Vino di Sicilia Il Catarratto diventa emblema identitario del territorio di Alcamo

Un vitigno unico, antico e autoctono, e una lavorazione artigianale danno origine a un vino storico, fresco, secco e sapido, apprezzato da esperti e non, che oggi vive una fase di rivincita, per merito di giovani vignaioli siciliani che stanno rivoluzionando il mondo della vinificazione artigianale, a partire dalla loro terra e dal concetto di Doc

I Catarratto Boys, ad Alcamo, @Prio Studio

Il Catarratto è un vitigno siciliano a bacca bianca, diffuso soprattutto nella Sicilia Occidentale. A fine Ottocento il Catarratto veniva accostato a Champagne e Barolo nei menu di casa Savoia, e fino alla seconda metà del Novecento il vitigno ha conosciuto una grande fortuna in virtù della sua grande produttività (rientrando anche nella produzione del vino Marsala). A partire dalla fine del secolo è stato invece sacrificato per lasciare più spazio alla produzione di vitigni internazionali particolarmente richiesti dal mercato, ma nonostante questo il Catarratto resta il vitigno più coltivato in Sicilia e il secondo in Italia dopo il Trebbiano. E il lavoro di enologi e vignaioli dalla vigna alla cantina per riuscire a esaltare le caratteristiche di questo vitigno e delinearne meglio il profilo non si è mai interrotto, sebbene in molti casi non sia ancora stato valorizzato dall’attribuzione del marchio Doc.

Un vitigno, tanti vini diversi, ma con caratteristiche uniche
Il vitigno Catarratto è utilizzato anche per produrre diversi vini bianchi certificati Doc siciliani, come il Salaparuta, l’Etna, il Marsala, il Contea di Sclafani, Menfi, e – in particolare – una delle tre tipologie di Alcamo Doc, un bianco fermo sottoposto a un disciplinare che ne stabilisce composizione ampelografica, procedure di vinificazione e specifiche caratteristiche organolettiche. Per quanto riguarda il primo parametro sono ammessi il Catarratto Bianco Comune (Catarratto Bianco Nostrale o Catarratto Bertolaro, min. 85 per cento) caratterizzato da un contenuto in acidi ferulici al di sopra dei 10 mg/kg di uva, che conferisce una particolare freschezza aromatica e gustativa, con sentore di fiori bianchi al naso e una piacevole sapidità e secchezza al palato; il Catarratto Bianco Lucido (Catarratto Bianco Lustro o Castellano), dal minore potenziale alcolico e maggiore acidità, e il Catarratto Bianco Extra Lucido (o Lucidissimo), così chiamato per la quasi totale assenza di pruina (la sostanza cerosa che ricopre la superficie dell’acino), che è ancora più acido rispetto alle altre tipologie.

@Catarratto Boys

Le caratteristiche organolettiche del vino Alcamo Doc prevedono sempre un colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli, un profilo olfattivo fragrante e fruttato, e un gusto al palato piacevole, di corpo. Quanto agli abbinamenti, il pesce la fa da padrone: dagli antipasti ai secondi (al forno o alla griglia).

Il Catarratto Boys: una rivoluzione culturale
Da  vent’anni a questa parte, il Catarratto è al centro di una rivoluzione culturale nel mondo del vino artigianale, grazie alla nascita di Catarratto Boys, un movimento erede della moda dei “vini naturali” (comparsa sulla scena enologica mondiale nel nuovo millennio), nato dall’iniziativa spontanea di giovani e coraggiosi viticoltori dell’areale alcamese e dintorni, che – con lungimiranza e prendendo in prestito quello che fu scritto per una cerchia di produttori di Barolo – stanno puntando sul Catarratto per costruire una nuova identità per il territorio siciliano. La loro mission è quella di rilanciare la produzione artigianale di vini genuini e rappresentativi del territorio, nel pieno rispetto del contesto d’origine e di un vitigno storico ancora sottovalutato.

A dare una prima definizione a questo fenomeno irriflesso di aggregazione culturale di produttori è stata la guida Slow Wine Sicilia 2024, il cui responsabile per la Sicilia, Francesco Abate, ha assegnato un nome e ha delineato di fatto la cornice programmatica a un movimento che è stato capace di suscitare fermento nel settore enologico, portando molti giovani vignaioli ad applicare nuovi metodi e approcci alla conduzione delle proprie aziende e alla vinificazione di varietà autoctone.

