A Parigi, il 27 novembre 1830, suor Caterina Labouré, una novizia ventiquattrenne delle Figlie della Carità (fondate nel 1633 da san Vincenzo de’ Paoli e santa Luisa de Marillac), fu beneficiaria – come ebbe a raccontare lei stessa al suo confessore, padre Jean-Marie Aladel – della cosiddetta “Apparizione della Medaglia Miracolosa” presso la cappella della casa madre di rue du Bac. Morta nel 1876 dopo aver servito per quarantasei anni poveri e anziani nell’ospizio di Enghien, senza che neppure le consorelle sapessero che fosse “la confidente della Vergine”, l’umile religiosa fu canonizzata da Pio XII nel 1947. Ma a qui interessare non è tanto la vita di quest’umile Figlia della Carità quanto il fenomeno apparizionistico del 27 novembre da leggere con quello appena precedente del 18-19 luglio. La veggente è sempre la stessa: suor Caterina Labouré.
Con rue du Bac ha infatti inizio l’era delle moderne mariofanie in cui, rispetto al passato, sono preponderanti gli elementi profetico-apocalittico e politico. E quest’ultimo, giova sottolinearlo, in chiave spesso legittimista, sovranista e laudatoria del vecchio ordine di cose, sconquassato dall’Inglorieuse Révolution del 1789-1799. Al di là della celebre medaglia, diffusasi in tutto il mondo anche a seguito della conversione del banchiere ebreo Alphonse Ratisbonne (Roma, 20 gennaio 1842), il contenuto dei messaggi di rue du Bac è infatti inequivocabile: rovesciamento del trono con riferimento alla caduta di Carlo X il 29 luglio 1830 e alla sua abdicazione del 2 agosto successivo, sciagure di ogni tipo, defezioni nel clero, morte violenta dell’arcivescovo di Parigi: mons.
Denis-August Affre sarebbe infatti morto sulle barricate il 27 giugno 1848. Profezie, alcune delle quali, come nel caso di La Salette e Fatima, sarebbero state comunque rese note ampiamente ex post. E poi, il 19 settembre 1846, La Salette, per l’appunto, col “grande segreto” millenarista e antibonapartista a Mélanie Calvat, riguardo al quale, redatto ben cinque volte con vistosi rimaneggiamenti dalla stessa veggente, Benedetto XV avrebbe detto nel 1918 ai coniugi Jacques e Raïssa Maritain: «Quoad substantiam concedo, quoad singula verba nego» (Sono d’accordo sulla sostanza, non sulle singole parole).
Non bisogna però sottacere le ricadute altamente positive dell’apparizione del ’46: La Salette e il suo messaggio, infatti, affascinarono e ispirarono artisticamente nomi della letteratura dal calibro di Paul Verlaine, Joris-Karl Huysmans, Charles Péguy, Léon Bloy, Jean Psichari, Georges Bernanos, Paul Claudel.
E ancora, dopo La Salette, nel 1854 (11 febbraio – 16 luglio) Lourdes, che si differenzia però pienamente dalle altre apparizioni mariane per il contenuto altamente spirituale, pur essendo forte l’elemento del segreto rivelato a santa Bernadette Soubirous; il 17 gennaio 1871 Pontmain (anche in questo caso il messaggio è scarno e nient’altro che un invito alla preghiera), dove sono sette i veggenti e tutti di minore età: Eugène e Joseph Barbedette, Jeanne-Marie Lebossé, Françoise Richer, Auguste Avice, Eugène Friteau, Augustine Boitin; nel 1876 (15 febbraio – 8 dicembre) Pellevoisin, dove la trentaduenne Estelle Faguette dice di vedere e parlare con la «Mère Toute Miséricordieuse».Ma la serie di mariofanie apocalittiche e politicizzanti è così lunga e fitta da rue du Bac in poi – anche se molte di esse, per non dire la maggior parte, sono state rigettate come fasulle dalla competente autorità ecclesiastica – che c’è da smarrirsi.
Fra le più celebri del secolo XX emerge su tutte Fatima (13 maggio – 13 ottobre 1917) col suo forte messaggio anticomunista. Ma si potrebbero ricordare, in questo coacervo asfissiante di apparizioni mariane, Amsterdam, Montichiari, Garabandal, Akita, Međugorje, S. Martino di Schio, Ischia. Quest’ultime si sono tutte verificate nella seconda metà del XX secolo, continuando, in alcuni casi, in quello presente e riflettendo pur sempre, sulla falsariga della vecchia ottica ottocentesca, le preoccupazioni per le pericolose innovazioni contemporanee e per il sovvertimento del vecchio ordine di cose: riforma conciliare, governi socialisti e progressisti, ateismo, battaglie per i diritti civili. Non a caso, come successo per il passato, sono sempre politici e cattolici di destra, o comunque reazionari, a farsi infaticabili difensori di tali mariofanie e dei loro connessi messaggi.
Tra il 2018 e il 2021 abbiamo visto più volte Matteo Salvini posare gioioso con una statuina della Madonna di Međugorje, sventolare rosari in pubblici comizi, consacrare l’Italia al Cuore immacolato di Maria con inequivocabile riferimento a Fatima, dove l’attuale vicepresidente del Consiglio si è recato pellegrino tre anni fa in compagnia del leader del partito politico d’estrema destra Chega, André Ventura.
Il tutto, ça va sans dire, a supporto della solita narrazione nazionalista, euroscettica, islamofoba e antimmigrazionista. Nulla di nuovo, verrebbe da esclamare: è, mutatis mutandis, la stessa confusione dei piani religioso e politico con fini strumentali, che aveva già portato Pio XI a condannare, il 29 dicembre 1926, l’Action française di Charles Maurras e a bollarla come «eresia moderna».
Per restare in tema, sempre nel 2021 camerati di Forza Nuova hanno baldanzosamente sfilato contro la legge 194 tra gli stendardi della Regina dell’Amore secondo titolo ed effigie rimandanti alle apparizioni di S. Martino di Schio. Apparizioni, guarda caso, dai messaggi in difesa della famiglia tradizionale e a condanna di una Chiesa progressista nonché di governi democratici. Da rue du Bac a oggi peggior servizio non si poteva fare alla coraggiosa quanto silenziosa Maria, il cui più bel messaggio è tutto in quello “stabat” materno presso il figlio crocifisso.