Una norma che viola la costituzione e si pone al di là della legge. In concreto: la legge non sarebbe più uguale per tutti. Un ritorno a un antico passato che l’Occidente ha cancellato, con riforme imponenti, a partire dalla fine del XVII secolo. Una cosa, infatti, è consentire alle forze dell’ordine, dotate di strumenti adeguati, di dimostrare la bontà delle azioni che adottano, altro assegnare loro l’impunità come fossero un corpo separato, e non azzardo paragoni con fatti e norme che proprio in questi giorni una serie televisiva rievoca.
I primi a dichiararsi contrari sono stati, ed è un merito, i rappresentanti sindacali delle forze dell’ordine. Rifiutano di voler godere di immunità e impunità, una soluzione che partorirebbe una frattura fra tutori della sicurezza e il resto della società italiana. Strada da evitare a ogni costo, suggeriscono. Del resto, la riforma Cartabia contiene già misure per tutelare il delicato lavoro delle forze dell’ordine, basta andare a rileggersela.
Infine: il salvacondotto naufraga per i medici al tempo del Covid e si ripristina in condizioni di assoluta normalità per i poliziotti? Non c’è ragione, nessuna ragione per scalfire così a fondo la costituzione se non la volontà, non di polizia e carabinieri, ma del governo, di inaugurare una stagione dove la libertà di manifestare venga vigilata. Tutelare quel diritto non significa mettersi di fianco ai violenti che provocano gli scontri e imbrattano le sinagoghe. La condanna deve essere puntuale e decisa.
C’è dell’altro: l’indifferenza verso quanto accade sarebbe almeno pari alla violenza che si esercita. Ancor peggio è rinunciare a pezzi di libertà in nome dell’ordine. Nell’eterna oscillazione tra questi due poli, viviamo in una stagione che vede l’ago della bilancia pendere in direzione dell’ordine. È una costante dell’ultimo decennio. Le cause: una crisi economica e sociale che genera rabbia, rancore e, da qui, l’invocazione di uomini soli al comando in barba alla democrazia della partecipazione diretta al governo della cosa pubblica. Un motivo in più per non adottare norme che incoraggino sentimenti in contrasto con la civiltà del diritto.