@Catarratto Boys

Oggi i principali promotori del progetto sono appunto Francesco Abate, Claudio Cammarata (degustatore e consulente dell’Enoteca Regionale Sicilia Occidentale) e Daniele Siena (collaboratore della guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso), tre amici che hanno deciso di farsi portavoce dei molti produttori artigiani del comprensorio trapanese e dell’area alcamese, dove da almeno vent’anni sono molti i vignaioli accomunati dalla passione, dal coraggio e dal desiderio di valorizzare un vitigno di antica tradizione, scardinando il precedente modo di intendere la conduzione della vigna e di produzione del vino.

Per farlo in molti hanno puntato proprio sul Catarratto, spesso ritornando alla vigna di famiglia per fondare aziende innovative, basate su un nuovo approccio alla conduzione e vinificazione di varietà autoctone. Di fatto questi produttori hanno costituito una comunità in cui unire le forze per valorizzare questo vitigno di antica tradizione e condividere una serie di valori, al fine di dargli nuova vita e produrre vini genuini e caratteristici del territorio.

Un manifesto collegiale
L’obiettivo – e il manifesto – dei Catarratto Boys è quello di riscattare, promuovere e divulgare il vitigno omonimo, molto diffuso ma ancora poco conosciuto e sottovalutato nelle sue grandi potenzialità, e al tempo stesso di trasmettere i valori quali il massimo rispetto della terra e della vigna, e l’impiego di pochissimi interventi in cantina, per produrre vini genuini. Il tutto ovviamente includendo i produttori del territorio siciliano che si sono auto-imposti questi valori e li applicano per dare nuova vita a questo vitigno, declinandolo in tutte le sfaccettature, grazie all’applicazione di diversi approcci alla vinificazione e a sapienti macerazioni, nel rispetto di una varietà che ha grande personalità.

Il risultato di questo impegno condiviso sono molte etichette (dai non filtrati ai macerati sulle bucce per più giorni fino ai rifermentati in bottiglia) con una gamma di aromi molto ampia, in modo da coprire un vasto range di gusti.

@Catarratto Boys

Le dieci migliori etichette del momento
Le migliori dieci etichette che attualmente ricadono sotto il progetto dei Catarratto Boys sono protagoniste storiche della regione di Alcamo:

