Dalle Fiji alla PugliaNon solo mandorla

Che cosa hanno in comune la fenomenale mandorla di Toritto pugliese e le lontane isole del Pacifico?

La presenza dell’amaretto nella liquoristica italiana è rintracciabile in più momenti storici, grazie all’abbondante letteratura di settore che dalla metà del Settecento in poi tiene traccia delle numerose produzioni attive lungo tutto il Bel Paese. Nell’ultimo decennio, diversi prodotti sono stati felicemente riscoperti dalle nuove generazioni di bartender che hanno iniziato a utilizzarli in maniera estensiva in miscelazione e applicati alle nuove tecnologie. Ne è nato – e continua a evolversi – un nuovo stile di bevuta, più attento alle produzioni artigiane e più sensibile all’utilizzo di spiriti a bassa gradazione.

Amaretto Adriatico è un progetto giovane, nato in Puglia, da un ricordo d’infanzia di uno dei suoi fondatori. «È nato tutto grazie a mia madre italiana che mi preparava il mio dolce preferito, il tiramisù, con due gocce di amaretto» racconta Jean Robert Bellanger. Un liquore di nuova generazione, ottenuto dalla raccolta delle mandorle di Toritto Filippo Cea, che dopo essere state raccolte vengono tostate, macerate e poi distillate. Arrivati a questo punto si uniscono poi note di vaniglia, cannella, cacao, caffè e una dose di zucchero di canna decisamente inferiore rispetto ai classici liquori amaretto. Completa il processo un ingrediente insolito e caratterizzante, ovvero un pizzico di sale della salina di Margherita di Savoia, che contrasta la generale morbidezza della bevanda e richiama le sapidità del mare.

Dopo una serie di collaborazioni con brand quali Heaven Hill bourbon, Caroni rum e grappa Bonollo, per il 2024 Adriatico ha deciso di lanciare una nuova release in edizione limitata in collaborazione a Planteray Rum. Un lavoro a quattro mani con Maison Ferrand, dove il master blender Alexandre Gabriel e il team di Adriatico hanno lavorato a una etichetta unica nel suo genere. È nata così la limited edition N.4 Adriatico Roasted Almond affinato in Planteray Fiji Rum Cask invecchiato 8 mesi.

Per riuscire a rendere ancora più prezioso il prodotto, Adriatico si è affidata a Fannie Thibaud, head of creation and experimentation di Maison Ferrand. Partendo da una base morbida ed estremamente aromatica occorreva di contraltare qualcosa di più tannico e strutturato. «Le note di mandorla e arancia dolce si abbinano infatti perfettamente al caffè e ai sapori tostati del rum delle isole Fiji, che ha anche delle note delicatamente selvatiche in grado di esaltare ancora di più il connubio tra questi due distillati» ha commentato Fannie. Alle più tradizionali sfumature di mandorla e vaniglia si aggiungono così pistacchio, nocciola, cocco e agrumi per un sorso che al palato risulta rotondo e ben equilibrato.

Entusiasta, il proprietario Jean Robert ci ha raccontato il fascino di questa scelta esotica e inusuale per affinare il suo Amaretto Adriatico: «Dopo la nostra stupenda collaborazione con Caroni, abbiamo deciso di avviare nuovamente una collaborazione legata al mondo del rum, e Alexandre Gabriel, con i suoi eccezionali prodotti quali Planteray Fiji, ci sembrava una scelta bellissima. Il prodotto ha una forza eccezionale e nonostante una gradazione di 28%, la dolcezza dell’amaretto ben si abbina perfettamente al sole delle isole che esplode letteralmente in questo rum. Lo beviamo liscio, senza giaccio».

A un prodotto di per sé pensato in un’ottica più versatile da miscelazione, si aggiunge quindi una nuova etichetta che mira a creare combinazioni ancora inesplorate. Resta che per sua natura e qualità, Adriatico si presta sia a una bevuta singola a fine pasto (con o senza ghiaccio), che in miscelazione, per freschi drink estivi, twist esotici o grandi classici.

Immagine in evidenza Daniela Paola Alchapar via Unsplash

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