In giacca e cravattaIl remake di “American Psycho” preannuncia il ritorno dello stile Yuppie

Abiti sartoriali, cura maniacale del corpo e attitudine all’omicidio, il film cult del 2000 ritornerà presto al cinema, e con lui i suoi codici stilistici. Bottega Veneta, Saint Laurent e Dries Van Noten si sono già allineati, proponendo capi formali, ma con rivisitazioni che li rendono meno “rigidi”

Martin Scorse per la capsule "The Archetypes". Courtesy of Kith

Nel 2020 in un articolo di WWD, dal titolo “The Return of the Yuppie” si leggeva che la tendenza di vestire con un abbigliamento formale, anche fuori dall’ufficio, sarebbe spopolata da lì a poco. Per il 2025 questo trend sembra intenzionato a ritornare per impossessarsi dei nostri armadi.

La prima briciola disseminata dallo stile yuppie lungo il sentiero di questo anno riguarda la notizia del remake del film “American Psycho”, uscito nel 2000 e diretto dalla regista canadese Mary Harron. Il remake verrà girato nel 2025 dal regista italiano Luca Guadagnino. La storia racconta la vita di Patrick Bateman, un investiment banker ossessionato dal suo aspetto fisico e dal suo modo di apparire, una mania di perfezionismo che maschera in realtà uno spietato assassino. Un film cult, con scene rimaste impresse nell’immaginario comune, come la sua puntualissima e quasi estrema skincare, fino alla sessione di pilates mattutina.

Se dopo l’uscita al cinema il film ha destato clamore – lanciando la carriera di Christian Bale, che interpreta il protagonista –, non si può dire lo stesso per il momento precedente. Sembrerebbe, infatti, che la costumista americana Isis Mussenden abbia riscontrato non poca resistenza da parte dei brand nel voler vestire l’assassino Beateman. 

Calvin Klein, ad esempio, fino all’ultimo non volle cedere gli storici boxer bianchi che alla fine Bale indossò nella scena dove si allena. Ancora, Comme Des Garçons si rifiutò di prestare la borsa che trasportava i cadaveri, quindi ne fu usata una di Jean Paul Gaultier; mentre il brand italiano Cerruti 1881 aveva chiesto che i capi non venissero indossati nelle scene insanguinate. Altri brand come Valentino Garavani non si posero questo problema, prestando accessori e look che in seguito divennero un cult, alla pari del film stesso. Per quanto riguarda gli orologi, poi, sarebbe dovuto essere un Rolex a comparire sul polso di Bateman in tutte le scene, ma l’azienda si rifiutò di inviare i propri prodotti, e alla fine il protagonista indossò il modello “two Stone Seiko-5”. 

“American Psycho”, tra l’altro, si basa sull’omonimo romanzo dello scrittore americano Bret Easton Ellis, pubblicato nel 1991 (Norberto Bobbio editore) in cui venivano delineati i confini del businessman americano, corredato da tutti i suoi peggiori cliché, come la sregolatezza e l’avidità, senza tralasciare tutti i suoi feticci, inclusa la passione per il bel vestire, da cui nasce proprio il trend yuppie. Il termine si diffuse negli anni Ottanta definendo la scena sociale e culturale occidentale di quel periodo. 

Per capire come ci si sia arrivati, bisogna partire dal 20 gennaio del 1981, quando il presidente americano Ronald Reagan si insediò alla Casa Bianca. Con l’ex attore hollywoodiano, infatti, si affermò un nuovo modo di approcciarsi alla vita che implicava il perseguimento del massimo profitto individuale: tutti potevano diventare ricchi. Questa filosofia iniziò a instillarsi soprattutto nella mente di uomini e donne di età compresa tra i 25 e i 35 anni, laureati e avidi di successo e denaro.

