I videogiochi possono salvare la vita. Per davvero. Lo ha sperimentato personalmente Joe Donnelly, un giovane giornalista scozzese che qualche anno fa ha attraversato un periodo molto cupo della sua vita, in cui è arrivato più volte a pensare al suicidio. I videogiochi che amava lo hanno aiutato a guardare al futuro, perché al loro interno ha trovato storie che risuonavano con le sue emozioni.
Talvolta erano storie ricche di speranza, in cui eroi ed eroine riuscivano a superare qualsiasi ostacolo, grazie al coraggio e alla determinazione. In altri casi erano invece narrazioni più intime, che parlavano di persone comuni, alle prese con situazioni ben più vicine alla quotidianità. Qualche anno dopo, Donnelly ha scritto un libro per parlare della sua esperienza e di alcuni videogiochi che lo hanno colpito nel profondo.
Il suo testo si chiama “Checkpoint: How videogames power up minds, kick ass, and save lives” e al momento non è stato ancora tradotto in italiano. Alcuni dei titoli citati da Joe Donnelly nel suo libro potrebbero forse stupire chi conosce poco questo mondo, perché non sono quello che comunemente ci si aspetta pensando ai videogiochi, soprattutto se non si è del mestiere. Guardandoli dall’esterno, infatti, può sembrare che i videogiochi siano tutti caratterizzati da storie violente, piene di sangue e sparatorie; che siano per lo più un intrattenimento per ragazzini distratti e annoiati.
Un’immagine che non rispecchia per nulla, per esempio, un gioco come “The Town of Light”, pubblicato nel 2016 dal team italiano Lka e citato da Donnelly nel suo libro. È un videogioco ambientato nell’ex manicomio di Volterra, che una donna, un tempo ricoverata in quell’istituto, deve esplorare. Non ci sono sparatorie, capriole o inseguimenti rocamboleschi. Bisogna solo camminare nel silenzio di quei vecchi corridoi, riscoprendo la verità sul proprio passato. È un’intima storia che parla di salute mentale e di come elaborare i traumi del passato.
Un’esperienza di gioco coinvolgente soprattutto per chi sta a sua volta attraversando un momento della vita in cui deve fare i conti con il proprio passato e che, con questo gioco, può quindi sentirsi meno solo, riflettere su quello che sta passando e trovare nuove chiavi di lettura… Un caso come quello di “The Town of Light” ci suggerisce che un videogioco può essere molte cose.
Gli sparatutto in vetta alle classifiche – di cui avremo comunque modo di occuparci – rappresentano solo una parte di questo medium, che al suo interno è molto ricco e sfaccettato. Il primo passo per esplorare questa ricchezza, allora, consiste proprio nel chiedersi che cosa sia un videogioco.
Tratto da “Game Culture” (Il Mulino) di Francesco Toniolo, pp. 9, 13,00€