Salto nel buioLa crisi energetica in Transnistria potrebbe riscrivere la geopolitica moldava

La Russia impegnata nel conflitto in Ucraina, non potrà continuare a garantire il rifornimento energetico a Tiraspol. La presa sulla regione occupata potrebbe così indebolirsi, creando uno spazio per l'intervento di Chișinău o dell’Unione europea

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La crisi congelata in Moldova, che vede contrapposti il governo centrale di Chisinau e la regione filorussa della Transnistria, potrebbe riaprirsi a causa di problematiche di natura energetica. La regione, che ha proclamato la propria indipendenza nel 1991 dopo un breve conflitto con la Moldova e si autogoverna con il supporto determinante del Cremlino, dipende dalle forniture di gas provenienti da Mosca. La Russia eroga la risorsa energetica a titolo gratuito ma l’impianto di Ciucurgan, situato in territorio transnistriano, potrebbe restare a secco dal prossimo primo gennaio. 

I gasdotti provenienti dalla Russia attraversano il territorio ucraino e Kiev ha deciso di non rinnovare i permessi di transito al colosso energetico Gazprom bloccando, di fatto, i rifornimenti alla Transnistria e a parte della Moldova. La gravità della situazione è evidenziata dal fatto che la Transnistria ha proclamato, lo scorso 10 dicembre, l’emergenza energetica adottando una serie di misure volte alla conservazione del gas.

Chisinau, come ricordato dal Centro per gli Studi Orientali, è interessata al mantenimento della stabilità della regione e spera in un ripensamento di Kiev per sbloccare la situazione. La guerra tra Russia e Ucraina lascia, però, immaginare che non ci sarà alcun ripensamento e così Victor Parlicov, ministro per l’Energia del governo moldavo, si è recato lo scorso 25 novembre a San Pietroburgo per discutere possibili scenari alternativi con gli esponenti di Gazprom.

Parlicov è stato il primo esponente di un esecutivo moldavo a recarsi in visita in Russia da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e questa decisione è stata assunta malgrado le forti tensioni presenti tra Chisinau, la cui Presidente Maia Sandu guarda con favore all’Unione Europea e Mosca, che punta a espandere la propria sfera d’influenza alla Moldavia. 

Durante l’incontro Gazprom ha reso noto che qualora si interrompa il transito di gas attraverso l’Ucraina potrebbe continuare a rifornire la Transnistria mediante la Turchia e il gasdotto Trans-Balcanico. Per farlo pretende, però, che Chisinau saldi un debito pari a settecentonove milioni di dollari contratto negli anni Novanta. Chisinau contesta questa stima, ritenendo che il debito ammonti in realtà ad 8.6 milioni di dollari e non intende pagare il colosso energetico russo. 

Mosca potrebbe comunque decidere, per ragioni politiche, di non tagliare le forniture energetiche alla Transnistria ma di continuare a erogarle a volume ridotto mediante il Trans-Balcanico per garantire il riscaldamento nelle abitazioni private e il funzionamento di alcune imprese. La Moldova, qualora non paghi il debito, potrebbe ritrovarsi senza elettricità ed essere costretta ad acquistarla dalla vicina Romania a prezzo maggiorato con ripercussioni sul budget statale. 

Qualora Mosca decida di interrompere del tutto l’erogazione di gas si creerebbe una situazione paradossale. Chisinau dovrebbe procurarsi rifornimenti energetici per il suo territorio e per la rivale Transnistria con un costo insostenibile, salvo aiuti forniti dall’Occidente, per le casse statali. Mosca perderebbe buona parte della sua influenza sulla regione e Chisinau potrebbe approfittarne, con l’aiuto dell’Unione Europea, per strappare la Transnistria alla sfera d’influenza russa.

Mosca è consapevole del fatto che la Moldova ha investito, negli ultimi anni, in campagne di diversificazione energetica per ridurre la propria dipendenza dalla Russia ma la complessa situazione della Transnistria ha ostacolato gli sforzi di Chisinau. La regione produce energia elettrica a basso costo, grazie alla gratuità delle forniture russe di gas, che rivende alla Moldova. Chisinau può così disporre di energia elettrica a buon mercato senza dissanguare le casse statali ma, tramite questo scambio, cementifica la già solida vicinanza della regione a Mosca. 

La crisi della Transnistria, che prosegue ininterrotta da oltre trent’anni, sembra non avere una soluzione e solamente una crisi improvvisa, come in questo caso oppure un mutamento geopolitico significativo potrebbero imprimere una svolta alla situazione. 

La Moldova si è progressivamente avvicinata, nel corso degli anni, all’Unione Europea e persegue politiche filo-occidentali che l’hanno portata ad allontanarsi dal Cremlino. La Transnistria, dove sono presenti truppe di Mosca sin dagli anni Novanta e dove la popolazione è profondamente russofila, ha chiesto più volte di essere annessa alla Federazione Russa e costituisce un caposaldo del Cremlino in una regione ormai ostile. 

Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha contribuito ad acuire l’isolamento geografico della Transnistria, schiacciata tra Moldova e Ucraina, ma non ha prodotto sostanziali mutamenti sul campo. La crisi energetica in corso potrebbe portare a un riavvicinamento tra Chisinau e la Transnistria qualora la Russia, al momento impegnata in Ucraina, si dimostri poco interessata al destino della regione consentendo alla Moldova e all’Unione Europea di aiutare questo territorio  nel momento del bisogno. 

Restano, comunque, profonde divergenze politico-ideologiche tra le parti, la Transnistria è  di fatto una regione governata in maniera autoritaria con poco spazio per le libertà civili, che rendono difficile una possibile convivenza all’interno di un’entità statale collettiva e che potrebbero esssere superate solamente grazie a un’intensa opera di mediazione esterna.

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