Agenda UrsulaLa Commissione von der Leyen ridisegna le priorità politiche dell’Ue

L'esecutivo europeo ha individuato gli obiettivi della legislatura attraverso quattordici gruppi di progetto. Tuttavia, alcune esclusioni sollevano dubbi sulla visione complessiva e sulla governance politica dell’Unione

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La seconda Commissione europea presieduta o, meglio, governata da Ursula von der Leyen si è messa al lavoro dopo aver giurato fedeltà ai trattati nel suo ruolo di guardiana davanti ai giudici europei a Lussemburgo. Anche i cultori delle politiche europee avranno tuttavia qualche difficoltà a destreggiarsi fra le priorità della Commissione europea per l’anno iniziato fra iniziative “faro”, strategie, tattiche e agenda legislativa.

Le difficoltà saranno maggiori se si guarda al medio temine di tutta la legislatura o se si confronta l’agenda strategica adottata, in solitaria autonomia, dal Consiglio europeo a fine giugno 2024 – secondo il confuso metodo di lavoro immaginato dall’ineffabile e non rimpianto presidente Charles Michel, ora aggiornata dal nuovo Presidente Antonio Costa sulla base di un calendario tematico reso noto ai  suoi colleghi e al pubblico all’inizio di quest’anno – con le priorità che la presidente Von der Leyen ha presentato al Parlamento europeo nella sessione di luglio 2024 e che dal Parlamento europeo sono state approvate a scatola chiusa, e a maggioranza nella successiva sessione plenaria di novembre.

Queste priorità fanno del resto parte delle istruzioni che von der Leyen ha scritto a tutti i membri del Collegio nelle lettere di missione aggiungendo per ogni commissario competenze specifiche che, in qualche caso, si traducono in mandati precisi ad agire nei primi cento giorni della legislatura e che sono spesso sottoposti al controllo diretto della Presidente e non più al ruolo dei vicepresidenti cosiddetti esecutivi il cui potere costituisce dunque in questa Commissione europea solo una formale ed irrilevante medaglietta.

Sorprendentemente, la Presidente von der Leyen ha rotto invece la pausa a cui era stata costretta per ragioni di salute costituendo il 9 gennaio ben quattordici «gruppi di progetto» volti a «garantire – fatto salvo il processo decisionale – il coordinamento delle questioni di attualità, delle principali iniziative trasversali e delle politiche orizzontali».

L’obiettivo dei gruppi di progetto è «garantire la preparazione e l’orientamento politico delle iniziative, dalla loro progettazione fino alla loro attuazione». Ogni gruppo «ha il proprio mandato, la propria composizione, la propria durata e i propri metodi di lavoro» e sarà presieduto da uno o, nel primo caso, da più membri del Collegio dei commissari nominati dalla Presidente.

I quattordici gruppi di progetto sono nella versione diffusa dalla Commissione europea il 10 gennaio: Clean Industry Pact (presieduto congiuntamente dai vicepresidenti esecutivi Teresa Ribera e Stéphane Séjourné e dal commissario Wopke Hoekstra); Intelligenza artificiale (presieduto dalla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen); Azione esterna (presieduto dall’Alto rappresentante Kaja Kallas); Competenze, lavoro e diritti sociali (presieduto dalla vicepresidente esecutiva Roxana Mînzatu); Sicurezza economica (presieduto dal commissario Maroš Šefcovic); Unione della difesa (presieduto dal commissario Andrius Kubilius); Unione europea del risparmio e degli investimenti (presieduto dalla commissaria Maria Luís Albuquerque); Preparedness Union (presieduto dalla commissaria Hadja Lahbib); Sicurezza interna europea (presieduto dal commissario Magnus Brunner); Resilienza idrica (presieduto dalla commissaria Jessika Roswall); Alloggi a prezzi accessibili (presieduto dal Commissario Dan Jørgensen); Scudo europeo della democrazia (presieduto dal commissario Michael McGrath); Start up (presieduto dalla commissaria Ekaterina Zaharieva) e Vision for Agriculture and Food (presieduto dal commissario Christophe Hansen).

Sono così coinvolti con il ruolo di coordinatori sedici commissari su ventisei e sono stati esclusi da questo lavoro di coordinamento dieci commissari immaginando probabilmente che le questioni di loro competenza saranno assorbite da uno dei gruppi di progetto come la coesione (Fitto), la produttività e la semplificazione (Dombrovskis), il Mediterraneo (Suica), la salute (Varhelyi), l’allargamento (Kos), i partenariati internazionali (Sikela), la pesca e gli oceani (Kadis), il bilancio (Serafin), i trasporti (Tsitzikostas) e l’equità generazionale insieme ai giovani, alla cultura e allo sport (Micallef).

