Tutti i flop del presidenteMatt Gaetz ha rinunciato alla nomina di Attorney General

L’ex deputato della Florida si è tirato fuori dall’incarico dopo una settimana di polemiche. Tra accuse di cattiva condotta sessuale e dubbi di alcuni senatori repubblicani, la sua candidatura era diventata insostenibile

LaPresse

Matt Gaetz ha rinunciato alla nomina di Attorney General degli Stati Uniti. Una decisione arrivata dopo soli sette giorni dall’annuncio del presidente eletto Donald Trump di volerlo come figura chiave della sua amministrazione. L’ex deputato della Florida, noto per le sue posizioni radicali ha comunicato la sua decisione con un tweet su X: «Nonostante ci fosse un forte slancio a favore della mia candidatura, è evidente che la mia conferma stava diventando, ingiustamente, una distrazione per il lavoro fondamentale della transizione Trump/Vance. Non possiamo permetterci di perdere tempo in inutili scontri politici a Washington, e per questo ho deciso di ritirare il mio nome dalla corsa per il ruolo di Attorney General. Il Dipartimento di Giustizia deve essere pronto e operativo fin dal primo giorno». 

La decisione di Gaetz è la conseguenza di una serie di critiche per la sua non irreprensibile condotta sessuale, anche se finora non c’è stata alcuna accusa formale. Ma siccome il Senato avrebbe dovuto ratificare la nomina di Trump, Gaetz non se l’è sentita di rischiare una bocciatura pubblica pur potendo contare sulla maggioranza dell’aula, almeno sulla carta a favore del Partito Repubblicano.

Negli Stati Uniti infatti l’Attorney General non è solo un ministro della Giustizia, ma il garante ultimo dell’applicazione delle leggi federali. Una figura che non può convivere politicamente con il rischio di essere indagato in qualsiasi momento a causa della sua condotta. Per questo motivo la nomina di Gaetz era stata accolta con scetticismo anche tra i senatori repubblicani, molti dei quali avevano espresso dubbi sulla possibilità di confermare una figura tanto divisiva. Il comitato etico della Camera aveva già votato contro la pubblicazione di un rapporto sulle accuse contro di lui, alimentando ulteriori sospetti. Trump, che lo ha scelto forse più per istinto che per calcolo, lo sapeva bene. Il presidente eletto ha forzato la mano, cercando di vedere fin dove potesse arrivare. Questa volta, però, la partita si è chiusa prima ancora di cominciare.

 

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