Move Up NorthIl progetto per fermare lo spopolamento in Svezia

Con il declino della popolazione e l’invecchiamento dei residenti, molte aree scandinave rischiano di svuotarsi, minando la loro vitalità economica e sociale. Il governo sta mettendo in atto una serie di iniziative per contrastare questa tendenza

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La piscina comunale di Åsele è chiusa per lavori in corso e riaprirà nei primi mesi del 2025: poco male, al cinema è in visione il sequel de “Il Gladiatore”. Un fine settimana ideale per chi ha appena deciso di trasferirsi in questo comune del nord della Svezia, a sette ore di macchina da Stoccolma e popolato da duemilasettecento anime (erano il doppio negli anni Settanta). Questo è il pacchetto offerto dall’amministrazione comunale, che invia ai neoresidenti un ingresso omaggio alla spa interna alla piscina comunale e Questo è il pacchetto offerto dall’amministrazione comunale, che invia ai neoresidenti un ingresso omaggio alla spa interna alla piscina comunale e a un film in visione nel cinema del centro cittadino. Non saranno certamente questi omaggi a invogliare le persone a trasferirsi in questo comune della contea del Västerbotten, ma fanno parte di una strategia ben definita volta a contrastare il calo demografico nelle zone più rurali della Svezia.

Al momento, l’emorragia di residenti, seguita da un costante invecchiamento della popolazione, è stata fermata: Åsele è passata da picchi di tre o quattrocento residenti persi ogni cinque anni a una stabilizzazione tra il 2015 e il 2020, con un calo contenuto a circa un centinaio di abitanti rispetto all’ultimo censimento del 2024. Per comprendere meglio questo fenomeno, bisogna guardare i numeri complessivi dell’intero paese e, di conseguenza, delle sue aree interne. Secondo le proiezioni attuali dell’Organizzazione mondiale per la sanità, la Svezia è destinata a passare dai 10,5 milioni attuali a 11,3 nel 2050. Per fare un parallelo, l’Italia entro quel periodo, ai ritmi attuali, perderà sette milioni di abitanti.

Sempre secondo l’Oms, in Italia la fetta di popolazione più ampia nel 2050 sarà quella con oltre ottantacinque anni (attualmente è quella fra i cinquantacinque e i cinquantanove anni), mentre in Svezia la fascia di età più rappresentata sarà quella tra i cinquantacinque e i cinquantanove anni, immediatamente seguita da quella fra i trentacinque e i trentanove. In Svezia, la crescita avviene in modo diseguale a seconda delle dimensioni dei centri abitati e della loro posizione, ma il fenomeno più interessante è che, nonostante la lunga distanza dalle tre metropoli del paese e dal resto d’Europa, sono le regioni più settentrionali a registrare la crescita percentuale più alta, che fino a una decina di anni fa erano state in declino. 

Le contee dei tre grandi centri – Stoccolma, Västra Götaland (con capoluogo Göteborg) e la Scania – registrano da decenni una crescita costante, rallentata solo parzialmente nel 2020 a causa della pandemia. Tuttavia, i numeri sono lontani da quelli del 2018-2019, quando a Stoccolma si era sfiorato l’aumento di quarantamila residenti all’anno. Per il resto, la Svezia è suddivisa in tre grandi aree geografiche: il Sud, più esposto ai commerci con il resto d’Europa, il Centro, attraverso il quale viaggiano le relazioni fra la capitale e Göteborg, e il Nord, che si distingue sia geograficamente che economicamente. Stoccolma ha un prodotto interno lordo sei volte superiore a quello della Svezia settentrionale e ben dieci volte superiore a quello della Svezia centro-settentrionale.