  1. Krimiso 2019 Aldo Viola Igp: molto mediterraneo, ottenuto da uve Catarratto, sottoposte a fermentazione spontanea in acciaio, con successiva macerazione di otto mesi sulle bucce; sentori di susine, arance e macchia spontanea tipica delle campagne mediterranee; gusto sapido e minerale, dall’inconfondibile salinità e con leggeri tannini in chiusura che invogliano a un nuovo sorso.
  2. All’ombra dei pini 2022 Longarico: prodotto da uve allevate in altura a 650 metri con ventiquattro ore di macerazione sulle bucce e affinamento sulle fecce in botti di rovere per nove mesi; complessità al naso data dalla frutta gialla e dalle note di miele, balsamiche e di erbe aromatiche; gusto deciso in bocca che si traduce in un sorso ricco e denso, dal finale lungo, persistente, sapido.
  3. Le mie origini 2021 Alessandro Viola: dal carattere profondo e ricco, restituisce in bocca una sensazione complessa, in cui si equilibrano perfettamente una nota fresca (che ricorda la pesca matura, l’albicocca, le spezie, il fieno fresco) e insieme leggermente affumicata ma persistente, che aumenta la bevibilità del vino e lo rende appetitoso e saporito.
  4. Katamacerato 2021 Elios: un orange wine siciliano che nasce da una macerazione sulle bucce per una settimana circa di Catarratto proveniente dalle vecchie vigne coltivate nelle campagne di Monreale, che dopo una vinificazione e affinamento in acciaio danno alla luce un nettare artigianale, con note di spezie, albicocca, reflui salmastri, sfumature di idrocarburi e cenni di miele che si ritrovano al naso, ma soprattutto rendono il sorso beverino, sapido, fresco e piacevolmente rustico, con un leggero tannino.
  5. Kima 2022 Possente: un vino biologico Igp Terre Siciliane; composto al cento per cento da Catarratto e ottenuto con una criomacerazione prefermentativa alla temperatura di 5-6°C, una fermentazione a temperature controllata in serbatoi in acciaio inox e un affinamento sui lieviti per tre mesi e in bottiglia per due mesi, senza nessuna filtrazione. Il profumo al naso è di mandorla, fiori di campo e frutta a polpa bianca, mentre in bocca si percepisce un sorso dinamico e di buona persistenza, fresco che chiude con una nota amaricante che invita a un secondo assaggio.
  6. Catarratto 2022 Bosco Falconeria: prodotto da Catarratto in purezza fermentato spontaneamente e affinato in acciaio, che all’olfatto offre freschi e ricchi profumi di agrumi, frutta estiva, fiori ed erbe aromatiche mediterranee (come la salvia), mentre al gusto risulta equilibrato, fresco e con una buona persistenza sapido-minerale.
  7. Catarratto 2022 Sergio Drago: cento per cento Catarratto, ottenuto tramite fermentazione spontanea e affinamento per sei mesi in vasche d’acciaio; al naso è ricco di aromi di frutta a polpa bianca e gialla, agrumi e fiori. In bocca il primo sorso risulta diretto e tagliente, con una sapidità dominante, ma la concentrazione e la qualità del frutto creano un bilanciamento perfetto, struttura e lunghezza nell’assaggio.
  8. Vivignato Mezzatesta 2022 Domenico Lombardo: prodotto al cento per cento con uve Catarratto, proviene dalla zona di Calatafimi, è la prima etichetta di bianco per il giovane produttore della provincia di Trapani che, profondamente innamorato della propria terra, intuisce il potenziale di questo territorio e decide di iniziare a vinificare le uve della propria tenuta (Catarratto e Nero d’Avola), con l’idea di restituire un aroma complesso, con una particolare nota di pesca bianca, un gusto delicato, molto fresco e acidulo, e un retrogusto con nota leggera e piacevole di mandorla amara.
  9. Lunatico Terre Siciliane Igp 2023 Tommaso Stellino: prodotto al cento per cento con uve Catarratto Lucido provenienti dalla zona di Monreale, selezionate durante la vendemmia. La fermentazione è spontanea e l’imbottigliamento avviene dopo affinamento in acciaio. Il risultato è un vino equilibrato al palato, fresco e sapido, con sfumature aromatiche di fiori di zagara, camomilla, fieno ed erbe aromatiche mediterranee.
  10. Niente Panico Catarratto Terre Siciliane Igp Criante 2022; è un vino in purezza, ottenuto al cento per cento da Catarratto Extra Lucido. Dopo sei mesi di affinamento in acciaio, il vino viene rifermentato in bottiglia grazie all’aggiunta – al momento dell’imbottigliamento – del mosto della stessa annata, per far partire la rifermentazione. Al palato è aromatico, minerale, fruttato e sapido al tempo stesso.
@Catarratto Boys

Tra presente e futuro prossimo: una nuova Doc?
Per far conoscere il loro progetto e perseguire gli obiettivi del Manifesto, i Catarratto Boys organizzeranno una serie di appuntamenti con degustazioni accompagnate da deliziosi piatti locali e buona musica, aperti al pubblico a fronte del pagamento di un ticket.

L’evento numero zero (considerato anche il debutto ufficiale del movimento) si è tenuto lo scorso 14 giugno 2024 nella Biblioteca Comunale di Alcamo, nel Complesso ex Collegio dei Gesuiti in pieno centro storico, e ha visto la partecipazione di circa venti aziende che hanno presentato più di trenta etichette. Ma per il futuro sono previsti altri incontri e il coinvolgimento di sempre più produttori che in tutta la Sicilia vinificano il Catarratto, nel rispetto dei valori di cui il movimento si fa portavoce.

L’obiettivo è quello di mettere insieme pensieri, visioni, energie e obiettivi, fare gruppo e scoprire quanto ricco di sfaccettature possa essere un territorio, spingendosi sempre oltre alla ricerca di interpretazioni differenti (anche estreme), con coraggio e positività, per realizzare qualcosa che non si è mai visto nella storia del vino in questo territorio.

@Catarratto Boys

Al tempo stesso, un punto fondamentale è suscitare una riflessione sul concetto di Doc, che possa condurre a un’eventuale integrazione del disciplinare, o meglio a un suo vero e proprio ampliamento con nuove menzioni o definizioni (per esempio quelle di “vivo artigianale” o “vino vivo”), che possano favorire l’inclusione anche dei vini prodotti con questo vitigno seguendo tecniche di vinificazione non convenzionali. A volte, per creare valore futuro attorno a idee nuove, basta recuperare il passato e reinterpretare il presente, liberandosi dalla rigidità di alcune etichette e definizioni cristallizzate.

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