Immodesta propostaLiberiamo le riforme dall’isteria del riformismo plebiscitario

Sui veri problemi e le possibili soluzioni esiste in realtà un consenso larghissimo, scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

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Alle otto di questa mattina il testo della manovra di bilancio arriverà alla Camera per la discussione generale. E alle undici, immancabile, arriverà anche la richiesta del voto di fiducia da parte del governo. Si replica così, per l’ennesima volta, uno schema che di fatto espropria il parlamento della sua principale funzione, con grande scandalo dell’opposizione di turno, che al prossimo giro farà esattamente la stessa cosa.

È uno dei tanti segnali di degrado della nostra democrazia parlamentare che si ripresenta regolarmente da decenni. Decenni, attenzione, che però le forze politiche, gli accademici, i giornalisti e i conduttori di talk show hanno passato a discutere pressoché esclusivamente di riforme istituzionali. In proposito, uno dei centri che ha dato il contributo più significativo a questo sforzo, il Mulino di Bologna, ha pubblicato da poco un interessante ebook che ripercorre molte di quelle battaglie, all’interno di una più ampia ricostruzione della sua storia e del suo impegno nelle svolte decisive della storia repubblicana.

L’aspetto più significativo di questo interminabile gioco dell’oca è che in verità, nel merito dei problemi concreti, come quello da cui siamo partiti parlando della legge di bilancio, esiste da tempo un consenso pressoché unanime. Non c’è in pratica leader politico, osservatore o studioso di qualsiasi tendenza che non riconosca i guasti del bicameralismo perfetto, per fare solo un esempio, e non concordi sull’opportunità di una serie di possibili soluzioni pratiche, presenti in una forma o nell’altra nei programmi del novanta per cento dei partiti, per non parlare di convegni e riviste, dalla fine degli anni ottanta a oggi. Il problema è che queste possibili soluzioni sono da decenni ostaggio dei relativi progetti di «grande riforma» in cui sono inserite, con cui i leader di turno si illudono di poter fare cappotto, trasformandosi nel de Gaulle italiano.

Ecco perché, alla sacrosanta campagna contro le riforme istituzionali promosse dal centrodestra, un’opposizione intelligente dovrebbe accompagnare non già l’ennesimo tentativo di segno uguale e contrario, ma una ragionevole proposta di disarmo bilaterale. Una proposta che consenta al tempo stesso, una volta sbarazzato il campo dalle tentazioni plebiscitarie, presidenzialiste o parapresidenzialiste, per via costituzionale o attraverso la legge elettorale, quelle modifiche concrete, apparentemente minime e in realtà essenziali per salvare la nostra democrazia parlamentare e la dignità stessa della politica che altrimenti non vedremo mai.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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