Ovviamente la qualità di vita rimane fra le più alte al mondo anche nel Nord della Svezia, considerata la distribuzione delle risorse verso una popolazione di circa novecentomila abitanti, ma è chiaro che le opportunità professionali e di studio sono concentrate principalmente nella parte meridionale del paese. Secondo uno studio dell’università di Umeå sui trend storici, rimane un gap fra la crescita demografica dei comuni capoluogo delle regioni settentrionali e il calo costante delle aree rurali. Il confronto regge in particolar modo con i due paesi «fratelli» del Nord Europa: in Norvegia, sono tre le regioni artiche o sub-artiche (da sud a nord, Nordland, Troms e Finnmark), dove lo spopolamento aveva storicamente colpito in particolar modo le due regioni più settentrionali. 

Un approccio simile a quello di Stoccolma era stato adottato da Jens Stoltenberg durante la crisi finanziaria del 2008, con numerosi gli investimenti pubblici che avevano garantito una crescita sia economica che demografica, Questa, però, è stata bruscamente interrotta dalla pandemia, dopo la quale il ritmo di recupero si è rivelato più lento o, in alcuni casi, addirittura assente. In Finlandia, la regione subartica del Kainuu registra un saldo negativo dal 1990, mentre la Lapponia è riuscita solo nel 2023 a interrompere un declino demografico durato trent’anni. Fa da contraltare l’Ostrobotnia del Nord che negli ultimi anni, invece, è cresciuta a ritmi anche superiori rispetto a quelli svedesi. Una delle aree maggiormente colpite nella Svezia settentrionale è la cosiddetta Regione 10, un’entità che attraversa i dieci comuni più occidentali del Norrbotten e del Västerbotten, tra cui Åsele. Questi territori, lontani dagli sbocchi sul Golfo di Botnia e parzialmente confinanti con la Norvegia, includono Lycksele, il comune più grande, con circa dodicimila abitanti.

Questo consorzio di dieci comuni ha avviato il progetto Move Up North – finanziato dall’Ue attraverso il Fondo sociale europeo e dalle istituzioni locali –, che mira a concentrare in un’unica piattaforma le opportunità di lavoro nei dieci comuni del consorzio, le abitazioni in vendita e le attività disponibili per i neoresidenti, limitando quindi la dispersione legata ai vari canali online e offline. L’Unione Europea, attraverso i Fondi regionali per lo sviluppo, ha destinato al Norrland settentrionale centonovantasei milioni di euro, ai quali se ne aggiungono altri duecentonovantaquattro provenienti dalle casse svedesi. Per combinare le esigenze lavorative alle soluzioni immobiliari più appropriate per gli aspiranti nuovi residenti, Region 10 ha assunto dieci consulenti, uno per ogni comune, che da qui ai prossimi tre anni avranno l’incarico di gestire le richieste e seguire i neoresidenti durante la fase di trasloco per garantire loro una buona integrazione con il tessuto sociale.

«La nostra regione potrebbe contenere due volte il Belgio, ma conta appena quarantasettemila abitanti», racconta Sofie From, consulente di Region 10 per il comune di Norsjö. «Abbiamo avviato la Regione 10 per rendere più efficienti le attività di questi comuni, e Move Up North è solo uno dei nostri progetti: proseguirà fino a dicembre 2026. Siamo un gruppo affiatato, molti di noi consulenti si conoscevano già, il che ha facilitato l’adattamento a questa nuova iniziativa». Fra i dieci comuni non mancano le differenze nel rispettivo retroterra: «L’unico grosso centro è Lycksele: gli altri sono poco più che villaggi. Eppure, l’economia gira attorno a diversi settori: a Storuman c’è il turismo, Arjeplog e Arvidsjaur hanno imprese specializzate nei test automobilistici, Malå e Lycksele sono note per il legname. Le sfide però sono abbastanza simili e riteniamo di essere più forti quando lavoriamo assieme». 

