Entro il 2027, il mercato del fast fashion varrà, nel mondo, circa 185 miliardi di dollari. Un dato che è ancora più stupefacente se si pensa che questo stesso mercato, appena due anni fa, valeva solo negli Stati Uniti 106 miliardi. Secondo Statista, i brand che capeggiano questa rivoluzione sono ovviamente H&M e Zara, che in questi anni si sono scambiati più volte il titolo di brand di fast fashion con il più alto valore di mercato, anche se a crescere, in proporzione, più di tutti è stato l’ultra-fast fashion di Shein, che in soli due anni, tra il 2020 e il 2022, ha più che raddoppiato il suo giro d’affari negli Stati Uniti.
Se abbiamo già parlato un paio di puntate fa di come i brand di fast fashion stiano cambiando la propria immagine per nobilitarsi agli occhi del grande pubblico – con campagne firmate dai grandi nomi della moda, dietro e davanti l’obiettivo –, un tassello aggiuntivo di questo processo si sta svelando nell’ultimo anno, con l’assunzione di direttori creativi che vengono dalle passerelle di Milano o Parigi. Ne parliamo nella nuova puntata de “La teoria della moda”, il podcast di Linkiesta Etc a cura di Giuliana Matarrese.
Ascolta tutte le puntate della terza stagione del podcast:
–Cosa è successo alla moda nei primi quattro mesi del 2024
–L’eredità di Sibilla Aleramo e Alba de Céspedes tra letteratura, moda e tabù contemporanei
–Perché parliamo di westerncore nel 2024?
–Può esistere una moda davvero sostenibile?
–Lo sport femminile fa sempre più gola alle case di moda
–La tv non ha (ancora) capito niente della moda