«Alcuni girano fino all’una di notte per trovare un posto dove accasciarsi e dormire. Appena arrivati eravamo duecento, oggi siamo circa quattrocento», racconta Ousmane. Afferma di avere sedici anni, di essere arrivato in Francia da diverso tempo e aver dormito per qualche mese sotto il Pont Marie, nel quarto arrondissement di Parigi. Per lui «il paese dei diritti dell’uomo non ha mantenuto le sue promesse».
Dal 10 dicembre scorso, lo storico edificio della Gaité Lyrique, in pieno centro a Parigi, è occupato da circa quattrocento migranti, la maggior parte minorenni. Raggruppati sotto il Collectif des jeunes du Parc de Belleville, che si occupa della protezione di minori isolati, provengono per lo più dall’Africa subsahariana, Costa d’Avorio, Mali, Guinea, Tunisia e Algeria. Insieme al gruppo militante, che promuove diverse iniziative simili, gli occupanti hanno preso possesso degli spazi del luogo culturale situato nel terzo arrondissement, e adibito solitamente a mostre ed eventi. Una settimana dopo, la Gaité Lyrique ha annunciato la chiusura temporanea e l’annullamento di tutti gli eventi, concerti e spettacoli previsti «fino a nuovo ordine».
Dopo cinquanta giorni di occupazione, la situazione all’interno della struttura è diventata ingestibile: su quattro bagni ne funzionano due, non ci sono docce, ogni centimetro di pavimento è ricoperto dai pochi averi delle persone, non ci sono letti o materassi, si dorme per terra, avvinghiati alle loro giacche usate come coperte e cuscini. La Direttrice della Gaité Lyrique, Juliette Donadieu, ha definito lo spazio «completamente inadatto» e una «situazione sanitaria catastrofica».
Al piano terra della sala da spettacolo, ci sono dei tavoli dove i giovani ascoltano la musica, caricano il telefono, chiacchierano, malgrado la fatica e lo stress. Dall’inizio dell’occupazione, il collettivo ha lanciato una raccolta fondi online che permette di pagare ogni giorno tra i millecinquecento e i milleseicento euro di pasti per tutti.
Ogni mattina qualche cittadino arriva con i sacchi della spesa e qualche bene di prima necessità: riso, pasta, carta igienica, pollo, verdure. Ma sfamare quattrocento persone è costoso è la situazione è diventata ingestibile. Nascono tensioni, ruberie, le persone sono sempre più stanche, arrabbiate, sconfortate, impazienti, e sfogano la rabbia tra di loro. Per Jane, che aderisce al collettivo da un anno, «occupare è l’unica cosa che funziona». Sono lì, tutti insieme, «per difendere le convinzioni politiche e sociali e facilitare le discussioni con sindacati, associazioni e la città di Parigi».
La Gaité Lyrique è di proprietà del Comune di Parigi. I migranti hanno scelto, insieme al Collettivo, di occupare questo spazio «pubblico perché sapevano di non essere cacciati immediatamente dalle forze di polizia. E proprio perché la Gaité Lyrique è conosciuta per la sua bienvaillance nei confronti delle persone più vulnerabili, con meno possibilità economiche e sociali.
Il 17 dicembre, la Direzione ha denunciato «l’inazione e l’incapacità di dialogo tra i servizi della città di Parigi e lo Stato francese», sottolineando che il teatro «non è competente nella gestione della questione e non dispone di spazi adeguati né mezzi sanitari per offrire un alloggio a queste persone nel rispetto dei diritti umani». Allo stesso tempo, ha evidenziato la «legittimità della rivendicazione del collettivo di dare un tetto a queste persone, senza lasciarle per strada in pieno inverno».
David Robert, uno dei portavoce della Gaité Lyrique, ricorda che i principali attori coinvolti, e che dovrebbero intervenire, sono la prefettura di polizia della regione, la prefettura di polizia della città e il Comune di Parigi. «La nostra speranza è che il comune possa rispondere dell’inazione dello Stato con più intelligenza e umanità», ha dichiarato in un articolo di Mosaique Magazine. Lo Stato invece ricorda che è compito del proprietario sollecitare le autorità giudiziarie e la polizia per procedere allo sgombero.
La Direttrice Donadieu ha rilasciato diverse interviste in cui ribadisce che non è possibile espellere queste persone. «Ci sono zero gradi, non li lasceremo per strada. È indegno e estremamente scioccante sapere che esiste una situazione del genere in pieno centro a Parigi». Tutto ciò a rischio anche del fallimento dell’istituzione e della perdita di lavoro per i sessanta impiegati della struttura. La città di Parigi sovvenziona il teatro con il trenta per cento; il resto dei guadagni proviene da concerti, bar e altre attività, rimandate o chiuse per l’occupazione. Ogni giorno, secondo uno dei rappresentati, la Gaité perde circa diecimila euro.
