Anche l’Italia ha deciso di bloccare le richieste di asilo dei siriani, aggiungendosi a una lunga lista di Paesi europei che hanno deciso di chiudere le loro porte dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad.
Il Viminale congelerà tutti i procedimenti pendenti, sin qui accolti quasi in automatico, trattandosi di cittadini provenienti da un Paese in guerra. La decisione è arrivata lunedì 9 dicembre dopo un vertice a palazzo Chigi convocato dalla premier Giorgia Meloni, col ministro degli Esteri, Antonio Tajani, i responsabili di Difesa e Interni, Guido Crosetto e Matteo Piantedosi, il sottosegretario delegato alla sicurezza, Alfredo Mantovano, e i vertici dei servizi segreti. Matteo Salvini, che non era presente al vertice, non avendo deleghe in materia, ha però detto la sua al Tg2, augurandosi una «sospensione di Schengen», ovvero lo stop alla libera circolazione in Europa per controllare chi si sposta «da una zona ad alta densità terroristica».
L’Italia si aggiunge così a un nutrito blocco di Paesi europei che hanno già sospeso le domande d’asilo dalla Siria. Germania, Austria, Grecia, Danimarca, Norvegia e Svezia hanno già acceso il semaforo rosso.
La Germania, che teme una nuova ondata di rifugiati, ospita il più alto numero di persone con cittadinanza siriana al di fuori del Medio Oriente, oltre un milione, molte delle quali arrivate dopo che nel 2015-2016 la cancelliera Angela Merkel decise di aprire le porte ai profughi provenienti dalla Siria.
Anche l’Austria ha deciso di sospendere le procedure. Il cancelliere austriaco ad interim Karl Nehammer ha chiesto di rivedere le pratiche già approvate e il ministro dell’Interno Gerhard Karner ha fatto di aver «incaricato il ministero di preparare un programma di rimpatri ed espulsioni in Siria».
Il governo francese ha fatto sapere per ora che «intende sospendere le domande di asilo dei siriani». Lo stop è stato deciso già in Regno Unito. E pure la Grecia ha congelato le richieste di asilo di circa novemila siriani. La stessa decisione è stata presa anche da Danimarca e Norvegia «a causa della situazione molto incerta nel Paese dopo la caduta del regime di Assad».
La Svezia si esprimerà oggi, martedì 10 dicembre, sulla questione. In Olanda il leader dell’ultradestra Geert Wilders ha chiesto di «bloccare immediatamente l’asilo». «Se i siriani nei Paesi Bassi esultano per la nuova situazione in Siria, possono anche essere rimandati indietro», ha scritto su X.
Il punto, spiega Repubblica, è che fare con i siriani già presenti sul territorio nazionale e con chi arriverà. Il tema è stato affrontato nel vertice di ieri a Palazzo Chigi. Bisogna capire se reggerà la leadership di Jolani, che tipo di stato nascerà e soprattutto quali saranno le mosse del presidente turco Erdogan, abituato a trattare con l’Ue per fermare (o meno) i migranti. La premier Giorgia Meloni, che ieri ha sentito al telefono alcuni partner internazionali, ne discuterà faccia a faccia coi colleghi dell’Ue nel consiglio europeo del 19 dicembre e in una videocall del G7 entro fine anno.
La Commissione europea ha già messo in guardia gli stati membri, spiegando che «non ci sono le condizioni per i rimpatri». E su un possibile mutamento delle relazioni, Bruxelles fa sapere: «Li giudicheremo sulla base delle azioni».
A differenza di altri Paesi Ue, l’ambasciata italiana in Siria resterà aperta, nonostante l’irruzione subita l’altro ieri. Sarà rafforzata la sicurezza, mentre la Farnesina continuerà a monitorare i connazionali rimasti in Siria.