In alcuni casi questa esclusione potrebbe essere giustificata e comprensibile in una logica di semplificazione dell’orientamento politico della programmazione  ma colpisce il fatto che, su sei vicepresidenti esecutivi, solo il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto sia stato escluso da questo lavoro di coordinamento e, soprattutto, il fatto che non compaiono il tema della transizione ecologica che è limitato all’industria verde, l’allargamento e il Mediterraneo o  le politiche migratorie le cui visioni olistiche non possono e non devono essere rinchiuse nell’azione esterna o nella sicurezza interna, o la cultura e l’educazione apparse fin dall’inizio come le cenerentole nelle priorità europee.

È assente soprattutto il bilancio come strumento essenziale per garantire beni pubblici europei, che sarà fin dalle prossime settimane una delle questioni centrali del lavoro della Commissione europea e del dialogo o conflitto interistituzionale.In quest’ultimo caso e tenendo conto dì quel che è scritto nella lettera di missione al commissario Serafin è molto probabile che un quindicesimo gruppo di progetto sia coordinato dalla stessa Presidente.

Insieme alla costituzione di questi scompartimenti, la Commissione europea ha informalmente diffuso la sua agenda programmatica e legislativa per il 2025-2026, qui ve la sintetizziamo, che amplia o completa le sei o sette “iniziative faro” annunciate dalla Commissione europea, o le sette priorità genericamente e solennemente annunciate all’inizio del mandato: il piano per la prosperità sostenibile e la competitività; la nuova era della difesa; il modello sociale; la qualità della vita; la protezione della democrazia; l’Europa globale e infine un bilancio ambizioso per conseguire le prime sei priorità.

Ecco, in sintesi, l’agenda programmatica che la Commissione europea sottoporrà al Parlamento europeo e al Consiglio a febbraio e che sarà anticipata il 29 gennaio dalla comunicazione sulla competitività come parziale attuazione del rapporto Draghi dove la Commissione europea sembra voler limitare le prime misure alla semplificazione dell’ambiente regolatorio e al coordinamento delle politiche nazionali ed europee.

Per il primo trimestre di quest’anno: Clean Industrial Deal e Affordable Energy Action Plan: due iniziative per abbassare i costi dell’energia, migliorare l’accesso a fonti rinnovabili e promuovere l’elettrificazione delle industrie europee. Saranno introdotti strumenti per incentivare contratti di lungo termine e nuove metodologie tariffarie per ridurre i costi di sistema; Strategic Dialogue sull’Automotive: il 30 gennaio prenderà il via il dialogo strategico con il settore automobilistico europeo per affrontare le sfide della transizione, l’accesso alle materie prime e la competitività globale. Il confronto getterà le basi per un piano industriale per il settore; Union of Skills: un piano per colmare le carenze di competenze in settori strategici, puntando su formazione continua, migrazione qualificata e il miglioramento del riconoscimento transfrontaliero delle competenze.

Ma anche il libro bianco sulla Difesa europea: un documento strategico per migliorare il coordinamento tra gli Stati membri nel settore della difesa, rafforzando la capacità industriale europea e l’innovazione tecnologica; Preparedness Union Strategy: un piano per rafforzare la resilienza dell’Unione europea contro crisi future, con una stretta collaborazione tra pubblico e privato per prevenire interruzioni critiche nelle catene di approvvigionamento; Vision for agricolture and food: un piano per garantire competitività e sostenibilità a lungo termine entro i limiti planetari per i settori agricolo e alimentare, assicurando aree rurali fiorenti, sicurezza alimentare e resilienza.

Mentre per il secondo: Start-up and Scale-up Strategy: il piano mira a superare gli ostacoli che frenano la nascita e la crescita delle start-up europee, migliorando l’accesso ai finanziamenti, le collaborazioni tra università e industria e la mobilità dei talenti; Eu Quantum Strategy: un’iniziativa per consolidare la leadership europea nelle tecnologie quantistiche, come la computazione e le comunicazioni sicure. Saranno creati programmi congiunti tra Stati membri e il settore privato; New State Aid Framework: una revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire interventi più mirati nei settori chiave per la transizione verde e per sostenere la competitività industriale; Water Resilience Strategy: una serie di misure per migliorare la gestione e la sostenibilità delle risorse idriche, cruciale per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici.

