Nuova denunciaNordio e Piantedosi (ma non Meloni) riferiranno in Parlamento sul caso Almasri

Sotto pressione delle opposizioni, che hanno minacciato ostruzionismo a oltranza, il governo ha ceduto: interverranno i due ministri. Intanto Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture del generale libico, ha presentato alla Procura di Roma una denuncia per favoreggiamento

(Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Non sarà la premier Giorgia Meloni a riferire al Parlamento sul caso del generale libico Osama Almasri, come invece stanno chiedendo le opposizioni da giorni ingaggiando una dura battaglia parlamentare. Da Palazzo Chigi è arrivata la decisione che a farlo saranno il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi. Entrambi sono indagati, con la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano, per favoreggiamento e peculato. La data dell’informativa sarà decisa oggi.

Proprio ieri è arrivata una nuova denuncia sul caso. Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture del generale libico Osama Almasri, ha presentato alla Procura di Roma una denuncia per «favoreggiamentoı per le condotte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dei ministri della Giustizia Nordio e dell’Interno Piantedosi, che avrebbero «sottratto il torturatore libico alla giustizia», ha spiegato.

«Io sono stato vittima e testimone di queste atrocità, orrori che ho già raccontato alla Corte penale internazionale ma il governo italiano mi ha reso vittima una seconda volta, vanificando la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone, come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando», ha detto l’uomo. «Una possibilità che era diventata concreta grazie al mandato d’arresto della Corte penale internazionale e che l’Italia mi ha sottratto. Il silenzio del ministro Nordio è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri». Lam Magok Biel Ruei ha spiegato di avere deciso di presentare la denuncia «nella convinzione che l’Italia si possa ancora definire uno Stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, senza subire sospensioni o eccezioni, e dove le persone definite pericolose a causa dei crimini commessi vengano consegnate alla giustizia e non ricondotte comodamente nel luogo dove hanno commesso e continueranno a commettere atrocità».

Nelle stesse ore, i deputati del Movimento Cinque Stelle davano il via a una mini-maratona oratoria, prendendo la parola in trentasei nella discussione sul decreto cultura, ma sollevando il tema della scarcerazione del libico e del suo rimpatrio su un volo di Stato. Una tecnica diversa dall’ostruzionismo vero e proprio, nota come “filibustering”, ovvero gli interventi in massa dell’opposizione per ostacolare, o quanto meno rallentare, l’iter legislativo. Re del filibustering fu il partito radicale, con discorsi di ore ed ore da parte dei parlamentari pannelliani, durante la prima repubblica.

Di fronte al pericolo di un ostruzionismo a oltranza, il sottosegretario Mantovano il 3 febbraio ha incontrato la presidente della commissione Giustizia del Senato e avvocato difensore del governo Giulia Bongiorno.

La proposta del governo di far intervenire Nordio e Piantedosi, ma non Meloni, verrà messa sul tavolo quando nelle prossime ore si riuniranno i capigruppo della Camera e quelli del Senato per definire il calendario dei lavori. E solo a quel punto si capirà se rientreranno le proteste del centrosinistra e l’eventuale data dell’informativa.

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