Uno dei vicensindaci del Comune di Parigi, Patrick Bloche, ha spiegato all’Agence France Presse che «non ci sono locali vuoti e immediatamente disponibili ad accogliere tutti i migranti» e che «l’alloggio d’urgenza (Huda) è una competenza dello Stato».
Nelle scorse settimane ci sono stati degli scambi tra il Comune di Parigi e la regione Ile-de-France per poter mettere a disposizione un vecchio liceo nel quindicesimo arrondissement, inutilizzato dal settembre 2023. Ma le autorità hanno negato l’utilizzo per lavori di ricostruzione all’edificio. La stessa situazione si era verificata nel 2024, quando un centinaio di migranti e senza tetto avevano occupato la Maison des Métallos nell’undicesimo arrondissement, senza che nessuno intervenisse per mesi.
In Francia, la procedura per fare domanda di asilo è strutturata, complessa e lunga, e differisce per migranti minorenni e maggiorenni. Tutti i migranti arrivati in Francia per chiedere asilo e ottenere il permesso di soggiorno devono inviare una richiesta rendendosi alla prefettura o al Guichet unique pour la demande d’asile (Guda). È necessario fornire documenti, informazioni sull’identità, sul percorso migratorio e le ragioni della domanda di asilo. La richiesta passa poi all’Ofpra, l’Ufficio francese di protezione dei refugiati e apolidi, che valuta le domande sulla base dei documenti forniti.
Nel caso dei minori non accompagnati (Mna), la richiesta di asilo comporta l’obbligo di mantenere in una zona d’attesa per tutto il tempo necessario a esaminare la loro situazione: ad esempio, se provengono da un paese sicuro, se presentano documenti falsi o se costituiscono una minaccia per l’ordine pubblico. I minori possono accedere all’Aide Sociale à l’Enfance (Ase), il servizio di assistenza ai minori. Nel frattempo, i migranti possono essere collocati in diversi tipi di centri d’accoglienza per richiedenti asilo.
L’1 gennaio del 2024, secondo il Ministero dell’Interno e i Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cada) disponevano di quarantanovemila posti in tutta la Francia, mentre l’Alloggio d’urgenza per richiedenti asilo contava circa sessantacinquemila posti, destinati a migranti in attesa di procedura come quella del Trattato di Dublino, che obbliga a tornare nel paese dove la persona ha già fatto domanda.
Esistono anche posti limitati nel Programma di accoglienza e alloggio per richiedenti asilo (Prahda), e nel Caes, i Centri di accoglienza e studio della situazione. Ma i centri d’accoglienza non bastano per ospitare tutti, e molti, durante i vari passaggi delle procedure, si ritrovano senza un tetto, occupando luoghi pubblici, accompagnati o meno da collettivi sociali. I giovani che occupano la Gaité Lyrique sono per lo più minori, il che implica un intervento obbligatorio dell’Ase e legittima il loro diritto di occupare lo spazio. Il problema, però, è che in assenza di documenti affidabili, le autorità francesi possono richiedere, col consenso dei minorenni, esami radiologici ossei per stabilire con certezza l’età.
Secondo Le Parisien, la prefettura della regione ritiene che molti non vogliano sottoporsi ai test per evitare che i risultati contraddicano la loro dichiarazione di minorità, il che implicherebbe che l’occupazione sia illecita”e che i migranti possano essere espulsi. Diversi migranti hanno presentato un ricorso al tribunale dei minori per il mancato incarico da parte dell’Ase.
Nel frattempo, la Gaité Lyrique ha emanato un comunicato alla sindaca Anne Hidalgo, chiedendo un intervento di integrità morale. «La città si rifiuta di attuare espulsioni brutali: queste situazioni di emergenza sociale richiedono risposte sociali e, quindi, posti di accoglienza adeguati», ha sottolineato il Comune. Fino a pochi giorni fa né lo Stato, né la regione, né le diverse prefetture, né il Comune di Parigi sono intervenuti o hanno proposto soluzioni concrete per alloggiare i quattrocento migranti.
Léa Filoche, assessora alle Solidarietà del Comune di Parigi, ha avviato la prima fase di una «procedura di espulsione», con l’obbiettivo di «proteggere legalmente le squadre municipali e gli impiegati della Gaité Lyrique” in caso di “incidente nei locali», e «non per mettere i giovani per strada». Filoche ha affermato all’Agence France Presse che le «prime discussioni» sono in corso tra la città di Parigi e lo Stato e «che una soluzione all’occupazione dovrebbe essere trovata presto».