E infine l’European Savings and Investment Union: un piano per mobilitare capitali privati e dirigerli verso investimenti strategici e innovativi, affrontando anche la frammentazione del mercato finanziario europeo. È prevista anche una Strategia per il Mercato unico. È in programma inoltre – tra il secondo e il terzo trimestre – anche l’istituzione di una piattaforma per l’acquisto congiunto di materie prime critiche.

Per il terzo semestre: European Strategy for Research and Technology Infrastructures: una piattaforma che supporterà la costruzione di infrastrutture di ricerca di alto livello, accessibili anche alle Pmi e alle start-up, per stimolare l’innovazione su larga scala; Apply Artificial IntelligenceI Strategy e Data Union Strategy: azioni per promuovere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’industria e facilitare la condivisione di dati pubblici e privati. Strumenti sono fondamentali per accelerare la digitalizzazione e sostenere nuovi modelli di business; Sustainable Transport Investment Pact: investimenti strategici per sviluppare infrastrutture di trasporto sostenibili, con un focus su combustibili a basse emissioni e sistemi di ricarica; Space Act: una legge per incentivare il settore spaziale europeo, armonizzando le normative tra gli Stati membri e attirando investimenti per supportare la crescita di un settore chiave per il futuro.

Ultimo, ma non ultimo, per il quarto: Artificial Intelligence Continent Initiative: saranno istituite fabbriche di intelligenza artificiale (“mega Artificial Intelligence factories”) per migliorare la capacità computazionale dell’Ue e sostenere start-up e ricerca; European Biotech Act: un quadro normativo che stimolerà l’innovazione nelle biotecnologie, con applicazioni che spaziano dalla sanità all’agricoltura sostenibile; Chemicals Industry Package: un pacchetto per migliorare la competitività dell’industria chimica, affrontando regolamentazioni complesse e supportando la transizione verde; Digital Networks Act: misure per migliorare la connettività digitale in Europa, con un focus sul 6G e sull’integrazione delle infrastrutture di rete; Quality Jobs Roadmap: un piano per migliorare le condizioni lavorative, incentivare la parità di genere e ridurre il divario occupazionale nei settori strategici.

In calendario per il 2026 invece comprende: Circular Economy Act: un piano per creare un mercato unico dei materiali riciclati, riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini e stimolando l’economia circolare; Advanced Materials Act: una strategia per promuovere materiali avanzati innovativi, cruciali per il futuro industriale e tecnologico dell’Ue; European Climate Adaptation Plan: Una serie di misure per rafforzare la resilienza climatica e infrastrutturale, affrontando eventi estremi come inondazioni e siccità; Revision of Public Procurement: una revisione della direttiva sugli appalti pubblici per proteggere le catene di approvvigionamento strategiche e semplificare le regole per le start-up innovative e l’ottanduesimo Regime imprese: semplificherà le norme applicabili e ridurrà i costi, compresi gli aspetti dell’insolvenza, del diritto del lavoro e del diritto tributario.

In questa lunga lista di ventiquattro annunci di iniziative ci sono significativi silenzi che riguardano in particolare i temi degli orientamenti per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2032 che è anche assente nei gruppi di progetto, del completamento dello spazio di libertà e giustizia e dell’Unione economica e monetaria o la dimensione geopolitica che dovrà essere al centro del Vertice Union europea-Unione africana nel secondo semestre 2025 così come è apparsa irrilevante e sorprendentemente inadeguata la risposta della Commissione europea alla preannunciata attuazione delle promesse elettorali di Donald Trump che si sono immediatamente concretizzate in cento provvedimenti esecutivi.

Last but not least, il Consiglio europeo aveva dato domandato alla Commissione europea di presentare al Summit di giugno un rapporto sulla riforma dell’Unione europea che riguarda le politiche ma anche la governance e il rafforzamento della dimensione democratica come risposta alle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e coerentemente con quello che la stessa Commissione europea ha affermato in vista dell’allargamento dell’Unione ai paesi candidati.

Il silenzio assordante della Commissione europea e del Consiglio europeo sull’indispensabile riforma dell’Unione europea conferma l’esigenza che il Parlamento europeo abbandoni il vicolo cieco del metodo intergovernativo della Convenzione, che i governi hanno iscritto nell’articolo 48 del Trattato sull’Unione europea, e intraprenda la via federalista di un processo costituente.

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