in Francia a seguito dell’invasione sovietica. Lì si è formata ed è diventata una diplomatica di carriera, lavorando a Roma, alle Nazioni Unite, a Washington – dove si occupava degli affari tra Stati Uniti e Russia; per finire, a Bruxelles ha ricoperto la carica di primo segretario della Missione permanente della Francia presso la Nato. 

Pur parlandone la lingua e avendone respirato la cultura, ha visitato per la prima volta la Georgia solo a trentaquattro anni, con sua madre. In un’intervista, ebbe a dichiarare che sperava un giorno di poter lavorare a contatto con il suo paese di origine. Non immaginava, in quella occasione, che nel 2003 sarebbe stata nominata Ambasciatrice di Francia in Georgia. Soprattutto, non immaginava che l’anno successivo sarebbe diventata Ministro degli affari esteri georgiano. 

Con una mossa diplomatica singolare, nel 2004, la futura presidente di Georgia ottenne la cittadinanza georgiana, a seguito di una decisione congiunta (convertita in decreto) del Presidente francese Jacques Chirac e dell’appena eletto Presidente georgiano Mikheil Saak’ashvili. Così, Salomé Zourabichvili, mentre da Ambasciatrice francese accompagnava Saak’ashvili in Francia in visita da Chirac, si trovò a ricoprire la carica di ministro degli affari Esteri della Georgia. Fu il primo caso in cui la Georgia concesse la doppia cittadinanza a una straniera. E sarà anche il primo caso di una donna divenuta ministro degli Esteri in Georgia, nonché – anni dopo – addirittura presidente della Repubblica. 

Tutto ciò avvenne nel contesto politico della cosiddetta Rivoluzione delle Rose. Allora come oggi, infatti, si tennero contestate elezioni parlamentari. La missione internazionale composta da Osce, Parlamento europeo e Consiglio d’Europa, dichiarò che le elezioni del 2003 non rispettavano standard tali da poter essere considerate libere e democratiche. Le proteste presero il sopravvento e oltre centomila persone si riversarono in strada. Alla fine, il presidente Eduard Shevardnadze si dimise e furono indette nuove elezioni presidenziali – che si rivelarono un plebiscito per Saak’ashvili – e parlamentari. Già nel 2006, Salomé Zourabichvili scriveva che con l’allargamento dell’Unione europea, e come dimostrava anche la crisi del gas russo, il cortile della democrazia europea non poteva non comprendere l’Ucraina e la Georgia. Affermazioni che oggi risuonano molto attuali. 

Da ministra, infatti, ha sempre lavorato per una politica volta all’ingresso della Georgia sia in Ue che nella Nato. Dopo una serie di controversie con il Parlamento e con il governo, Zourabichvili fu destituita dal governo. Nel 2018 Salomé Zourabichvili rinuncia alla cittadinanza francese. La Costituzione georgiana, infatti, impedisce alle persone con doppia nazionalità di diventare presidenti, e lei vuole concorrere alla Presidenza della Georgia. E presidente della Repubblica Zourabichvili lo diventerà; candidata indipendente, avrà il sostegno anche di Sogno Georgiano e del suo fondatore l’oligarca Bidzina Ivanishvili, suo maggiore oppositore, e oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo. Pur non ricoprendo più cariche ufficiali, si sospetta che egli sia ancora molto influente nella politica georgiana, nonché legato per interessi personali e commerciali al Cremlino. La presidente continua a credere nella sua cittadinanza georgiana. Credendo nel sogno europeo.

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