Prada sfilata uomo autunno-inverno 2024. LaPresse 

A corredare questo modus vivendi fu uno stile di vita mondano e sfrenato. In America, ad esempio, tra gli eventi più ambiti c’erano le feste organizzate dall’allora magnate immobiliare Donald Trump, oggi presidente degli Stati Uniti. In Italia, invece, era Gianni Agnelli, presidente della FIAT,  la figura di riferimento per gli yuppie che abbracciavano l’edonismo in tutte le sue sfaccettature: dall’estrema cura del corpo, tra corsi di pilates, ore ed ore passate in palestra, ma anche saune e lampade abbronzanti, fino alla maniacale attenzione del proprio look. Gli eccessi e la sregolatezza degli yuppie, infatti, venivano mascherati con abiti firmati fatti su misura e indossando i capi di brand italiani, il primo fra tutti Armani. Nel 1982 il designer della maison, tra l’altro, fu il primo stilista di moda ad apparire sulla cover del Time accompagnato dal titolo “Giorgio’s gorgeous style”.

C’è un detto, però, «dura lex sed lex», che in italiano possiamo così intendere «il gioco è bello quando dura poco», e presto lo impararono anche gli yuppie. Il 19 ottobre del 1987, infatti, con il crash della Borsa americana si pose fine al consumismo sfrenato e alla vita mondana. Poco dopo il crollo, la rivista statunitense Newsweek dichiarò che gli yuppie si erano “estinti”. 

Per il 2025, però, la tendenza yuppie è pronta a ritornare mostrandosi  con un nuovo volto. L’idea dell’eccesso e della sregolatezza perde di vigore ma lascia il suo segno nel vestiario, che comunque deve rappresentare lo status symbol di chi ce l’ha fatta. «Lo stile yuppie si adatta bene anche alle fotografie: generalmente è molto grafica e brillante», scrive l’autrice Kristen Richardson in “The Season: A Social History of the Debutante” (2019, editore Highbridge Co) in cui traccia il comportamento sociale dell’era yuppie. Pertanto, dello spericolato e avido businessman resterà soltanto il look da imitare.

Martin Scorsese. Capsule collection Armani x Kith. Courtesy of Kith

 Non a caso, dalla collezione primavera-estate 2025 di Bottega Veneta, abbiamo visto in passerella per l’uomo cappotti scuri e lunghi con spalle larghe, cravatte in pelle, camicie bianche e giacche doppiopetto in grigio gessato. C’è poi Saint Laurent, che per la stagione autunno-inverno 2024 sfoggia per l’abbigliamento uomo giacche dalle spalle rinforzate, che strizzano l’occhio agli anni Ottanta, e ancora pantaloni sartoriali e mocassini. Si aggiungono anche altri brand come Doublet, Prada e Dries Van noten che rendono l’uniforme da lavoro di chi conduce vita da ufficio 9-to-5, libera dalla tossicità machista tipica dell’uomo ingessato in giacca e cravatta, proponendo linee più morbide. In particolare, Yves Sant Laurent e Dries Van Noten hanno fatto sfilare in passerella camicie in organza che lasciano intravedere la pelle.

Se negli anni Ottanta Armani era il più ambito, guadagnandosi la copertina del Time, nel 2025 ritorna con un tempismo perfetto, lanciando la collaborazione, alla fine del 2024, con Kith, brand di streetwear. Dall’incontro tra i due ne è nata una capsule collection che ha scelto Martin Scorsese come volto e che propone giacche, maglioni, dolcevita e cravatte dalle tonalità terrose, tra marrone scuro e nero. Se anche lo streetwear ha abbracciato questa wave, significa che vedremo anche dal mondo underground delle interpretazioni dello stile yuppie. 

Intanto per il remake di American Psycho, non c’è altro che aspettarsi dei look ad hoc, in una  versione 2.0, questa volta però, con molta probabilità i costumisti non incontreranno troppi ostacoli nel trovare brand che decidano di vestire un problematico assassino come Patrick Bateman, visto il successo del primo film.

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