E le opportunità di studio non mancano: «Abbiamo due sedi universitarie a Umeå e Luleå, un campus a Skellefteå, e di recente è stata inaugurata una sede della facoltà di infermieristica a Lycksele. E alcuni dei nostri insegnanti hanno completato la propria specializzazione attraverso corsi a distanza». Ma allora, perché le persone se ne vanno? «Non è tanto un problema di emigrazione, quanto di età media: molti dei nostri residenti sono anziani, non più in età fertile, e di conseguenza il saldo tra nascite e decessi è negativo. Questo squilibrio non viene compensato dal saldo migratorio che, anche quando positivo, resta insufficiente rispetto alle esigenze», spiega From. Come funziona, quindi, Move Up North per chi vuole trasferirsi? «Ci impegniamo a coinvolgere il maggior numero possibile di persone affinché considerino la nostra regione come la loro futura casa. Abbiamo fissato un obiettivo di duecento contatti stabili all’anno, ovvero persone che mantengono attivamente i rapporti con noi con l’intento di trasferirsi». Nei primi mesi, il progetto ha funzionato: «Abbiamo avuto già una novantina di contatti stabili e alcune persone si sono già trasferite, in particolar modo dai Paesi Bassi: abbiamo due consulenti originari di quella zona, che hanno partecipato a un evento rivolto a chi viveva all’estero». Non solo svedesi, quindi: «No, anzi paradossalmente gli svedesi hanno pregiudizi sul nostro territorio che gli stranieri non hanno. 

Per esempio, si pensa che siamo persone fredde, che qui sia sempre buio e che ci siano tantissime zanzare. Per quanto alcuni di questi stereotipi abbiano un fondo di verità, c’è anche il rovescio della medaglia: d’estate, ad esempio, abbiamo molte più ore di luce rispetto al sud, e non credo che le persone siano così riservate come si dice», dice From ridendo. 

E per la lingua? «Alcuni dei nuovi residenti erano già interessati a trasferirsi in Svezia e parlavano la nostra lingua, altri erano addirittura riusciti a trovare lavoro autonomamente e cercavano solo aiuto per sistemarsi. Ma chi arriva in Svezia ha la possibilità di frequentare i corsi di lingua offerti da ogni municipalità. Altri, invece, sono più indipendenti e hanno semplicemente bisogno di entrare in contatto con il tessuto sociale».  E cosa fate per loro? «Se sono appassionati di calcio, li mettiamo in contatto con la squadra locale. S amano il cinema, li indirizziamo verso gli spettacoli. Se invece desiderano semplicemente migliorare la loro vita sociale, alcuni giorni fa abbiamo organizzato una cena tra i nuovi residenti per permettere loro di conoscersi meglio».  

L’emergenza abitativa è un fatto comune a tutta la Svezia e la Region 10 non è esclusa: «Non ci sono molte case in vendita: perfino chi vive a Stoccolma e ha ereditato la casa dai genitori, preferisce usarla per le vacanze piuttosto che venderla. Tuttavia, alcuni comuni non hanno questo problema, come ad esempio Dorotea.» L’aspetto positivo, però, sono i costi contenuti: «Gli stipendi non sono gli stessi di Stoccolma, ma allo stesso tempo non è necessario accendere mutui enormi per una casa che possa ospitare una famiglia. E stiamo sempre parlando di comuni sicuri, con un alto tenore di vita, che non pongono le stesse sfide delle grandi città». La principale sfida per la Svezia settentrionale, storicamente focalizzata sull’estrazione mineraria, sarà il contributo allo sviluppo sostenibile, un tema centrale per Peter Larsson, coordinatore delle attività industriali nel Nord della Svezia.

A giugno di quest’anno, Larsson ha pubblicato un report sulle condizioni abitative nel paese, evidenziando la necessità di aumentare la costruzione di abitazioni nelle regioni destinate alla re-industrializzazione, in particolare a Skellefteå, capoluogo del Västerbotten, nota come la «Città dell’oro». Il soprannome, in realtà, sarebbe dovuto diventare quello di «Città del Litio», perché nel 2015 è stata fondata la Northvolt, fabbrica di batterie al litio destinate alle auto elettriche. Ma lo scorso mese l’industria ha annunciato la cassa integrazione per milleseicento operai nello stabilimento cittadino e, nonostante il possibile intervento di Goldman Sachs e altri giganti della finanza per il salvataggio (il governo svedese ha deciso di non intromettersi), lo spettro della bancarotta sarebbe dietro l’angolo, secondo il Financial Times.

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