Se gli ultimi dati confermeranno la tendenza che a questo punto, mentre scrivo, sembra difficilmente reversibile, possiamo dire che Donald Trump è il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti. E che l’Europa che si appresta a ritrovare sul suo cammino gli somiglia già oggi assai più di otto anni fa, e anche l’Italia.
Figuriamoci quanto gli somiglieranno tra poco. La clamorosa rivincita di Trump, evidentemente, non si compie nonostante quello che ha detto e fatto in questi anni – di apertamente eversivo, violento, razzista o semplicemente spregevole – ma grazie a tutto questo. A conferma del fatto che la grande ondata populista partita nel 2016, con la sua prima elezione alla Casa Bianca e con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, non era un fenomeno passeggero, ma l’inizio di un cambiamento strutturale. Un cambiamento che vede come prima e principale vittima, con ogni evidenza, proprio l’Europa, con il suo progetto politico e con tutto ciò che rappresenta come culla della civiltà occidentale fondata su razionalismo, tolleranza, tutela delle minoranze, stato di diritto.
Ci sarà tempo per immergersi nel gorgo delle analisi ex post, delle recriminazioni e dei ripensamenti che da domani riempiranno le nostre giornate, all’insegna del senno di poi e della disperata ricerca del capro espiatorio (e sarà comunque uno spettacolo, per quanto snervante, pur sempre preferibile a quello offerto dal campo opposto).
Prima di tutto, come accade dopo ogni cataclisma, bisognerà fare la conta dei danni, delle vittime e dei dispersi. E tra questi ultimi temo che il centrosinistra dovrà segnare presto i suoi ex-quasi-alleati del Movimento 5 stelle, da tempo in allontanamento. Non ci vuole la sfera di cristallo per capire che da domani Giuseppe Conte alzerà ulteriormente il prezzo di qualsiasi collaborazione, facendo pesare i suoi buoni rapporti con Trump, attestati sin dai tempi del famoso tweet sull’amico Giuseppi. Rapporti che in questi giorni l’Avvocato del popolo è stato ben attento a non guastare, rifiutando di schierarsi nella corsa per la Casa Bianca tra Trump e Kamala Harris. In linea, del resto, con le idee e i sentimenti del suo elettorato, dei suoi giornalisti e dei suoi intellettuali di riferimento. La notte sarà lunga, anche in Italia.
Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.