Al fianco di KyjivL’Europa deve difendere l’Ucraina per tutto il tempo necessario

Nel primo panel della seconda giornata di lavori a Linkiesta Festival la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno e l’analista dello Iai Nona Mikhelidze, con il contributo del commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius, hanno parlato dell’impegno di Bruxelles e di tutto l’Occidente nell’aiutare la resistenza del popolo ucraino

Lorenzo Ceva Valla

«L’Europa deve vincere la guerra contro il regime criminale di Vladimir Putin». L’impegno della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno al fianco dell’Ucraina e del mondo libero non ammette sfumature né cedimenti: «L’Unione europea è sotto attacco, il popolo ucraino sta difendendo la sua e la nostra libertà, e non possiamo fargli mancare il nostro aiuto militare, economico, politico». Sul palco dei Bagni Misteriosi di Milano, all’inizio della seconda giornata di lavori del Linkiesta Festival, la vicepresidente Picierno ha dialogato con l’analista dell’Istituto Affari Internazionali Nona Mikhelidze e il direttore de Linkiesta Christian Rocca.

«Abbiamo bisogno di un’alleanza tra cittadini, politici, intellettuali, giornali, accademici liberi che abbiano a cuore la difesa delle nostre democrazie», ha detto Pina Picierno. «Mi ha colpito molto la reazione del mondo occidentale all’invasione su larga scala dell’Ucraina. Prima dell’attacco, del 24 febbraio 2022 c’erano dei segnali di questa possibilità, l’attacco non era così improbabile, ma in Europa nessuno ci credeva. Mi ha colpito il fatto di voler espellere dalla nostra visuale l’eventualità di un conflitto. Ma ora l’Europa non fa più finta di non vedere, non ignora più che quella che c’è ai confini orientali è una sfida alle nostre democrazie. Perché non ci serve altro, oltre l’aggressione, per capire che quella è una sfida all’Europa, allo Stato di diritto».

Ma l’Occidente spinge davvero con tutte le sue armi per la vittoria dell’Ucraina? «Secondo me andando oltre i numeri e i dati, sì», ha aggiunto Pina Picierno, alla domanda del direttore de Linkiesta. «In questo momento la cronaca dei fatti ci turba. Trump fa paura, tornano forti concetti che pensavamo di aver lasciato al Novecento. Ma voglio dire anche che non c’è stata catena, dittatura, movimento autoritario che non è stato annichilito dall’aspirazione alla libertà dei popoli. Perché è vero che l’Europa è a un bivio, ce lo aveva già detto Mario Draghi, o si sveglia, assume la postura giusta rispetto alle sfide che ci propone il mondo, accetta la sfida della competitività, o non riuscirà a difendere i suoi valori».

Lo stesso Putin puntava a ritrovare l’egemonia sull’Europa orientale nel silenzio dell’Europa occidentale, forse anche con il suo assenso. «Ma le cose che sono accadute nel corso di questi due anni e mezzo sono enormi», ha detto ancora Pina Picierno. «Prendiamo le proteste a Genova viste in settimana, loro calpestavano la bandiera dell’Unione europea. Perché l’Europa è diventata simbolo di libertà nel mondo, simbolo di democrazia».

Al panel “L’Ucraina e la difesa dell’Europa” è intervenuto con un video Andrius Kubilius, commissario europeo alla Difesa designato Andrius Kubilius. «I problemi ucraini sono molto legati alla difesa europea, e quando la Russia ha iniziato la sua invasione la nostra attenzione è diventata molto più forte», ha detto Kubilius. «È chiaro che la guerra della Russia minaccia non solo l’Ucraina ma anche noi, e per questo facciamo il possibile per aiutare Kyjiv militarmente, economicamente e in tutti i modi possibili. Io spingerò per maggiori investimenti, per prepararci alla guerra. Perché dobbiamo avere molto chiaro in mente che la difesa dell’Europa passa inevitabilmente dalla difesa dell’Ucraina, con una maggiore integrazione tra la nostra e la loro industria di Difesa».

«Dopo quasi tre anni di guerra in Ucraina, e anche l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, l’Europa deve capire che deve cambiare atteggiamento», ha detto Nona Mikhelidze. «Finora è stata passiva, appoggiandosi agli Stati Uniti, facendo il minimo indispensabile. Ovviamente gli Stati Uniti, se parliamo di spese militari, sono insostituibili, anche perché finora si è fatto poco per aumentare gli investimenti nella difesa. Purtroppo dopo tre anni di conflitto manca ancora la percezione della Russia come minaccia. Anche se in realtà sappiamo benissimo che la guerra della Russia all’Europa è già iniziata, sotto forma di disinformazione, propaganda e molto altro. E in questo senso, la guerra la stiamo perdendo».

Nel frattempo, l’elezione di Donald Trump non avvicina uno scenario di pace né un negoziato che possa portare a termine il conflitto. «Per fare questi accordi bisogna essere in due», ha aggiunto Nona Mikhelidze. «Dopo tanto tempo l’amministrazione Biden si è decisa a dare l’ok all’Ucraina per attaccare obiettivi militari in territorio russo con i suoi missili Atacms, lo stesso hanno fatto Regno Unito e Francia con le loro armi. Solo che non c’è mai stato un commento in merito da parte di Trump e del suo inner circle su questa storia e non sappiamo cosa pensano. Putin, anzi, verosimilmente ora pensa di essere ancora più vicino alla vittoria che immaginava fin dall’inizio, a maggior ragione se Trump dovesse, come dice, disimpegnarsi rispetto all’Europa e alla difesa europea. Quindi è sempre più improbabile che Putin accetti un accordo in questo particolare momento».

L’approccio americano in questi ultimi anni ha comunque salvato l’Ucraina, ma forse è stato troppo poco. «In Europa c’è stato uno shock per l’elezione di Trump, ma gli ucraini sembravano molto più tranquilli», ha concluso Nona Mikhelidze. «A fine settembre sono stata in Ucraina e quello che ho riscontrato è stata soprattutto grande frustrazione con l’amministrazione Biden, che è percepito come una morte lenta. Mentre Trump per gli ucraini somiglia più a una scommessa, in cui puoi avere tanto o niente. E comunque anche nello scenario peggiore sarebbe un coltello piantato nel petto, non nella schiena. Perché per alcune cose l’Ucraina deve fare la sua resistenza da sola, senza il massimo aiuto possibile da parte dell’Occidente».

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