La leadership più solida tra quelle dei grandi Paesi europei sembra essere in questo momento quella del primo ministro polacco Donald Tusk. Gli ultimi incoraggianti risultati elettorali (dopo la vittoria alle politiche dell’autunno 2023, alle europee il suo partito ha raggiunto oltre il trentasette percento dei consensi) hanno garantito una buona stabilità interna e ora Coalizione Civica punta a riprendersi anche la Presidenza della Repubblica nelle elezioni della primavera 2025. Il candidato del partito di Tusk scelto attraverso le primarie è Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia e già candidato alle presidenziali nel 2020. In quel caso ottenne il quarantanove percento dei voti perdendo di poco contro l’attuale Presidente Andrzej Duda, espressione del gruppo sovranista PiS.
Ancora non è chiaro se il presidente uscente, che nel frattempo sta limitando in maniera importante l’operato dell’esecutivo guidato da Tusk, si ricandiderà per un altro mandato. Se dovesse vincere Trzaskowski per il PiS arriverebbe la terza sconfitta elettorale in un anno e mezzo, mentre per Coalizione Civica si aprirebbe finalmente una nuova fase di governo, libera dai continui veti del partito di opposizione. Sarebbe l’ultima tappa di un percorso iniziato con la sorprendente vittoria di Tusk dell’ottobre 2023, che ha invertito la deriva di un Paese che stava seguendo la strada dell’Ungheria in termini di rapporti con i media e di violazioni dello stato di diritto.
A poco più di un anno di distanza Tusk è diventato uno dei premier europei più influenti in un panorama politico orfano in questa fase delle leadership forti di Francia e Germania, mentre Meloni resta impantanata tra le ambiguità del suo partito a livello internazionale. Fratelli d’Italia a Bruxelles guida il gruppo di opposizione dei conservatori proprio insieme ai polacchi del PiS ma allo stesso tempo sostiene la Commissione von der Leyen di cui Raffaele Fitto è Vicepresidente esecutivo. La convenienza politica ha portato spesso la premier italiana a cambiare idea — ad esempio su Viktor Orbán— e per questo agli occhi degli altri partner europei non appare particolarmente affidabile.
Al contrario Tusk negli anni è riuscito ad acquisire molta credibilità a livello internazionale e l’aver arginato l’ondata sovranista nel quinto Paese più popoloso del blocco ha rappresentato un successo importante per l’intera Unione europea, fondamentale per isolare proprio l’autocrate ungherese che con l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki stava creando un asse molto solido. Tusk lo ha fatto partendo da due capisaldi: un forte europeismo e il sostegno incondizionato all’Ucraina.
La Polonia può contare su uno dei principali eserciti europei con una spesa per la difesa che è aumentata dopo l’invasione russa. I rapporti con Mosca non sono mai stati semplici e Varsavia è forse il più deciso sostenitore di Kyjiv. Tusk è consapevole che la guerra non riguarda solo l’Ucraina e che Putin potrebbe non fermarsi: la Polonia condivide i confini orientali con la Bielorussia (diventata ormai uno stato vassallo della Russia) e quelli settentrionali con l’exclave russa Kaliningrad. Per questo difendere Kyjiv significa difendere Varsavia e difendere Varsavia significa difendere l’Europa. Tusk sta provando a rafforzare questo messaggio anche tra i suoi omologhi europei meno determinati.
Durante un vertice in Svezia la scorsa settimana con i leader di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Norvegia e Svezia, il premier polacco ha proposto di creare una forza navale di controllo e deterrenza contro la minaccia russa nelle acque sempre più agitate del Mar Baltico. La suggestione è arrivata dopo che un cavo sottomarino di telecomunicazioni che collega la Finlandia alla Germania e un altro che collega la Svezia alla Lituania sono stati interrotti, probabilmente da Mosca o da uno dei Paesi alleati, nell’ambito di una guerra che sta diventando sempre più ibrida. «Se l’Europa è unita, allora la Russia è un nano tecnologico, finanziario ed economico ma se l’Europa è divisa, la Russia rappresenta una minaccia per ogni singolo paese europeo», ha detto Tusk prima del vertice.
Nel frattempo il governo polacco si sta preparando ad assumere dal primo gennaio 2025 la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea. Al centro dell’agenda politica ci sarà la sicurezza nelle sue varie declinazioni: esterna, energetica, economica, alimentare, climatica, sanitaria e dell’informazione. Il messaggio che Varsavia vuole mandare è diretto alla Russia ma anche ai Paesi alleati: l’Unione dovrà potenziare lo scudo orientale e promuovere maggiori investimenti nell’industria comune della difesa, cercando allo stesso tempo di completare il processo di indipendenza energetica. Per la Polonia la difesa dell’Ucraina per tutto il tempo necessario deve rappresentare una priorità per tutta l’Unione europea. Lo è sicuramente per Donald Tusk, un leader che dopo aver lasciato la guida del Consiglio europeo nel 2019 sembrava in una fase discendente della sua carriera e che oggi si ritrova invece al centro della scena politica europea.